Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
CAPITOLO 2
Sul fiume il silenzio della notte aveva lasciato il posto alle voci e alle radio dei carabinieri e il buio era ora violato dalle luci delle torce e delle lampade che illuminavano la scena. I pescatori di frodo, i ladruncoli e tutta la gentaglia che di notte frequentava quei luoghi isolati e oscuri aveva già abbandonato in tutta fretta la bocca all’avvisaglia delle prime luci lampeggianti.
Il luogo del cadavere era stato trovato con relativa facilità perché la bocca del fiume distava solo poche centinaia di metri dalla strada e l’immediata ricognizione del maresciallo e del Luvisotti, muniti di torce e in attesa dell’arrivo dei rinforzi, aveva subito confermato la presenza sulla riva del fiume del corpo senza vita di un uomo di colore.
Sulla riva ora a distanza di una mezz’ora un capannello di divise e cravatte, cellulari e radiotrasmittenti, luci in movimento. Il morto giaceva supino, le braccia scomposte con quello sinistro piegato innaturalmente sotto la schiena, i piedi ancora in acqua che si muovevano secondo il ritmo continuo delle onde. A capo degli uomini dell’Arma il colonnello Caponi, che mentre dava secchi ordini ai suoi uomini si intratteneva con il maresciallo Maggioni. Il colonnello appariva minuto nei confronti dell’alta e robusta figura del Maggioni, un omone grande e grosso con dei grossi baffi che gli coprivano completamente il labbro superiore, ma il colonnello rappresentava l’Autorità e come tale si comportava sia pure mantenendo col maresciallo una certa vena di cordialità.
“Maresciallo forse è solo un annegato, ad un primo esame esterno sembra che non abbia ferite addosso, comunque aspettiamo il permesso del Magistrato per la rimozione e poi vediamo l’esame medico legale. Intanto faccia perimetrare tutta l’area e appena viene giorno mandi i suoi uomini attorno a vedere se trovano qualcosa che ci può essere utile per le indagini. A me sembra però solo un affogato trascinato fin qui dalla corrente. Comunque facciamo tutto quello che prevede il protocollo nel caso del ritrovamento di un cadavere.”
“Comandi Colonnello… però l’anonimo diceva la verità, è un uomo di colore, forse un extracomunitario. Strano perché qui sulla bocca a pescare di frodo e a mettere reti ce n’è di tutte le razze, italiani, albanesi, russi, rumeni ma di neri non ne abbiamo mai visti. Forse è proprio un affogato….. e chissà da dove viene”.
RAPPORTO DI MEDICINA LEGALE.
Oggetto: esame medico legale di giovane di razza nera dall’apparente età di venticinque anni.
All’esame obbiettivo esterno il corpo si presenta integro e in assenza di segni di ferite da punta e da taglio né tracce di lesioni di armi da fuoco tranne una grossa soffusione emorragica con leggera-media escoriazione in regione parietale sinistra. L’esame autoptico interno mostra organi di normale aspetto e dimensioni, compatibili con la presunta età del soggetto. All’esame radiografico si rileva frattura completa e scomposta di omero sinistro e frattura dell’osso parietale destro con estesa soffusione emorragica e danno cerebrale, rappresentante la probabile causa di morte. Sono in corso esami chimici e tossicologici.
La natura delle lesioni, nella fattispecie la frattura dell’osso parietale con lesione cerebrale, con grande probabilità responsabile del decesso, non possono essere ascritte a nessuna causa certa. Tali lesioni infatti potrebbero essere causate sia da percosse sia da un forte trauma esterno come una caduta o un altro tipo di incidente casuale che abbia determinato la frattura dell’osso e la sottostante lesione della massa cerebrale.
Per quanto riguarda la permanenza del soggetto in acqua l’esame fisico-ispettivo del torace ha dimostrato la totale assenza di liquidi all’interno dell’apparato polmonare per cui la caduta, o il posizionamento in acqua, è avvenuto con assoluta certezza solo dopo la morte del soggetto.
In caserma, alcuni giorni dopo la rimozione del corpo e l’arrivo dell’esame preliminare del medico legale, si cercava di fare il punto della situazione.
“Luvisotti te cosa dici? Si sarà sporto da qualche parte..…da un ponte sul fiume e magari ubriaco è cascato dentro, ha battuto la testa in qualche roccia, è morto sul colpo ed è arrivato con la corrente fino alla Bocca. Sarebbe la cosa più logica e ci sarebbe anche meno fogli da riempire. Magari è successo a dieci chilometri da qui e ce lo dobbiamo puppare noi! E poi anche il sopralluogo nell’area dove è stato trovato il corpo non ha portato nessun elemento in più……qualcosa che facesse pensare a un’ipotesi di delitto….o insomma del fatto che il morto sia morto lì e non da un’altra parte.
E poi è possibile tutta questa burocrazia!! Per ogni segata fogli su fogli. Ora c’è sempre da scrivere un mucchio per i vivi, visto i delinquenti che girano, ora ci mancavano anche i morti! Comunque ha detto il colonnello Caponi che un po’ di indagini vanno fatte…….. sai per la stampa….. per il sindaco… insomma per far vedere che l’Arma funziona. Hai visto quanti giornalisti? Sempre pronti a tirar fuori la razza, l’accoglienza, i carabinieri che non vigilano quanto dovrebbero. Datemi soldi e personale…. ve lo faccio vedere io il controllo del territorio!!”
“Marescia’ ….. con tutto quello che abbiamo da fare anche questo ci voleva!”
“Comunque c’è una cosa buona Luvisotti, ho parlato al Colonnello delle nostre difficoltà di personale, specie ora a proposito di questo nuovo caso, e lui ha detto che possiamo affidare le indagini al maresciallo Silvestri…. dato che lui è di queste parti e conosce tutti”
“Mah….. maresciallo…. ma il Silvestri non era stato radiato dall’Arma per….. per quella faccenda?”
“Sospeso appuntato, sospeso… non radiato, e ora il Colonnello comanda di affidargli questo incarico reintegrandolo al comando…ecco… ho proprio qui il foglio della Compagnia arrivato stamani con l’ordine scritto di reintegro immediato per motivi diciamo …..… di buona condotta…...e di convenienza reciproca aggiungo io.
“Si maresciallo, so che il Silvestri è tornato di nuovo in paese e ha portato a vivere con sé quella ragazza…….. quella carina…...Chiara mi pare che si chiami e che lavora al bar, che sta con lui come se fosse una figliola sua…. che invece sta a Firenze all’Università e non si vede mai.”
“Si, povera ragazza, dopo quello che le è successo!”
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Qualche tempo prima, in una grande città del Nord.
Erano anni che non pioveva così a dirotto. L’acqua era così fitta che aveva allagato tutta la strada con grosse pozzanghere al punto che avevano dovuto fermarsi a un piccolo bar ad aspettare che smettesse o almeno calasse un po’ di intensità. I fanali delle macchine che passavano lentamente, alzando grosse ondate d’acqua sporca, creavano strani riflessi sulle tendine celeste scolorito del locale. Un locale con un’unica stanza, un tempo forse anche accogliente, ora dalle pareti ormai gialle dal fumo con qualche sporadico poster dai bordi arrotolati, una foto in bianco e nero di qualche sconosciuto personaggio famoso, un calendario fermo all’anno prima.
Aveva bussato al vetro mentre lui era fermo con l’auto al semaforo e si stava accendendo una sigaretta:
“Scusi, mi può dare un passaggio…. fino alla città?”
Carina, capelli castani corti, giovane, molto più di lui e sotto l’acqua battente: non poteva rifiutare. Anche un fugace pensiero se fosse una prostituta in cerca di clienti o anche, in caso contrario, se poteva ricavarne qualcosa, ma solo per un attimo, troppo vecchio lui e troppo giovane lei per solo pensare a qualche possibilità.
Ora era seduta davanti a lui, con le due mani a coppa reggeva una tazza di un te che doveva essere bollente. Soffiava lentamente e lentamente beveva. La tazza dell’uomo era ormai vuota e fumava, osservandola. Cercava di immaginare, sbirciandola un po’ di nascosto, quanti anni potesse avere, venti, ventidue, venticinque al massimo e quale strana vicenda l’avesse fatta arrivare in questo bar in compagnia di un vecchio che poteva essere suo padre, in questa serata di pioggia, in questa città anonima e triste.
“Grazie” disse la testina bruna sollevando appena la bocca dalla tazza.
“Bevi, bevi tranquilla, non ho fretta….e non ho nessuno che mi aspetta a casa.”
Il bar era deserto, un po’ per l’ora tarda, un po’ per la posizione lungo una strada periferica e per di più allagata dalla pioggia. In un angolo un vecchio juke box, di quelli che non se ne vedono più e che fanno ricordare, a quelli come lui, una gioventù oramai andata. Messo lì in un angolo, forse ancora funzionante o forse solo come oggetto d’arredamento. Magari rimasto lì dagli anni 60, dopo una lunga e felice ruggente stagione il meritato riposo.
“Hai fame, vuoi mangiare qualcosa?” tanto per rompere il silenzio.
“No, grazi , ho cenato con i miei”
“Abiti lontano, vai da qualche parte in particolare o.…non so”
“Capisco, mi scusi…...senta, può portarmi alla fermata dell’autobus più vicina, mi può lasciare lì, non voglio disturbarla di più”
“Certamente, come vuoi, ma dimmi almeno come ti chiami e se posso fare qualcosa per te. Io… vedi… ho una ragazza della tua età che non vedo da molto…..molto tempo e…insomma…non mi dispiacerebbe esserti d’aiuto. Se posso”
“Grazie lei è molto gentile” “Mi chiamo Chiara, Chiara Proietti, ho ventisette anni e faccio l’università a Milano, Scienze politiche, vorrei…..vorrei fare la giornalista ma non so come andrà a finire”
“Va bene Chiara, non importa, non importa che tu mi dica niente. Dimmi solo cosa posso fare per aiutarti. Perché di sicuro ne hai bisogno. Scusa sai ma andare in giro questa sera sotto quest’ acquazzone, a piedi, non mi sembra una cosa molto normale. Dimmi solo se ti posso accompagnare da qualche parte, così puoi asciugarti i capelli, che ti si appiccicano ancora un po’ sul viso, anche se ti donano molto e ti danno un’aria ….diciamo …..beh..… e tornare a casa e andare a letto perché è veramente molto tardi”
Una pausa, molto lunga, la tazza fra le mani che fuma come sospesa in aria.
“ A casa? ….si….veramente gentile ma…a casa… a casa…senta ..…sono scappata!”
L’uomo rimane in silenzio e la guarda….. aspetta.
La ragazza lentamente solleva la testa e lo sguardo dalle mani che stringono la tazza, ma non sembra vederlo…...
“Sono scappata di casa, lo so che è brutto ma vede perchè……perché…… sono incinta!”
Solo allora lo guarda veramente, negli occhi, lo giudica, aspetta la sua reazione.
Che non c’è, l’uomo non è suo padre ed è abbastanza vecchio per non meravigliarsi.
“Di casa? E perché? Non mi sembra una cosa così grave da scappare di casa… e poi oggi….ma il tuo fidanzato lo sa?”
“Grazie di nuovo -alzandosi dalla sedia- mi porti alla fermata, davvero, la ringrazio”
“Senti, non voglio sembrare invadente, ma non è il caso che telefoni a casa, li tranquillizzi e ti fai venire a prendere? Magari …dopo la sfuriata….uno ci ripensa e così….”
“La ringrazio ma non posso…. mi porta o no alla fermata!!”
“Certo, certo….. non importa che tu alzi voce, cercavo solo di aiutarti… di darti un consiglio”
“Mi scusi, non volevo, è sole che…….”
“Non importa, vieni, andiamo”
Il rumore delle sedie di legno che strisciano sul pavimento sembra risvegliare l’uomo al banco che guardava un apparecchio televisivo attaccato al muro ma che stava appisolandosi e aspettava solo che i due si decidessero ad uscire per chiudere il locale.
Escono sotto la pioggia ancora insistente riparandosi alla meglio con un vecchio giornale e raggiungono correndo la macchina, una Punto verdina che ha fatto oramai più che il suo dovere ma che l’uomo ancora non si decide a cambiare.
Va a vedere nei saloni, così pare si chiamino questi capannoni pieni di luci abbaglianti, ma non si decide. Troppi riflessi, troppo colori, troppi odori di plastica, di lubrificanti, troppo cerimoniale nei venditori. Considera troppo anonime queste autovetture fatte non più per favorire gli spostamenti degli uomini ma elette a simbolo di successo, sempre più grandi, sempre più complesse. Sembrano non avere anima. Non riescono ad averla perché sono acquistate, mostrate, usate per poco e poi di nuovo vendute. Non fanno in tempo. Non fanno in tempo ad invecchiare e a diventare parte della famiglia. Non sono quella con cui andarono a San Marino per Pasqua, non quella con cui portarono la bimba alla chiesa per la Prima Comunione, nemmeno quella su cui vomitò il cuginetto (ma poteva avvertire che si sentiva male!).
In auto, al riparo almeno dalla pioggia, ancora silenzio.
“Senti Chiara….. ascolta…senti… vedi io potrei essere tuo padre. Non devi avere paura, e se vuoi….io…purtroppo…. abito da solo. Lo so che può anche sembrare un po’ imprudente da parte tua ma….potrei…potrei ospitarti per stanotte e poi domattina magari ci ripensi e telefoni… o fai come ti pare. Dormo io sul divano, mettiamo un paio di lenzuola pulite e ..... magari ti fai un bagno”
“Come ti chiami” dice girando di scatto la testa verso di lui.
“Silvano, mi chiamo Silvano, Silvestri Silvano. Ho 52 anni, separato, una figlia di 25 anni che vive a Firenze e che vedo poco…troppo poco”
Continua a guardarlo, creando a Silvano un certo imbarazzo, come se le sue parole avessero avuto un diverso significato. E’ incerta, è evidente. Sa che avrebbe bisogno di un rifugio almeno per questa notte, ma non sa se può fidarsi di uno sconosciuto. Resta in silenzio mentre l’uomo si accende un’altra sigaretta e le chiede se ne vuole. Non fuma, una ogni tanto, così in compagnia di amici.
“Ero …..carabiniere….. maresciallo maggiore, fino a qualche tempo fa…. poi un piccolo problema e al momento sono in congedo temporaneo…. sospeso insomma. Mi occupo di piccoli lavori di sorveglianza, sicurezza, …...cose così”
“Dove abiti?”
“Qui vicino, due minuti”
“………va bene, andiamo”
L’appartamento è naturalmente in disordine, come di solito lo sono quelli per soli uomini, forse anche un po’ di più perché erano troppi giorni che Silvano si proponeva di dare una sistemata.
“Che bella biblioteca, quanti libri!” dice Chiara guardando la parete in fondo alla stanza mentre lui cerca di nascondere qualcosa tipo magliette sporche, giornali vecchi, qualche scarpa spaiata domandandosi contemporaneamente cosa ci facesse proprio lì sotto il divano.
“Mi piace leggere. Mi è sempre piaciuto. E poi dicono che i carabinieri sono degli ignoranti!” risponde Silvano con un timido sorriso.
Non sembra preoccupata, non sembra avere timore di lui, anzi sembra molto a suo agio. Chiede dov’è il bagno, guarda la camera da letto dove intanto Silvano ha sistemato alcune lenzuola pulite, e dopo avere chiesto alcuni asciugamani puliti va in bagno e apre la doccia, senza chiudere a chiave la porta.
Esce dopo un po’ asciugandosi i capelli. Ha indossato la vecchia tuta da ginnastica che lui aveva messo sul letto insieme alle lenzuola pensando le fosse utile. Le sta un po’ larga ma le da un’aria familiare. Si siede accanto a lui sul divano.
“Meglio?”
“Molto meglio, grazie” dice sorridendo mentre con una spazzola si pettina all’indietro i capelli ancora umidi. E’ veramente carina - pensò guardandola Silvano- di quella bellezza pulita che hanno tutte le giovani ragazze e che dovrebbe essere, insieme alla loro giovane età, la chiave di una felicità troppo spesso perduta in mille piccoli e banali problemi. Solo in età adulta, quando le due cose sono ormai perdute, questi appaiono per quello che sono, nella loro banale realtà.