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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Cristero/e a Cureggia vestita

25/7/2015 - 17:19


CRISTERO/E
Lett: CLISTERE-O. [Enteroclisma, lavaggio dell’intestino].
La macchina da cristeri oggigiorno nelle famiglie è un oggetto in disuso. Quando c’è di solito è un piccolo oggetto di plastica (perché non si rompa), e richiudibile (perché non occupi spazio).
Un tempo invece era una vera e propria “macchina”.
Il contenitore era un recipiente di vetro rotondo, grande, spesso, graduato per regolare la quantità d’acqua. Al di sotto di questo partiva un tubo di gomma che terminava con un piccolo cannello di plastica a punta (nei primissimi modelli di osso), munito di un rubinetto che permetteva la regolazione e l’interruzione del flusso.

La grossa boccia di vetro aveva intorno un sostegno in ferro che terminava con un piccolo manico che permetteva il suo posizionamento in alto, attaccato ad un chiodo, od anche per tenerlo in mano durante l’operazione. Era quindi un attrezzo ingombrante e molto fragile, da maneggiare con molta attenzione, che andava riposto in un posto sicuro, spesso sopra l’armadio o attaccato al muro con un chiodo robusto, in camera da letto.
L’importanza della “macchina” corrispondeva in quegli anni all’importanza della pulizia dell’intestino e non andare di corpo era assimilato ad una vera e propria malattia. Questo perché l’alimentazione delle famiglie era prevalentemente di tipo vegetale e con una tale abbondanza di fibre l’evacuazione era frequente ed abbondante in tutta la popolazione. Poi anche perché le modeste conoscenze mediche del tempo attribuivano alla regolare evacuazione delle scorie, degli “umori” di ottocentesca memoria, un requisito fondamentale per il mantenimento di una buona condizione fisica.
Alcune mamme ritenevano addirittura utile al bambino la somministrazione regolare e periodica di un lassativo, il famoso purgante, che veniva considerato addirittura “depurativo” dell’organismo!
A questo proposito ricordiamo la mannite, o mannitolo, uno zucchero usato per via orale proprio per i bambini piccoli, la famosissima Limonata Magnesiaca Rogè ed anche, talvolta nei casi disperati, l’olio di ricino, già molto utilizzato nel nostro paese con scopi ben diversi.
Il cristere si faceva semplicemente con acqua tiepida e sapone oppure, se volevamo anche un’azione antinfiammatoria e depurativa, con l’aggiunta di camomilla, bollita in acqua.
Il clistere di capomilla o capomillera era molto pregiato per questi suoi effetti benefici sull’intestino ma comportava una lunga preparazione. La camomilla infatti doveva essere raccolta nei campi, essiccata al sole e successivamente pelata, cioè privata delle foglie e dei petali perché si utilizzava solo la parte gialla del fiore.
 
Aneddoto.
Tutte le domeniche d’estate noi ragazzini andavamo al mare in bicicletta.
Di solito ci accompagnava un adulto che ci controllava anche durante il bagno, ma capitava che talvolta nessuno fosse disponibile per cui andavamo da soli e il bagno in mare avveniva senza sorveglianza, con grande apprensione dei genitori.
Mia mamma Cosetta aveva un suo sistema, infallibile : il sabato sera mi “purgava” e la domenica ero costretto, mia malgrado, a rimanere a casa per non incorrere in spiacevoli inconvenienti.
 
CUCCARELLI
Lett: nc.
Cuccarelli o rimpiattarelli era un gioco all’aria aperta piuttosto comune nel passato quando i ragazzi avevano pochi giochi nelle loro abitazioni e passavano la maggior parte del tempo libero all’aperto.
La campagna poi si prestava bene a questo gioco per la grande reperibilità di luoghi in cui nascondersi.
L’origine semantica si può far risalire al termine italiano [far cuccolino] che ha il significato di “far capolino”, che si intona bene con lo spirito del gioco.
Il gioco è molto semplice e conosciuto e non merita una descrizione.
Ricordiamo solo che il luogo dove il giocatore “contava” si chiamava piomba e che i più furbi, o i più grandiglioni piuttosto, contavano così : uno, due, tre … poi sbrodolavano una nenia incomprensibile e… ventinove e trenta girandosi di scatto quando tutti gli altri ancora non avevano trovato un nascondiglio!
Giovanni del Micheletti aveva un suo metodo speciale che era quello di gridare una parola strana, inventata, buffa con lo scopo di far ridere i fanciulli (innocenti, di una volta) dietro ai loro nascondigli, che venivano in tal modo facilmente scoperti.
 
CUNDE
Micheletti Aristide, detto Cunde, merita un accenno in questo libro che cerca di dare un piccolo contributo alla memoria storica di questo paese.
Micheletti Aristide era un "destinato", una di quelle persone che il destino sceglie per fargli vivere un evento, un episodio straordinario, per incidere nella loro vita in maniera significativa e drammatica.
Per questo il destino lo pose in seconda fila.
Quando i tedeschi, in Bonifica, spararono, non lo colpirono.
Cadde, svenuto, nel fossato lungo cui avevano posto le vittime, poveri diavoli prelevati dai campi, dalle corti, con in mano non i fucili ma le vanghe o le forcine con cui accudivano gli animali, con cui sfamavano le proprie famiglie, ben lontani dalla guerra o dai progetti di lotta armata.
Nemmeno partigiani, nemmeno apertamente nemici.
L’acqua del fosso, rossa del sangue dei fucilati, lo nascose.
Non ricordò e non capì mai perché, quel giorno del 14 agosto del 1944, non venne il tedesco a controllare la sua morte, a dargli il colpo di grazia finale.
Si nascose e strisciò con una zolla di terra sulla testa, nell’acqua rossa di sangue, per allontanarsi dalla zona dell’eccidio, confuso e incredulo.
Ogni anno celebrava la “Festa della Fucilazione”, così la chiamava quando raccontava l’episodio nel suo orticello in golena davanti alla Stazione, e si domandava perché il destino lo avesse voluto risparmiare, gli avesse voluto far dono di così tanti altri anni di vita dopo che la morte gli era passata così tanto vicino.
 
CUREGGIA VESTITA
Lett: nc.
Modo di dire indicante una flatulenza spesso afona e sommessa, comprendente però un finale con un’inattesa e tremenda sorpresa.

FOTO. Centenario delle Figlie di Carità, 1958.

 

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