In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Fa tanto caldo e allora voliamo verso zone più fresche come...?
Alla ‘nagrafe.
“Se domattina m’arzo ‘oll’arbagìe
rispacco ar grubbe du’ ova pe’ pprovà’,
vagg’all’èste dicendo du’ bugie
per ‘un’avé’ punte tasse da ppagà’.”
“Vando s’aprin uscett’e paratie
a mme ‘nvece dìan sempre ‘ndov’indà’.
S’una vòrta mi vienghin le mattìe,
mando ‘n domo fogli e ppenna di su’ mà’.”
“Io ‘nvidio tutte ‘veste mi’ genìe,
speci dalle Parme, e anc’un po’ più ‘n là,
quand’a ttavola doventin tutt’arpìe.”
“O cchetatevi e smettete di bercià’!
E’ dda Nnoè…. ch’un faccio più magìe,
e ora ‘r capo mi tocca d’abbassà’!”
L’equivoco
Una mattina, all’anagrafe del comune, si presentano quattro personaggi a ritirare le carte d’identità precedentemente richieste.
Alberto, sollecito, prepara i documenti e, affacciatosi allo sportello, chiama:
“COLOMBO!!”
Tutti i quattro si alzano e vanno verso l’impiegato che, rimasto per un attimo perplesso, è costretto a chiedere qualche notizia, o segno particolare, prima di rilasciare un documento tanto importante.
“Come e perché dovrebbe essere lei Colombo?”
Risponde il primo:
“Io sono COLOMBO Cristoforo, quello che una mattina, un poco gasato (‘oll’arbagìe ), si recò ad un convegno (ar grubbe) e meravigliò i presenti battendo sul tavolo un uovo e facendolo stare ritto. Ebbi elogi e onori, ma quell’esercizio mi era costato, di prova, un bel cestino di uova fresche. Dato che non mi erano ancora passate le paturnie, andai al porto dicendo di voler partire per le Indie, ma era una bugia, perché in verità volevo andare in America principalmente per non dovere pagare le maledette tasse che mi dissanguavano, tanto che chiesi aiuto, soldi e navi, agli spagnoli”.
“Bene, bene, ecco la sua carta, avanti un altro!”
“Io sono COLOMBO Viaggiatore e non posso fare niente di testa mia come il mio precedente omonimo. La mattina, quando mi si aprono le porte della gabbia, ho già tutto stabilito: destinazione, merce, ma se una volta mi girano al contrario (mi vienghin le mattìe) anche a me, butto all’aria la cancelleria per i messaggi, che mi danno pure fastidio alle zampette, e mi licenzio (mando ‘n domo fogli e ppenna di su’ mà’)”.
“Ecco il documento anche a lei, il prossimo!”
“Io vengo a nome di mia moglie Pasqualina, COLOMBO anche lei, che non è potuta venire perché non si trova tanto bene fra la gente. Ha sempre paura di essere nel periodo delle feste delle Palme e della Pasqua, perché in quei giorni subì una violenza, quando tutti le vollero saltare addosso alla fine di un pranzo.”
“Mi spiace per la sua signora. Me la saluti. Ecco a lei, c’è nessun altro?”
“Io sono l’ultimo della fila e sono anche l’ultimo COLOMBO della dinastia Pace. Sono triste e demoralizzato perché da quando uscii dall’arca di Noè non ho più trovato la possibilità di lavorare (‘un faccio più magie), anzi sono preso di mira da gentaccia che mi tratta così male che non ho più neanche la forza di alzare la testa. Speriamo in questo millennio, due mi sono andati male. Ci vediamo.”
“Speriamo bene e auguri anche a Lei. C’è più nessuno?
Via Piero, si chiude, è l’ora!”
Fra curiosità e natura
Dal corpo del martire San Policarpo, al momento della morte, uscì una colomba bianca come quella che volò al cielo dai corpi di Santa Eulalia e da Santa Scolastica e dalla bocca di Santa Giusta nel loro ultimo respiro.
Paragonata da sempre allo Spirito Santo per le sue ali che portano al distacco da tutto ciò che è terreno, la colomba è simbolo di purezza, di armonia, semplicità e concordia.
Anche nel mondo greco l’uccello è sempre stato simbolo di bellezza come narra la leggenda della sua nascita.
Un giorno Eros e la madre Afrodite gareggiavano nel raccogliere fiori e, mentre il giovinetto stava vincendo, la ninfa Peristerà aiutò la dea cambiando le sorti della gara. Eros, irritato per la sconfitta, tramutò la ninfa in colomba e Afrodite, per gratitudine, volle eleggerla a suo uccello preferito facendole trainare il suo carro.
Le colombe hanno, caso abbastanza raro nel mondo animale, un saldo legame amoroso che una coppia forma per la vita ed erano quindi uccelli così lodati ed ammirati nel mondo antico che gli Egizi disegnavano una colomba nera per simboleggiare una donna vedova fino alla morte.
Tale affetto per il “coniuge” e l’attribuzione ad Afrodite, fecero cadere, ad un certo punto, in un simbolo di lascivia le colombe ed anche Dante, nell’episodio di Paolo e Francesca, scrive:
Quali colombe, dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate…
La colomba è la Grande Madre che depose l’Uovo universale nel fiume Eufrate e dal quale nacque la greca Afrodite, chiamata, con una corrispondenza fonetica perfetta, Astoreth fra i Fenici, Ishtar in Assiria, Astarte fra i Semiti, Atar in Arabia, Hator in Egitto.
Inutile narrare la storia della celebre colomba dell’arca e del ramoscello di olivo.
Un parente strettissimo della colomba è il piccione selvatico, chiamato colombaccio. Questo uccello è usato, sapientemente addestrato, per la caccia ai suoi simili.
Viene preso un piccolo di colombaccio e abituato a mangiare sempre in un posto fisso, su un posatoio mobile, e alimentato sempre dalla stessa persona, il cacciatore. Quando, al momento del passo autunnale dei colombacci, il volantino (così si chiama lo zimbello) vede in aria i suoi compagni, si alza in volo e cerca di far avvicinare il branco al suo “ristorantino”, credendo di far un piacere a parenti venuti da lontano, stanchi ed affamati.
Il cacciatore all’aspetto riconosce il suo pupillo, lo spione traditore, lo fa scendere, e spara agli altri ingenui creduloni.
Bisognerebbe che qualcuno di quei dotti simbolisti, moralisti, teologi, dotti cristiani e pagani, che vedono od hanno visto in ogni animale un riferimento al bene o al male, facesse un pensierino su questa strana caratteristica del colombaccio.
Saddìo ‘osa verrebbe fòri!