Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
DAMO
Lett: DAMO.
Parola toscana, dice il vocabolario, ad indicare il fidanzato cioè letteralmente [chi fa all’amore con una fanciulla per isposarla].
[Dal francese dame usato anche al maschile (lat. dominus) in senso di signore come maitresse e l’ital. dama hanno il doppio significato di signora e innamorata. Uomo che vagheggia e fa all’amore per fine onesto di torre a moglie la donna amata. Usato in questo senso per la prima volta da Lorenzo de’ Medici].
E’ parola ancora in uso, anche se meno del passato, e a differenza del termine fidanzato, freddo, formale ed anche un po’ distaccato, racchiude in sé un significato molto più intimo ed affettuoso.
DANNI AGIO
Lett: DAGLI AGIO.
Permetti, concedi, dall’italiano [dare] (danni, esortativo), agio: [comodità, opportunità, ampiezza o sufficienza di spazio, luogo e tempo].
E’ uno strano esortativo, una speciale concessione, un modo di dare facoltà espresso con una frase che sembra d’altri tempi, venuta da un parlare nobiliare, quando il signore concedeva o negava a seconda, molto spesso, solo del proprio capriccio.
Per molti contadini, specie abitanti in zone rurali chiuse e lontane dai centri, quando l’analfabetismo era la regola, il Signore rappresentava la sola ed unica Autorità conosciuta e riconosciuta, ed aveva sui suoi sottoposti un potere incontrastato ed assoluto.
DARE BARTA
Lett: nc.
Altro curioso modo di dire dialettale che indica il ribaltare.
“Balta” in italiano significa [sbalzo, spintone, rovescio] e
“dare la balta” [andare o mandar rovescioni, sottosopra], da cui la modifica dialettale.
Usato anche in senso figurato: “dare barta di cervello” come l’italiano dare volta di cervello indicava una condizione di non perfetta salute mentale.
DIDDITTI’
Lett: D.D.T. [Diclorodifeniltricloroetano].
Il DDT, è un insetticida che si presenta in cristalli bianchi, con odore aromatico, solubili in solventi organici. Fu utilizzato in enormi quantità dall’esercito degli Stati Uniti negli anni ’40, durante la sua campagna in Italia, per difendersi dalla zanzare che in molte zone erano portatrici di febbre malarica. Fu sparso in gran quantità dappertutto, anche in tutte le abitazioni civili, che venivano contrassegnate sul davanti con la scritta “DDT”, a dimostrazione dell’avvenuta disinfestazione.
La quantità d’insetticida immesso nell’ambiente fu veramente enorme tanto da determinare non solo lo sterminio completo delle zanzare, che per qualche anno addirittura scomparvero, ma anche quello di tanti altri piccoli insetti, degli animali che se ne cibavano, dei pesci che ne mangiavano, con la conseguenza di un gravissimo danno ambientale..
In quel tempo, ma si può dire fino alla fine degli anni 60, la conoscenza ed il rispetto dell’ambiente erano ancora a livello primitivo. Gli uomini, incolpevolmente ed inconsapevolmente, si comportavano come avevano visto fare ai loro padri e ai loro nonni che consideravano l’ambiente come una risorsa praticamente inesauribile. Non esisteva conoscenza e coscienza dei danni che questo poteva subire da parte di azioni compiute dall’uomo.
La grandezza e vastità dell’ambiente e l’enorme forza che si manifestava continuamente con gli eventi atmosferici naturali, messi a confronto con la piccolezza e la miseria dell’uomo, rendeva inimmaginabile la possibilità di poter creare danni gravi e permanenti.
Anche la produzione di rifiuti, a quel tempo, era piuttosto modesta. Le suppellettili, i vestiti, gli attrezzi, perfino gli escrementi umani ed animali, tutto veniva utilizzato e riutilizzato fino alla sua consumazione fisica. Non esistevano sistemi moderni di colture o allevamenti intensivi, non sistemi
sofisticati di prelievo di risorse ambientali in termini massivi. Tutto era molto più armonico e l’uomo faceva parte della natura come elemento paritario: i danni che faceva in termini di caccia, pesca, prelievo, distruzione, rifiuti erano compatibili perché effettuati con sistemi ancora primitivi, a misura d’uomo e di natura.
Il DDT arrecherà enormi danni all’ambiente, ma inconsapevolmente e incolpevolmente si continuò a farne uso anche negli anni seguenti per la lotta contro le zanzare.
Si comprava alla bottega, in forma liquida, e si spruzzava nella case per mezzo di una macchinetta, detta semplicemente la macchinetta del fritte. Era formata da un cilindro metallico, di modesto spessore, in cui correva uno stantuffo che veniva spinto dal dietro mediante un pomello di legno.
In cima, posto al di sotto, vi era un contenitore cilindrico, a vite, contenente l’insetticida. L’aria, spinta dallo stantuffo azionato a mano, usciva con forza dal cilindro tramite un piccolo foro ed esercitava un risucchio del liquido sottostante che veniva così vaporizzato nell’ambiente.
Il termine fritte, che non ha niente a che vedere con il DDT, derivava dalla parola FLIT, nome di un insetticida che si usava prima dell’avvento di questo flagello.
Il DDT fu dichiarato fuorilegge nel 1973, ma già da alcuni anni gli scienziati avevano dimostrato la sua pericolosità ambientale derivata soprattutto dal suo uso massiccio e incontrollato.
La presenza, sia pure infinitesimale, di DDT fu rilevata anche nei ghiacci polari e nel grasso delle foche, animali lontanissimi da ogni civiltà, a dimostrazione del suo ingresso nella catena alimentare globale.
DIGHEDO’
Lett: nc.
Incerta l’origine di questo vocabolo che indicava un modo ricercato di vestire, con molta eleganza e anche un po’ di stranezza. Forse derivato dal nome di qualche personaggio di un tempo che soleva vestirsi in questo modo elegante e stravagante insieme.
DIGRUMARE
Lett: DIGRUMARE. [Ruminare, mangiare molto].
[Derivato dal latino dirumare (composta dalla particella di e dal latino rumare-rimasticare) in cui si inserisce una g come avviene di sovente dinanzi a r : raffio-graffio, raspo-graspo]
Più che mangiare molto digrumare in dialetto indicava un mangiare avidamente, con voracità e con un lieve sottinteso dispregiativo.
In maniera figurata anche riandare col pensiero, rimuginare nella mente.
DILANGUIMENTO
Lett: DILANGUIRE. [Togliere dal languore, risollevare (arcaico)].
In dialetto il termine aveva assunto il significato completamente opposto di struggimento.
“M’è preso un dilanguimento di stomao!”, uno struggimento di stomaco che indicava la necessità impellente di mettere qualcosa sotto i denti.
DILESSOLA
Lett: nc.
La dilessola era una piccola scopa, munita di un lungo manico, che serviva per togliere le ragnatele dal soffitto. Ora le abitazioni hanno i soffitti bassi ed una semplice scopa può bastare, ma un tempo i soffitti erano molto alti ed era necessario questo attrezzo per arrivarci.
Non esistevano i controsoffitti e le stanze in alto terminavano direttamente con il tetto, di cui si poteva vedere l’architettura: travi portanti, robuste, di legno, tronchi d’albero, da cui si partivano i travicelli su cui poggiavano i mattoni e quindi le tegole. Venivano imbiancate a calcina che poi cadeva, a piccoli fiocchi, sfaldandosi e lasciando scoperti i mattoni e il legno dei travicelli. I travicelli erano poi ricettacolo di vari insetti che vi scavavano la loro tana, ma anche di altri abitatori di maggiori dimensioni come scarafaggi, piattole, scorpioni e piccoli topi, che si annidavano nelle piccole fessure del legno. Si combattevano spargendo degli insetticidi e mettendo delle trappole ma la particolare conformazione delle strutture che componevano l’abitazione rendeva ardua una sua completa disinfestazione.
Il tetto molto alto, unito alla mancanza di qualunque criterio costruttivo di isolamento termico e al riscaldamento formato esclusivamente dal camino o dalla stufa a legna, rendevano estremamente fredde queste case durante tutto l’arco dell’inverno.
DIMORTO
Lett: nc. DIMOLTO. DI MOLTO.
Dimorto, con la prima o chiusa come la o di ora, voleva dire molto, ma forse anche un po’ di più. Era una specie di rafforzativo, un termine su cui si faceva indugiare appositamente la voce per aumentarne il valore.
“Te ‘un sei poo duro, lo sei dimorto, ma dimorto!”
FOTO. Bomboloni alla Casa del Popolo