Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
PRODUZIONE OLIO DEI MONTI PISANI, UN'ALTRA ANNATA DI “MAGRA”
- Lo sfogo de “L'oro del Colonnello”
Se nel 2014 la produzione olivicola dei nostri monti ha perso un buon 90% del raccolto, il 2015 non sarà sicuramente l'anno del riscatto, dal momento che molti olivcoltori già da ora prevedono un calo del 50% sulla normale produzionei. Senza contare l'ulteriore perdita che la mosca olearia potrebbe arrecare, nel caso non si riuscisse ad arginare un eventuale attacco del temuto fitofago, la cui presenza sta aumentando, anche se a “macchia di leopardo”.
C'è quindi una buona possibilità che ad un anno disastroso ne succeda uno pessimo, con l'inevitabile incremento delle olivete abbandonate e delle aziende che chiudono per mancanza di reddito.
Dal momento che la nostra sarà tra quelle, penso sia giunto il momento di denunciare tutto quello che non ha funzionato, inteso come consiglio per chi continua.
La nostra azienda ha iniziato recuperando olivete destinate all'abbandono, mettendole in produzione e trasformandole in biologiche; per fare ciò si è investito in know-how ed attrezzatura (mia figlia, laureata in scienze agrarie, ha effettuato un master universitario per le produzioni olivicole di qualità, mentre io frequentavo corsi di potatura e meccanizzavo l'azienda per velocizzare le operazioni).
Presto il nostro tandem si è rivelato vincente e l'olio prodotto ha vinto premi ed era menzionato su tutte le pubblicazioni specializzate, non ultima la Flos Olei, dove venivamo citati tra i migliori oli al mondo. Tanta soddisfazione, ma poco margine di guadagno, dal momento che ci trovavamo a competere con una cultura che vedeva l'olio come condimento a basso costo e non come alimento fondamentale per una sana alimentazione.
Abbiamo allora iniziato operazioni di marketing in tal senso ed abbiamo finalmente fatto capire ai consumatori che l'olio era come il vino, si andava dal Tavernello al Brunello di Montalcino: operazione riuscita, il nostro portafoglio clienti ha raggiunto la potenzialtà di produzione (in parole povere, tutto l'olio era venduto), anche se, con nostro grande rammarico, la maggior parte andava fuori dalla Toscana, dall'Emilia agli Emirati Arabi.
Quando tutto sembrava cominciasse a girare, il crollo: imprevedibili eventi atmosferici e climatici, inusitata presenza di mosca olearia e attacchi fungini e parassitari ci hanno privato della nostra materia prima, le olive biologiche.
Purtroppo le amministrazioni hanno saputo o potuto fare poco e le aziende si sono ritrovate sole a gestire quella che invece andava considerata una calamità naturale. Del resto, commercialmente parlando, che peso può avere l'olivicoltura dei Monti Pisani? La maggior parte degli oliveti hanno una produzione destinata all'uso familiare, gestiti a scappatempo, oppure con amici con cui dividere il raccolto. Se il raccolto non ci sarà, per loro sarà solo tempo e fatica sprecati, mentre per le aziende significherà bilanci in rosso; ma è anche vero che le aziende sono talmente poche che l'economia non ne soffrirà più di tanto ed i voti persi saranno ininfluenti!
E qui sta il grande errore di valutazione da parte della politica: se non ci saranno aiuti in solido per chi mantiene un'oliveto in produzione, stimati da uno studio dell'Accademia dei Georgofili intorno ai 900 euro ad ettaro, state certi che prima o poi lo abbandonerà, facendo ahimè aumentare le superfici incolte ed impenetrabili ai fini antincendio.
Sembrerà una spesa insostenibile, ma pensate quanto costano gli elicotteri ed i Canadair!
Ultimamente si sono riempiti i giornali sulla vocazione turistica dei nostri monti, ma il loro abbandono da parte degli olivicoltori comporterà un'inevitabile degrado del paesaggio, la chiusura dei sentieri, la perdita dei muretti a secco, la mancata regimentazione delle acque e la perdita di antichi mestieri: pensate che questa sia “vocazione” turistica?
Volete farvi una passeggiata per ricevere conferma di quanto dico?Andate a Rigoli, prendete la via del Vecchio Frantoio e godetevi il panorama fino alla fine della strada (se siete fortunati, potreste imbattervi in Cristian De Sica).
Ah, un avvertimento, non prendete il sentiero segnalato, è chiuso per.....rovi!