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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
SEGNI E SOGNI
di Daniela Sandoni
RITRATTO D’ARTISTA: GIANFRANCO PACINI

18/8/2015 - 21:19


RITRATTO D’ARTISTA: GIANFRANCO PACINI
 
 

Colori del tramonto Tecnica mista su tela, cm. 50×70
 
 
Anni fa, passando in bicicletta da Piazza delle Gondole a Pisa, mi trovai all’improvviso davanti una piccola laguna con grandi bricole (i pali che a Venezia indicano i canali navigabili) conficcate nell’acqua e pitturate con varie sfumature di colore; ovviamente di gondole non c’era alcuna traccia. Assaporai con piacere questo spazio reso poetico e fiabesco in modo così singolare e da allora non l’ho mai dimenticato.
Con il passare del tempo, frequentando alcuni vernissages, ho conosciuto di persona l’ideatore di quell’opera, Gianfranco Pacini col quale, parlando, ho scambiato notizie riguardanti il nostro percorso artistico.
Personalmente ho sempre considerato interessanti ed originali le creazioni di Gianfranco e l’occasione di questa intervista mi ha dato l’opportunità di conoscere più approfonditamente sia lui che le sue opere.
                Dietro questa persona gentile e comunicativa si cela un artista che persegue con estrema tenacia e libertà di pensiero la ricerca dell’armonia e ne fa un messaggio simbolico e figurato assai originale, delicato, ma al tempo stesso, molto deciso.  La realtà di Gianfranco, infatti, è costantemente accompagnata dagli stecchi. Si! … proprio i rami o ramoscelli, quegli arbusti privi di foglie e di fiori che si trovano un po’ dovunque; basta lanciare uno sguardo a terra e li trovi ancora attaccati alla pianta o, staccati, prossimi ad essa.
Egli li cerca, li incide e li adopera come modelli, ne fa i protagonisti per le sue opere (sostiene che: “i pezzi di legnaccio usati anche da Giotto per rumare i colori sono già pittura “). Nelle sue creazioni traccia segni e adopera colori che mirano all’essenzialità ed alla sobrietà e la sua ricerca di purezza fa sì che l’incisione, la pittura e la scultura spesso convivano con una tranquillità ed una leggerezza che ne accentuano l’eleganza ed il mistero. La povertà dei materiali inoltre trasmette con sensibilità e finezza il suo messaggio: “far comprendere all’uomo che solo rispettando se stessi ed il creato si può progettare un futuro possibile”.
Sottolineo infine le ombre che l’artista inserisce magistralmente nelle sue opere, utilizzandole con infinita delicatezza egli riesce a creare situazioni d’incanto, attimi sospesi in cui il sentimento e la tecnica guidano l’osservatore verso una profonda commozione.
 
Nota biografica
 
Gianfranco Pacini, nasce a Guamo di Lucca e vive a Rigoli, San Giuliano Terme : dopo essersi dedicato allo studio della storia dell'arte e al disegno, si accosta - sotto la guida dello scultore ed incisore fiorentino Vitaliano De Angelis - alle discipline plastiche; studia scultura e progettazione. Realizza in quel periodo strutture polimateriche e bassorilievi.
Momento significativo per la sua formazione, sono successivamente i viaggi nelle Americhe: soggiorna a lungo in Venezuela, in Brasile e in Argentina, dove alterna la sua ricerca artistica con il lavoro della terra a fianco dei campesinos: si cimenta con le tecniche del luogo realizzando murales e pannelli. Alla fine degli anni Ottanta compie studi approfonditi sull'acqua marina ed i suoi movimenti e propone al Comune di Pisa un grande murales, per il quale compone numerosi bozzetti sul tema del "Mare". Incontrato nuovamente nel 1994 Vitaliano De Angelis, si dedica alacremente alla grafica, effettuando incisioni e monotipo colorati. Perfeziona la sua tecnica col maestro Swietlan Kraczyna. Si sono interessati al suo lavoro critici e studiosi d'arte tra i quali Micieli, De Angelis, Gierut, Capitanio, Ferretti, Riccarelli. Da evidenziare oltre le numerose mostre personali e presenze in mostre a premio, un recente curriculum che lo vede nell’ Ottobre 2015 protagonista al Ristorante “Il Foro” di un ciclo di eventi a tema: “A cena con l’Arte di…” e fino al 12 luglio 2015 presso il Centro SMS di Pisa nella collettiva “Formicolii Pietrificati”.
 
 INTERVISTA


 1.La tua biografia in poche linee; racconta come ti sei avvicinato all’arte.
Tutto è nato da un patto esistente fin dal mio primo giorno di vita: seguire il destino nel mio essere e divenire. La creatività si è avvicinata a me ed io a lei. Insomma io e l’arte ci intendiamo
 
2.Come ti definisci? 
                Un creativo con le scarpe terrose.
 
3.Qual è il tuo messaggio?
                Il messaggio non è mio, io sono solo uno strumento per decifrare e materializzare un contenuto “vivo” già presente in tutte le cose. E’ una metafora della vicenda umana che parla della possibilità di una vita migliore se vissuta in armonia con il mondo.
 
4.In che circostanze ti vengono le migliori idee? Come sai se per te un'idea è buona o no?
                Quando mi trovo nella condizione giusta per poter immaginare. Non me ne rendo conto sempre nello stesso modo, a volte mi capita solo alla fine di un lavoro.
 
5.Che cos'è per te l'ispirazione?
                La capacità di immaginare una strada che ci porti ad una convivenza amichevole in armonia col mondo e con le persone.
 
6.Che cos'è l'arte?
                E’ una parola di vita che si contrappone all’esistenza di regni e dominazioni (mi riferisco ad una frase di Ragghianti che cita l’arte di Moses Levy).
 
7.L'arte autentica è l'arte necessaria?
            Vivere l’arte è un modo di essere, è pace, armonia, è agire contro le prevaricazioni.
 
8.Ti dispiace doverti staccare da un pezzo che hai venduto?
                Certo, ci sono dei pezzi che non desidero vendere. 
 
9.Quando e come hai iniziato a vederti un artista (se ti vedi come un artista)?
                Forse a questa parola si dà un significato esagerato, quasi si parlasse di un creatore del mondo. Sarebbe più giusto parlare di un artificio per spiegare “altro”. Questa consapevolezza comunque, quando più, quando meno, mi ha sempre accompagnato.
 
10.Quali idee creative ti piacerebbe realizzare?
          Non lo so ancora, ma l’appetito vien mangiando, è creando che si può scoprire cosa mi piacerebbe realizzare. 
               
11.Come si deve valutare un'opera artistica?
                Dall’intensità e dall’emozione che riesce a provocare.
 
12.L'artista deve reinventarsi ogni giorno? 
                La storia stessa cambia ogni giorno, è naturale quindi, che anche il linguaggio si adegui. Forse reinventarsi vuol dire trovare qualcosa di nuovo da dire ogni volta? Oppure vedere in maniera nuova la realtà?
 
13.Quali artisti ammiri e in che modo hanno influenzato le tue opere? 
                Tutti i grandi perché esistendo nella nostra storia ci hanno influenzato anche se non ce ne siamo resi conto.
 
14.Si compra l'opera, o si compra piuttosto l'artista?
                Quello che si compra di un’opera non ha un valore intrinseco; essa non è di chi la possiede materialmente, ma di chi comprende ed apprezza il suo messaggio che io considero “parola di vita”.
 
15.Nell'arte non ci sono guide, come sai qual è la cosa successiva che devi fare? 
                Né guide né regole, ma piena libertà di espressione e … osare.
 
16.Che ruolo hanno giocato nella tua traiettoria le figure del mercante, rappresentante, gallerista ed intermediari in generale?
                Sono grato alle persone ed agli amici che mi hanno aiutato a far conoscere i miei lavori sostenendo e promuovendo le mie esposizioni con la loro partecipazione attiva.


17.Che tipo di commissioni vorresti avere?
                Per saziare la mia megalomania, mi piacerebbe realizzare altre opere pubbliche.
 
18.Qual è dei tuoi lavori quello che più ti piace?
                Considero un pezzo importante l’opera dell’88 “Il mare” e tra gli ultimi lavori realizzati mi piace ricordare “La cometa Ludmila” ed anche “Pensieri del mattino”.
 
19.Collezioni qualche oggetto? 
                Raccolgo legni e stecchi, ma compro anche pitture ai mercatini e a volte anche multe!
 
20.Che consigli daresti a quelli che iniziano? 
                Di scoprire e seguire le proprie inclinazioni.
 
21.Metti i tuoi quadri in rete? Dove possiamo vederli?
                Su Facebook e sul mio sito: www.gianfrancopacini.info.
 
22.Quanto le tue esperienze ti hanno influenzato e in che modo si ritrovano nelle tue opere?
Solo dall’esperienza può nascere qualcosa di buono per far maturare il pensiero e le due cose devono camminare insieme. Per quello che mi riguarda è stato molto formativo e molto intenso (vorrei che lo vivessero anche i miei figli) il periodo che ho trascorso in America Latina all’età di 23 anni, dove ho lavorato e vissuto fianco a fianco con i poveri di quei luoghi. Infatti la mia pittura e la sua filosofia, affondano le radici proprio in quei paesi da me mai dimenticati dove per costruire la propria casa di fango e sterco non c’era bisogno di permessi comunali, dove si arava con i buoi e dove l’acqua era considerata un dono e non una proprietà; ma soprattutto dove i valori della buona convivenza e dell’armonia erano (più) reali e tangibili. Questa esperienza latino-americana, per me è stata così illuminante, da divenire il messaggio guida del mio percorso artistico. Se non l’avessi vissuta e non avessi provato quelle condizioni di vita non sarei riuscito ad apprezzare gli umili stecchi che si usano per girare, rumare i colori, dando loro (agli stecchi) grande importanza tanto da elevarli a soggetti dei miei lavori. Per me sono la metafora dell’uomo autentico, dell’uomo che è, nella sua essenza, portatore di valori capaci di creare armonia.
L’umile stecco che dopo essere stato adoperato viene gettato, è come l’uomo semplice, ignorato e non reso superbo dai suoi averi.
 
23.Quali sono gli strumenti, le tecniche con cui preferisci lavorare?
                Mi piacciono tutti e questo mi aiuta ad adoperarli con mente libera, mi basta raggiungere il risultato che desidero.
 
24.Quali progetti per il futuro ci sono nel tuo cassetto?
                Varie cose qua e là; è terminata da poco presso il centro MSM, la rassegna “Formicolii Pietrificati” curata dal professor Ilario Luperini per il Comune di Pisa.
 
25.Regalaci il titolo di un libro, di una canzone, di un film e di un disegnatore, illustratore o pittore.
                Per quanto riguarda i libri tra i miei preferiti ricordo “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez; tra le canzoni che ritengo più belle, la favorita è “Imagine” di John Lennon e per quanto riguarda i pittori, mi piace Picasso.

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