none_o

È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com


Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Di Umberto Mosso
none_a
Di Roberto Zangheri
none_a
Intervista a Maria Elena Boschi
none_a
di Mario Lavia
none_a
di Massimiliano Ghimenti
Sindaco di Calci"
none_a
di Emanuele Cerullo
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dal Wueb
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
none_o
Tutti in fila

18/8/2015 - 21:54

Finché c'è vita c'è speranza... anche per quelle piccole che però si incazzano!

La ‘ura giusta!


Enno dumila e van fitti allo stadio,
figli sembrin tutti d’uno stampino,
hanno ‘na forza da mmove’ ‘n armadio,
ma di metìdio ce n’hanno poino.


C’è ‘ gruppi ‘he portin de’ rossi beretti,
ma ‘ più però van di nero alluttati,
arrimpiattato hanno ll’urtra ‘ farcetti,
ma per la guèra san d’esse’ caati.


Rubino ‘ mancini e anco ‘ maritti
e ‘un ci vo’ niente pe’ ffalli ‘ncazzà:
lo spicinìo è ne’ loro diritti.


Sverta ‘na bimba dice allora a ssu’ ma’:
“Là, nsur ciglieri, cen fitti strafitti,
ci vole ma ‘r fritte pe’ falli stragià!”


Giustizia è fatta
“Qui Grillo uno, qui Grillo uno! Rispondi Scarafaggio due!”
“Dalla postazione numero due, situata su un piccolo monticello di terra, è Scarafaggio Stercorario che vi parla. Come inviato della Gazzetta del Coleottero, sono in prima linea per assistere e trasmettere lo svolgimento degli scontri che le due tifoserie, quella del Club Formica Testa Rossa e quella dell’Associazione Formica Chiorba Nera, stanno per cominciare presso lo stadio neutro nella località detta: “L’aia della Casa del Taddei”.
La corporatura simile fra i componenti delle due squadre (figli sembrin tutti d’uno stampino) non fa predire l’esito della lotta che già sembra durissima. I duellanti hanno una forza terribile, alzano e scagliano massi che possono pesare anche molte volte la loro corporatura, spostano tronchi lunghi anche dieci volte la loro altezza, ma restano però in difficoltà se un ostacolo non previsto si frappone fra alcuni di loro e la strada che si erano prefissi di compiere, dal che deduciamo che: forza tanta ma cervello poco (metìdio ce n’hanno poino)!
A te Grillo uno!”
“Qui è Grillo Parlante che vi illustrerà le fasi della lotta dalla postazione uno, situata in posizione aerea su uno svettante stelo. Il forte vento disturba un poco la trasmissione e la nitidezza delle fasi della lotta, ma i miei fans del Corriere del Salto mi saranno comunque vicini. Le due compagini, come diceva il mio Collega Scarafaggio, hanno ugual corporatura e ugual forza, ma niente sarebbe se non si unisse a queste caratteristiche un’altra ben più pericolosa: la stessa natura guerriera che porta i due eserciti a lottare fino alla morte (lo spicinìo è ne’ loro diritti).
Morte, distruzione, furti, rapine, mutilazioni, cannibalismo, tutto (per la guèra san d’esse’ caati) sembra loro dovuto e quello che fa rizzare tutti i possibili peli degli osservatori è la loro apparente mancanza di armi (arimpiattati hanno l’ùrtra e farcetti). Quando però si trovano faccia a faccia, d’incanto nelle loro mani appaiono spranghe, falci, mazze, cesoie e tutta una serie di taglienti arnesi che spezzano antenne, occhi, teste,arti, pance, spinte solo dall’odio del colore diverso che hanno in testa!
Ma attenzione, attenzione!
Ora la lotta si è improvvisamente calmata e una delegazione di Teste Rosse si avvicina a quella delle Chiorbe nere. Si vede un ammasso di antennine che si strofinano le une alle altre, i soldati sono stranamente calmi, le schiere alzano le zampe in aria all’unisono ed ecco il…… MIRACOLO!!!
Tutti i due gruppi si scambiano abbracci e strusciatine di testa, tutti si girano verso un lato dello stadio e partono correndo verso la fine dell’Aia del Taddei.
Cosa succede Scarafaggio, cosa fanno o faranno ora?”
“Qui Scarafaggio, da terra posso osservare meglio il comportamento delle truppe all’assalto. Conoscendo più a fondo del mio Collega Grillo l’indole delle manifestanti, posso dire che vi è stata una coalizione fra le opposte fazioni che ora vanno all’attacco unite.”
“Sì, ma all’attacco di chi o di cosa?”
“Secondo il mio parere ora le Formiche hanno un solo scopo: unirsi per depredare i magazzini che sono alla fine dell’Aia. Infatti in questo momento migliaia e migliaia di corpi rossi e neri stanno scalando un altissimo muro, ultimo ostacolo per il saccheggio.”
All’improvviso un tuono, un rombo spaventoso si ode nell’Aia.
I due cronisti, dato il loro più sensibile udito, lasciano correndo le rispettive postazioni mentre l’esercito invasore, abituato a suoni ad alta frequenza, avanza indisturbato.
Alcuni attimi dopo il boato si alza un vento forte, acre, umido, pestifero. Un vento che trascina una polverina biancastra, come quello che a volte soffia dal deserto e porta sabbia con se; ma la sabbia finora faceva solamente male agli occhi e ostacolava il trasporto del cibo alla tana, questo invece punge la gola, affatica la corsa, indebolisce la forza, affanna, brucia, ammazza! Nessuno conosce quest’aria che ti viene contro, non è normale, c’è un che di mortale, ma il rischio è calcolato e il risultato troppo importante.
Una dopo l’altra le Formiche rosse cadono stecchite a terra, mentre le nere, più resistenti, fanno ancora pochi passi sulle montagne di cadaveri delle nemiche-alleate per infine cadere senza vita proprio sull’ultimo centimetro di strada e davanti all’immenso bottino che si offriva invitante e tentatore.
Alla fine dell’eccidio, i due osservatori riascoltano al rallentatore il rombo registrato e udito in precedenza, per poterne decifrare la provenienza e la consistenza.
Il computer della Facoltà di Vita nell’Orto così elabora il tuono:
“MAAMMMMAAA, DAAMMMI ‘R FRRIIITTEEE”
“Mamma” era un suono già sentito e che era stato studiato a fondo e infine attribuito a una montagna mobile con tante collinette intorno, più mobili ancora, che occupava parte dell’Aia, ma “FRITTE” rimane tutt’ora un mistero per gli abitatori dell’Orto e dell’Aia.


Fra curiosità e natura
Mirmecologia: la scienza che studia le formiche.
Myrmex in greco significa formica e sotto questo aspetto, di una formica cioè, il solito semprarrapatissimo Zeus si presentò alla bella Eurimedusa e la sedusse facendole partorire l’eroe Mirmidone (nato da formica). I sudditi del figlio del dio parteciparono poi alla guerra di Troia comandati da Achille.
I mirmidoni, in un’altra leggenda, si dice siano nati dalla trasformazione in uomini delle formiche dell’isola di Enone, dopo la distruzione degli abitanti avvenuta sempre a causa del prurito incontenibile di Giove. Si narra infatti che Zeus avesse amoreggiato con la ninfa Egina che gli diede Eaco come figlio. La sempregelosissima Era, per vendicarsi, mandò sull’isola dei serpenti che inquinarono le acque con milioni di uova facendo morire tutti gli abitanti, lasciando in vita solo Eaco. Questi pregò il padre presso una quercia, albero sacro al dio, e d’incanto tutte le formiche che erano intorno al tronco furono trasformate in uomini che ripopolarono l’isola alla quale il nuovo re impose il nuovo nome di Egina in onore della madre.
Migliaia di pagine sono state scritte sulle formiche e ponderosi volumi lodano “il massimo incivilimento degli insetti”, come scrive Leon Bertin del Museo di Storia Naturale di Parigi.
Pierre Huber nel 1810 pubblica “Ricerche sui costumi delle Formiche indigene”; Reaumur, padre della mirmecologia, “Storia delle formiche”; Forel “Il mondo sociale delle formiche”, Wheeler “Formiche” e Maeterlinck il massimo trattato: “La vita delle formiche”.
Tutti lodano le caste sociali, la riproduzione, la pastorizia, le guerre, l’agricoltura, la fondazione delle città, il comportamento, l’anatomia, ecc.ecc.
Ora la televisione si affanna a creare spots dove vengono evidenziati i danni di questi terribili animaletti che, insieme a mosche, zanzare e scarafaggi, dovrebbero essere eliminate dalle case e dalla faccia della terra con bombolette di veleni dai miracolosi effetti sugli insetti e dal pericoloso ritorno sull’uomo.
Vi ricordate le passate di veleno che gli americani fecero a pietto, dopoguerra, in tutte le case che, per non sbagliare, marchiarono come i manzoniani untori con la sigla “D.D.T.”
Cosa significava ’r ddiddittì ?
Distrutto Di Tutto?
Ce ne saremmo accorti dopo qualche anno!
Il massimo scrittore delle caratteristiche sociali e comportamentali delle formiche, a parer mio, resta comunque il “cantastorie” Esopo con due novellette.
La prima è “La colomba e la formica” dove viene elogiata la riconoscenza di una formica salvata dall’annegamento in una pozzanghera da parte di una colomba che porge uno stelo al quale l’animaletto si aggrappa salvandosi. Poco dopo appare un cacciatore che, al momento di lanciare una freccia all’uccello, viene morso alla caviglia dalla formica. Il tiro viene deviato e anche la colomba è salva.
L’altra è troppo nota per essere raccontata, ma anche troppo appetitosa per non tentarvi sopra un sonettino!
Eccolo:
Novella co’ ll’…amorale
Una pillaccherona di ciala
meleggia per er verso la formïa
che dice: “Falla, falla, la maiala,
m’ar ceppo te ‘un ciarivi bella mia”


Gel’e vvento arivin e fan tumìa.
Brezza la formiina ‘ndella sala,
sente bussà’, v’aprì’, è lla su’ amïa:
sciarpa, collié e ori fin sull’ala.


“Eh guà a ‘nzaccà’ le seme ‘or porverone!
Un cervolante preso pe’ llenone
e vaggo ‘ndov’è cardo sur groppone!”


Brilla fra ll’antennine un luccïone.
“Bella mi’ vita fatta sur copione
della novella scritta da un coglione!”
 
 
 

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

20/8/2015 - 10:37

AUTORE:
u.m.

O Piè, la fantasia è come il vento, quello che viene dal monte di Vecchiano e che porta le foglie di castagno a Migliarino o come quello che viene dal mare di Migliarino e porta la salsedine fino a Vecchiano... e noi siamo come aquiloni!

19/8/2015 - 20:52

AUTORE:
P.C.

In una gelida giornata di dicembre, la Formica che se ne stava imbacuccata nella sua dimora, sentì bussare all'uscio. Si fece alquanto meraviglia, perché nessuno si era mai avvicinato al suo stambugio. Si alzò dal suo panchetto e tutta anchilosata dal freddo si avvicinò all'uscio senza aprire.

-Chi è?
-Sono la tua amica Cicala.
-E cosa vuoi?
-Ho freddo; muoio di fame; aiutami.
-Ah, bene: e cosa hai fatto questa estate mentre io faticavo e sudavo?
-Lo sai: ho cantato.
-E allora ora balla, rispose; e tornò a rattrappirsi sul suo panchetto.

Un paio di mesi dopo sentì di nuovo bussare. Sempre più a fatica, quasi completamente congelata, andò all'uscio.

-Chi è?, chiese con una vocetta sfiatata.
-Ma sono io!, cavissima; sono la tua amica Scicala.
-E cosa vuoi?
-Niente; sono passata di qui e ho pensato di venivti a salutave.
-E da dove vieni?
-Vengo da Pavigi.
-Da Parigi!, e cosa ci facevi a Parigi?
-Olalà, ho seguito il tuo consiglio: mi dicesti di ballave e io sono andata a Pavigi a ballave.

La povera formicuzza, secca e nera, che non credeva alle sue antenne aprì la spia dell'usciolo e appena riuscì ad abituare gli occhi al barbaglio della neve si vide davanti una figura impellicciata d'ermellino, con un lungo bocchino d'avorio fra le dita, che le faceva ciao ciao con una mano guantata, in un tinnìo di braccialetti che scintillavano di brillanti.

-E ora cosa fai?
-Tovno a Pavigi, sono l'etoile dell'Opevà; domani ho un un gvande spettacolo dove ci savanno le più gvandi pevsonalità della Fvancia.

La Cicala salutò l'amica con un cenno della mano e ancheggiando si avviò verso una magnifica Bugatti verde con un autista in montura che l'aspettava sulla strada.
La Formica richiuse la spia, ma dopo un attimo di sconcerto la riaprì e chiamò la Cicala.

-O Ceà, se a Parigi incontri La Fontaine digli da parte mia, Vaffanculo La Fontaine.