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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Don Armando: “mio fratello che guardi il mondo”
di Gabriele Santoni

30/8/2015 - 18:43



Arrivo davanti alla chiesa di Perignano e lo trovo lì, che mi aspetta. E’ seduto in mezzo ai genitori che conosco ormai da anni. Da quando hanno iniziato a invecchiare “un po’ troppo” don Armando Zappolini ha sospeso i suoi viaggi intercontinentali.


Sono venti anni che faccio cose con questo prete. Dieci che lo frequento fitto fitto.


-“Prete di strada no”, mi dice subito,” io ho quattro parrocchie”.

Pretaccio  invece lo fa sorridere. “Ma con la P maiuscola, sia chiaro”.


Con Armando ho viaggiato e parlato a lungo. Io non credente ho stretto con lui un legame che spesso ci ha portato a indagare i dubbi, più di quanto uno possa immaginare. Una cosa che abbiamo condiviso  da subito, è la passione per gli ultimi e il senso di giustizia. –“Come stai fratello?” mi chiede abbracciandomi. Non ci vediamo da un po’. Da quando abbiamo “sospeso”   il nostro lavoro antimafia al sud, ci vediamo più raramente,  ma è come se è come ci fossimo lasciati la sera prima.


-“E’  vicino il tempo di ricominciare”- dice con nostalgia.


Ci siamo sentiti per caso, per salutarci e gli ho proposto di parlarmi un po’ di lui, .


Andiamo nel suo piccolo ufficio della canonica, dove ci siamo seduti decine di volte. E parliamo.


Il 6 dicembre dell’81 Armando diventa prete. Ha poco più di 24 anni. La prima fase della sua vita lo vede impegnato a costruire percorsi  e tappe di aggregazione. Le parrocchie, l’insegnamento della religione nelle scuole, il lavoro dell’oratorio con i ragazzi, il teatro, la chitarra.  Valorizza con efficacia  l’asilo della parrocchia ed è l’inventore del Palio dei rioni di Perignano.  Organizza gite per il mondo coi suoi parrocchiani e non solo.


Gioca anche a pallone da amatore –“Ero un’ala massiccia e veloce”- Tifa Bologna. –“Sei rimasto a Pascutti caro mio”- e lui ride.


La svolta sociale arriva nel 1991.


Armando incontra Madre Teresa di Calcutta attraverso padre Orson,  un prete indiano che per un periodo arriva alla sua parrocchia e la vicinanza agli ultimi si fa più concreta.


Sono stati quelli grandi momenti, mi dice. L’India e la costruzione dell’associazione Bhalobasa. I continui viaggi e la raccolta fondi. Il suo legame con Calcutta, terra dell’India poverissima.


E l’Africa, la Tanzania e le iniziative per la costruzione di scuole e ambulatori.


Armando finirà per andare in India e in Africa decine di volte. Fino a masticare i dialetti dei luoghi che frequenta da anni. Imparerà a mangiare piccoli polli piccanti, che sono il tema ricorrente dei suoi racconti indiani. (E’ un mangiatore di peperoncino, l’ho visto stragiare a tavola calabresi provetti.)


Ma anche il rilancio della comunità terapeutica di Usigliano, affiancando un gruppo di genitori è una sua invenzione e la valorizzazione di figure, oggi autonome e capaci. “Recuperate al futuro” dice con orgoglio.


Gli ricordo il viaggio fatto in Sicilia a Patti davanti alle Eolie con una giovanissima suora del Congo e i racconti che lei mi ha fatto la notte che l’aereo ha ritardato per il vento. E lui sorridendo mi dice-“Lì hai capito che tempra hanno quelli che scappano dal terrore.”


E poi suor Nadia,una grande pedagogista, donna colta e autorevole, che “fulminava” venti Ragazzi della comunità solo con uno sguardo e con noi affrontava discussioni di qualsiasi livello senza nessuna rigidità.


– “C’è un patrimonio di persone nel volontariato eccellente. Peccato che tutto venga a volte sputtanato dai soliti Capofai. Ti ricordi Isola Capo Rizzuto, e cosa è successo alla Sindaca?”- mi dice. E qui apriamo e chiudiamo subito un capitolo amaro che ci ha visto uniti, assumere un atteggiamento di lealtà: difenderla in un momento difficile. Questo ci ha legato ancora di più e  forse ha raffreddato i rapporti con mondi a noi cari.


E poi Genova e la svolta politica. -“Stare dalla parte degli ultimi non mi bastava più. La Provvidenza anche se sospinta da azione benevoli, non era più sufficiente.”-


Don Armando comincia a ragionare sulla messa in discussione del modello di sviluppo.  Il ruolo delle banche, il mercato. Il sociale visto come un ingombro. Il nord e il sud del mondo. La redistribuzione delle risorse e della ricchezza. La sua riflessione meditata e maturata a lungo, diventa una critica forte.


E a Genova trova alloggio. Sarà là nelle giornate calde di quell’estate, insieme ai manifestanti pacifici della rete Lilliput, ma vedrà il delirio e questo lo obbligherà a pensare che niente sarà più come prima.


“su Genova si è detto tutto e fatta in parte giustizia,anche se in ritardo e senza far pagare i Caporioni -mi dice,-ma  chi c’è stato e ha visto,  non dimenticherà mai.-


E da lì, l’impegno che si infittisce e contamina anche il lavoro parrocchiale. Per cui da un lato le frequentazioni di don Gallo e Libera di Ciotti, i convegni nazionali, il lavoro a fianco delle cooperative antimafia, il grande rapporto di fiducia costruito a Cinisi con Casa Memoria e Giovanni Impastato, per tramandare il ricordo di Peppino.  L’organizzazione della marcia dei “Cento passi dei Sindaci”. E dall’altro le provocazioni locali e il lavoro di crescita collettiva su temi importanti, di tutta una comunità.


Siamo agli anni della nostra frequentazione. Che si fa via via più stretta e confidenziale.


Mi ricorda l’intimidazione che abbiamo subito quella volta in una pizzeria del sud; sette- otto anni fa e il freddo che sentimmo in un attimo, ma anche gli abbracci di decine di giovani che vedevano una prospettiva di lavoro. Dieci cooperative sostenute, sei siciliane, una campana, una pugliese e due di Calabria. 150.000 euro raccolti coinvolgendo centinaia di persone delle nostre terre. Scuole associazioni enti locali. Un lavoro immane.-“L’importante è aver lasciato una traccia a chi verrà dopo di noi.”


E a casa nelle sue parrocchie, i famosi presepi che provocano e fanno discutere-“Ho sempre voluto accendere riflettori su mondi abbandonati” .


La panda nel Presepe per ricordare gli operai della Fiat di Termini Imerese o le prostitute accanto ai pastori.


E poi l’apertura della scuola islamica durante la guerra in Iraq e la raccolta delle firme per riconoscere il diritto di cittadinanza ai bimbi stranieri nati in Italia.


Eravamo in Sicilia quando arrivò la telefonata di suo padre impensierito perche è un gruppo di fascisti di Forza Nuova aveva attaccato uno striscione sulla chiesa per manifestare contrarietà. –“E tu non dormisti mi dice- sorridendo”. E’vero, quella sera a Lentini, non cenai e mi attaccai al computer iniziando un tam tam che portò pochi giorni dopo a una manifestazione antirazzista davanti alla chiesa di Armando. C’erano quasi 500 persone.


Gli chiedo del suo rapporto col potere e lui sogghigna. So che non ha ottimi rapporti con la Sinistra delle sue zone. Mi risponde con le parole di don Milani nella lettera a Pipetta“… ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.”


-“Ecco qui hanno il potere da troppo tempo. Vedo fare cose che non mi piacciono, mi indigno e lo denuncio a viso aperto, a costo di sembrare impopolare.”-


Sul piano nazionale Don Armando oggi è il presidente nazionale del CNCA (Coordinamento nazionale Comunità d’Accoglienza) prima di lui presidenti sono stati don Luigi Ciotti e don Vinicio Albanesi. Un ruolo importate e di peso. Lui lo svolge con forza e leggerezza come ha sempre fatto tutte le cose. Tornando il venerdì sera a casa a smaltire 5 o 600 mail, a fare la scuola per matrimoni, ha dire messa in ogni parrocchia, ad ascoltare chiunque abbia bisogno. Poi da lunedì di nuovo in giro, aerei, treni e il fido Doblò, a incontrare pezzi importanti per portare avanti le sue idee , senza mai mettere  il distintivo.


La sua battaglia contro il gioco d’azzardo è la vera ultima frontiera. –“Lo sai che le comunità di accoglienza che un tempo si aprivano per accogliere gli ex tossici, oggi hanno numeri spropositati di giocatori incalliti. Quelle macchinette vanno tolte dai bar. Almeno dai circoli ricreativi.” – E’ rigido su questo e si amareggia, quando entra in un circolo che dovrebbe garantire la socialità e le vede lì contro il muro, quelle macchine infernali.


Poi un po’ di amarcord: un volo Pisa-Palermo dove abbiamo ballato come pazzi ed io a un certo punto gli ho detto con riso isterico che non avevo bisogno di chiamare il prete prima di morire e il ricordo di qualche mangiata fuori norma,a tarda notte in Sicilia col mare davanti. A Selinunte una volta in un ristorante di Addio Pizzo,ci accesero anche i fari in veranda puntati sul mare. –“Nemmeno fossimo fidanzati- dice ridendo.


Andiamo fuori, mi dice, voglio farti vedere una cosa. Mi porta in un edificio nuovo di zecca che ricordavo in costruzione. Sono oltre 500metri quadri di sale aule didattiche e cucina. –“Questo è quello che lascerò a Perignano, dove sono da una vita. E’ costato 1.200.000euro e più della metà li abbiamo raccolti noi. Le istituzioni assenti, e me lo dice un po’ risentito. Poi mentre camminiamo mi dice, “ Questo papa mi convince e piano piano sta modificando la gerarchia ufficiale, anche se non è facile. Speriamo ce la faccia, io sto con lui. Mi racconta che una parrocchiana dopo aver sentito parlare Papa Francesco in tv, lo chiamò e gli disse-“Armando il papa ha detto le cose che dici sempre te!” E lui ridendo –“Se parla come me vuol dire che è bravo!- e mi strizza come fa sempre quando “la butta di fuori”.


-“Vieni!”-mi fa. Tira fuori una vespa celeste . –“Ti piace?”- Rispondo che è bella e che ne ho una rossa …  -lo sapevo, così si può fare qualche giretto insieme. Alza la sella e mi mostra un asciugamano piegato. –“Oggi quando finisco tutto quello che ho da fare vado al mare a fare il bagno”-


-“Armando ma quando smetti?”-gli dico a bruciapelo- “Come sogni il tuo futuro?”.


Si fa serioso e attacca. – “Il 15 luglio del 2022 avrò sessantacinque anni. Il 16 vorrei poter partire per l’Africa. Sull’isola di Bumbire, in mezzo al lago Vittoria, c’è la comunità che sosteniamo da anni. Lì ho comprato un pezzo di terra e spero di farmi una casetta. A quel punto dopo aver corso tanto mi fermerò a riflettere, a meditare. In fondo caro mio io sono un prete ed esserlo è una  scelta fatta tanto tempo fa e mai rinnegata, che mi ha portato a fare grandi rinunce ma anche a vivere una vita per gli altri, senza tentennamenti. Di questo ne abbiamo già parlato, lo sai. Naturalmente sei il primo invitato, immagina che chiacchierate. Tanto anche tu andrai in pensione più o meno come me. Hai solo un anno meno. E non dimenticare mai che sarai sempre il mio fratello più piccolo.


E questa volta mi abbraccia forte come non ricordavo.   

 

Perignano 22 agosto 2015                

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