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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Fascione a Fiataccina

31/8/2015 - 12:15



FASCIONE
Lett: nc.
Non è un accrescitivo di fascio inteso come [unione di legna, spighe o erbe], né ha niente a che fare con il fascismo ma è semplicemente il copertone delle ruote [rivestimento di gomma rinforzata da tela, che ricopre e protegge la camera d’aria della ruota].
C’ho da cambià ‘ fascioni” era una frase foneticamente più armoniosa (la parlata scorreva via liscia, senza intoppi) ed anche più precisa di “devo cambia’ gli pneumatici” (c’è un fastidioso scalino fonetico sulla p) e di “devo ‘ambia’ le rote”, che scorre sì ma è imprecisa perché non sono le ruote che devono essere cambiate “in toto” ma solo i loro rivestimenti.
Forse “devo ‘ambià le gomme” è il termine moderno più esatto e più facile da pronunciare, tuttavia “c’ho da cambià ‘ fascioni” rimane frase più affascinante ed armoniosa.
 
FATTA
Lett: FATTA, toscano [Escrementi che lascia la selvaggina, dove usa].
In verità il termine fatta era usato per indicare quelle grosse lasciate delle vacche sul terreno, infide e pericolose per i campeggianti e gli amanti della natura in genere.
Nella zona di Lucca il termine è passato ad indicare anche grosso e grande, sempre però con una connotazione negativa. Es. “Lu lì –lucchese-è uno stronzo di prima fatta!
 
FATTEFINE
Lett:nc.
Non esiste in italiano un vocabolo che si avvicini minimamente a questo simpatico e curioso termine dialettale.
Il significato di “alle fattefine” è letteralmente infine, alla fine, ma non ha un significato perfettamente corrispondente all’italiano. Alle fattefine è termine conclusivo, il punto fermo, risolutivo dell’episodio, o il colpo di scena finale, unico e un po’ teatrale, del racconto.
E’ termine usato infatti prevalentemente nella lingua parlata, nel racconto di una storia, di un’avventura, ed è calato sull’auditorio come conclusione assoluta e liberatoria di tutta la vicenda.
 
FAVA
Lett: FAVA .[Baccello, genere di pianta delle leguminose]
In dialetto, oltre al baccello, si chiamava fava anche la parte terminale del pene maschile, il glande, cioè la parte coperta dal prepuzio. Era termine, in effetti, piuttosto volgare. 
Si utilizzava anche in un modo di dire particolare con cui si voleva esprimere o una risposta evasiva ad una domanda ritenuta sciocca, o un diniego ad una richiesta.
La mi’ fava….” era la frase utilizzata, talvolta accompagnata da un altrettanto volgare toccamento.
Esistevano anche alcune “fave” firmate:
la fava d’Aronne…” probabilmente originata dalla erronea traduzione del termine verga, il bastone che il personaggio portava nella mano.
la fava di Noe’, pesava un chilo e trentatré”, filastrocca popolare un tempo molto conosciuta.
Per estensione il termine fava si utilizzava anche per indicare il pene nella sua interezza, specie quando si voleva indicare quello degli animali come ciuo, miccio, cavallo, notoriamente attrezzi di più che generose proporzioni.
Da fava (baccello) deriva il famoso proverbio “Pigliare due piccioni a una fava” cioè “Ottenere due intenti nella medesima congiuntura”.
Fave de’ morti” diconsi certi piccoli dolci in forma di fave, che si mangiano nel giorno de’ morti: perché le fave furono dagli antichi latini reputate cibo da espiazione, che soleva mangiarsi nelle epulae ferales o banchetti funebri.
 
FEFFE
Lett: nc.
E’ termine infantile per indicare il caffè.
Bimbo, lo voi un po’ di feffe?” : lo desideri un po’ di caffè?
Si tratta della solita semplificazione fonetica del linguaggio usato per rivolgersi ai bambini piccoli come babbo, papà, mamma, tata, tette, chicco, pipi, pupù, totto, lalo ecc.
Bimbo e bimbino erano molto usati in passato per indicare i figli ed ancora oggi si usa dire
er mi bimbo” per indicare il proprio figlio, in maniera del tutto indipendente dall’età che questo possa avere.
 
FIATACCINA
Lett: nc.
E’ un termine che è usato ancora oggi ed indica una condizione d’affanno respiratorio, un fiato grosso. Non trova un riferimento specifico sul vocabolario ma si può facilmente ipotizzare derivato da fiato, fiatone [Dal latino flatus soffio, vento]
Ho un po’ di fiataccina” indica una condizione di mancanza di fiato, per una corsa od uno sforzo intenso.

 

FOTO

Giuseppe Evangelisti, foto dal fronte arabo

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