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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
"Uno strano imbroglio" 12

21/9/2015 - 10:20

Riassunto delle puntate precedenti

Due pescatori abusivi trovano in Bocca il cadavere di un nero. Sembra solo un affogato ma a fare le indagini del caso viene richiamato il maresciallo Silvestri, in congedo temporaneo. La morte di un altro nero, investito da un mezzo pesante sulla strada del mare appare come una strana coindìcidenza. Silvano brancola nel buio fino a che compare un biglietto anonimo con uno strano disegno che indica qualcosda oltre la curva della strada del mare. Si tratta ora di avere il permesso per andare a controllare di persona. Un primo contatto con il fattore del conte rivela che la zona è di proprietà della contessa che vive a Londra. E' necessario quindi il permesso di un altro fattore, che Silvano tenta di rintracciare. Il fattore, una volta rintracciato, sembra disponibile a rilasciare il permesso ma ben presto scompare e a Silvano non resta che andare a parlare col Direttore della Villa per poter finalmente andare a vedere cosa si cela dietro alla strano disegno oltre la curva della via del Mare.

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La stanza in cui lo condusse sembrava avere assorbito tutta la luce che mancava al corridoio. Una grande finestra illuminava un locale ampio e ben arredato, qualche quadro di caccia alle pareti, perfino un tappeto che si estendeva dalla massiccia scrivania fino alle due poltroncine in pelle che aveva davanti, su una delle quali Silvano prese posto.

La stanza era inoltre direttamente proporzionale al direttore: un omone grande con una bella barba curata, una voce proporzionata alla stazza, una camicia a quadri aperta al collo con una bella giacca marrone alla cacciatora con molte tasche e con le pezze ai gomiti. Dopo le presentazioni di rito Silvano decise che non era il caso di mettere al corrente il direttore delle sue indagini e tacque anche sul motivo della ricerca del fattore. Chiese solamente, e in modo vago, la ragione della sua irreperibilità.

 

Come vaga e non troppo motivata era stata la richiesta di Silvano altrettanto vaga fu la risposta del direttore che accennò ad piccolo problema personale del fattore, ma senza entrare nel merito. Non chiese altre informazioni sul motivo della richiesta ma riferì con la sua vociona, e con grande disappunto di Silvano, che il fattore non solo era assente, ma si trovava in aspettativa, e che era addirittura partito e non si sapeva quando sarebbe tornato.

Ma la cosa più grave era che il fattore era l'unico dipendente autorizzato dalla Contessa a rilasciare i permessi d’ingresso nella proprietà. Nemmeno il direttore aveva questa autorizzazione per cui era amareggiato di non poter essere utile ma: nessun fattore, nessun permesso…. fino a data da definire.

Silvano provò a insistere sul fatto che ci fosse qualcun altro autorizzato a rilasciare il permesso: possibile che il direttore…….non ne aveva la facoltà, lui si occupava solo della parte contabile e amministrativa; il sostituto del fattore ………non esisteva; la stessa Contessa ………a Londra per i fatti suoi; il marito della Contessa ……… deceduto da alcuni anni e chi le scaldava il letto (parole del direttore) non erano fatti suoi e non aveva nessun titolo per interferire.

Silvano capì che era inutile insistere per cui si alzò, salutò ringraziando il direttore, passò davanti alla stanzetta del portiere di nuovo vuota ma con il giornale sportivo ora scomparso, e prese sconsolato la via della caserma.

Il maresciallo Maggioni fu naturalmente contento di sapere che la pista aveva ripreso vigore ma ora si poneva il problema di come superare questo ostacolo, logico nella concatenazione dei fatti ma piuttosto difficile da valicare. Il problema, infatti, era che nessun Magistrato avrebbe dato loro il permesso di violare una proprietà privata solo per delle supposizioni, piuttosto vaghe anche. In fin dei conti un semplice foglietto che potrebbe anche essere uno scherzo ed un fattore scomparso che potrebbe anche avere dei problemi personali. No, troppo poco per giustificare e autorizzate un intervento coatto in una proprietà privata.

Certo che se messi tutti insieme:

-un morto di colore trovato nel fiume, non identificato e senza niente nelle tasche

-un altro morto di colore investito e ucciso poco dopo da un camion in una zona che non ne giustificava la presenza (anche questo non identificato per mancanza di documenti e in tasca solo poche lire e un preservativo)

-un foglietto anonimo recapitato a chi si occupava delle indagini con un disegno che indicava una zona ben precisa del bosco

-la scomparsa misteriosa del fattore delegato al rilascio del permesso per l’accesso nella zona indicata

Visti tutti insieme un certo valore di prova l’acquistavano e facevano sorgere sospetti, ma comunque non erano sufficienti per riuscire ad ottenere un’autorizzazione dal Magistrato. Serviva qualcosa di più.Non restava che aspettare. Ma aspettare era un verbo che a Silvano non era mai piaciuto.  

Lasciata la caserma invece di andare verso casa si trovò nuovamente a fare un giro sulla via del Mare fino alla famosa curva. Per la strada che si snodava nella campagna con ampie curve e brevi tratti ombreggiati da alti pini solo poche auto, la stagione del mare era ormai finita. Solo qualcuno che andava a fare due passi sulla spiaggia ora deserta, qualche pescatore, qualche cliente dell’unico bar-ristorante ancora aperto fino alla fine del mese. Percorse la strada lentamente gustandosi il panorama fino alla piccola rotonda, poi fece tutto lo stradone diritto fino alla curva, dove la strada svoltava decisamente verso il mare, oramai molto vicino. Svoltò e cercò di parcheggiare.

La strada era molto stretta e circondata da una rete metallica su entrambi i lati che non permetteva un facile parcheggio. Cercò di accostare il più possibile l’auto alla rete, spense il motore e scese dall’auto. Vide che occupava gran parte della carreggiata ma un’auto poteva passare senza problemi. Si sporse dalla rete per guardare nella macchia. Non vide niente tranne file disordinate di alti pini, grossi lecci frondosi e bassi cespugli fra cui si aprivano stretti passaggi per uomini e animali. In basso un tappeto di aghi di pino e rametti secchi punteggiato dalle molte pine cadute e non raccolte.

Camminò avanti e indietro lungo la strada, prima e dopo la curva, e vide che la rete che recintava la proprietà era vecchia e corrosa dalla ruggine. Presentava anche numerosi varchi, sicuramente opera di cercatori di funghi, bracconieri, curiosi che per qualche motivo erano entrati nel bosco. In questi punti la rete era compressa, abbassata, e relativamente facile da saltare anche ad uno non esattamente atletico come Silvano.

E Silvano fu tentato non poco mentre percorreva avanti e indietro la stradina. Si disse che magari poteva dare solo una breve occhiata, che non era una vera e propria violazione se entrava solo per pochi metri, che magari poteva sostenere la necessità di un impellente bisogno fisiologico (si ricordava che il dottor Tabucchi, suo amico, gli aveva parlato una volta della “minzione imperiosa” che colpisce chi ha la prostata ingrossata) ma poi pensiero di Chiara e la sua promessa di non fare sciocchezze lo convinse che non era il caso.

E poi forse non sarebbe bastata una semplice occhiata ma bisognava sicuramente cercare con maggiori mezzi e con maggiore tempo a disposizione.
Quindi rinunciò, scacciò l’idea, riprese l'auto e tornò verso il paese ma non si fermò a casa ma proseguì fino al Comune dove prese informazioni sulla residenza del fattore Lupetti.

Di Lupetti ce n’erano molti fra cui cercare ma quando Silvano disse che era il fattore della contessa, il nome venne fuori subito: Vladimiro Lupetti, di anni 51, nato a Prato e residente in via dei Salcetti 81.
 

La via dei Salcetti era appena fuori dal paese, da una parte vigne e campi coltivati, dall'altra una serie di casette singole  e a schiera di varie dimensioni e colori fra cui una costruzione più grande e più antica, un casolare di proprietà probabilmente della Contessa e di cui l’abitazione del Lupetti occupava la parte sinistra. Al numero civico 81 porta e finestre apparivano sbarrate, un allarme in bella vista lanciava ad intervalli un piccolo segnale luminoso, in fondo ad un vialetto di ghiaia bianca una cuccia di cane disabitata, ad entrambi i lati del vialetto un giardino che si allargava in un vasto pezzo di prato a sinistra,  piuttosto incolto per uno che di mestiere si debba occupare di un'Azienda Agricola.

Silvano scese dalla Punto e si spinse fino al grazioso cancello di ferro battuto davanti al vialetto d’accesso. Quasi senza speranza suonò ripetutamente il campanello munito di una moderna videocamera sormontante una targa di ottone con scritto in un bel corsivo dorato Lupetti Vladimiro. Non c’era altro, tipo il nome della moglie, che di solito appare, e nemmeno quello dei figli. Forse era scapolo, forse si era maritato dopo che aveva fatto la targa e la moglie era in attesa di riscontro.

Suonò ancora il campanello pur sapendo che non si sarebbe affacciato nessuno ed invece qualcuno si affacciò, una testina bianca da una finestra dell’abitazione vicina. La testina bianca con una vocina disse:

"Guardi......non c'è nessuno, il fattore e la moglie sono partiti la settimana scorsa.....così….improvvisamente"

"Buongiorno signora..senta......sono......sono un amico......un amico del fattore. Non sa mica dove sono andati e quando ritornano...sa, per una faccenda?"

"Mi dispiace signore ma non lo so. Strano perché siamo sempre stati in buoni rapporti.......la moglie è tanto carina....ogni tanto mi viene anche a trovare. Sa io sono anziana e vivo sola....qualche volta mi ha fatto anche la spesa. Spesso mi raccontava anche dei problemi con quel loro figliolo che vive a Milano e che.....insomma non sta bene. Invece mi sono svegliata una mattina e ho trovato tutto chiuso, senza avvertire…..senza dirmi niente........non so……Marisa si parte, si va…..non so. Forse sono andati a Milano perché magari al figliolo è successo qualcosa.......sa…. quando si prendono certe robe........"

Silvano ringraziò e salutò la signora Marisa (che rimase naturalmente alla finestra a guardare fino a che non fu partito), poi gli venne in mente di passare anche dalla posta dove c'era la sua amica Sandra per chiedere se il Lupetti avesse lasciato qualche istruzione, un indirizzo dove inviare la corrispondenza, ma inutilmente. Sparito...improvvisamente sparito.... a tempo indefinito.

Certo una mossa sospetta, molto sospetta. Che sapesse o meno di qualcosa di losco nel bosco quando ha riferito della richiesta del permesso lo hanno subito gentilmente invitato a partire. E in questo caso, chi l’ha gentilmente invitato? E’ stato subito invitato a scomparire perché è difficile non reagire immediatamente quando un carabiniere viene a trovarti e ti fa capire che c'è un’indagine su qualcosa di cui sei a conoscenza e che può rappresentare un reato. Anzi questa fuga fa pensare che il reato esista veramente e che la chiave sia proprio in quella zona del bosco.

Comunque ora- pensò Silvano- siamo a un punto fermo: niente fattore, niente permesso, nessuna possibilità di poter agire per via legale per mancanza di prove o indizi. Non ci rimane che aspettare e sperare che succeda qualcosa.

Forse si poteva tentare di sapere qualcosa di più dal direttore ma se c’era una trama difensiva questa avrebbe coinvolto sicuramente anche il direttore della tenuta. Forse si poteva interpellare direttamente la contessa ma questa era a Londra e, sapendo cosa si prospettava quaggiù, si poteva immaginare che la sua permanenza in quella città si sarebbe protratta a lungo. Una richiesta ufficiale era in pratica impossibile perché in mancanza di prove certe di reato ogni mossa, specialmente in campo internazionale non aveva, a parte i tempi lunghissimi, praticamente nessuna possibilità di successo. Non c’era che aspettare dunque, aspettare che succedesse qualcosa, un altro morto, forse, un altro biglietto, qualcosa insomma che smuovesse le acque.

Nelle settimane seguenti né le affettuosità di Chiara, né le sue ripetute ottime pastasciutte e nemmeno le frequenti telefonate con Valentina che continuava a dirsi felice del lavoro e della compagnia riuscirono a far cambiare l'umore nero di Silvano costretto a un’inattività forzata.

Neanche l’intensificarsi delle visite a Tricia, sulla collina, e la sua dolce compagnia, riuscivano ad alleviare più di tanto il senso d’impotenza di Silvano di fronte ad una situazione che si trascinava e che appariva senza via di uscita. Tricia lo vedeva sempre più teso, depresso. Lo abbracciava, lo consolava e cercava di parlare con lui di cose belle, di progetti da realizzare insieme, di viaggi che potevano fare, di iniziative per promuovere i suoi lavori ma spesso Silvano era lontano, assente. Lui stesso si rendeva conto di essere diverso dal solito e se ne scusava con Tricia, ma era evidente quanto questa indagine non risolta pesasse sul suo stato d’animo e sul suo comportamento verso gli altri.

C'era poi anche il rischio che il Maggioni, poiché la situazione era ferma e che poteva rimanere così non si sa fino a quando, destinasse Silvano a qualche lavoro d'ufficio, quelle noie che lui aveva sempre rifiutato considerandole mansioni da impiegato e non da quel servitore dello Stato che lui era. L’uomo che aveva giurato di sconfiggere il crimine e arrestare i delinquenti.

La cosa successe una mattina, una di quelle tante mattine in cui Silvano si svegliava prestissimo e non riusciva più ad addormentarsi. La sua indagine era irrimediabilmente ferma, bloccata, e poteva in teoria anche arrestarsi a quel punto, legata com’era al ritorno, nemmeno sicuro, del fattore. Una strategia difensiva che sembrava al momento vincente.    

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