Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
I sindaci sono favorevoli alla riforma del Senato
I sindaci sono favorevoli alla riforma del Senato e al superamento del bicameralismo paritario. È una vera svolta per l'Italia. La demagogia e il vuoto radicalismo populista, che disprezzano di fare i conti con la realtà, e prima ancora l'incultura istituzionale o un conservatorismo interessato da ceto politico parlamentarizzato, sono lo specchio del fallimento della politica e del discredito di una classe dirigente politica, che hanno un prezzo enorme per il nostro paese. Stare fermi significa aprire la strada ad un avvitamento della crisi democratica e ad una completa e pericolosissima perdita di controllo dei residui spazi d'intervento per arginare la crisi finanziaria dello Stato ancora incombente, la stessa crisi che ormai schiaccia le comunità locali. Vorrebbe dire compromettere i segnali di ripresa. Questo è il vero rischio che oggi si corre. Questa è la sostanza degli appelli drammatici per la riforma rivolti dai presidenti Napolitano e Mattarella al Parlamento.
Anche a sinistra qualcuno dimentica una tradizione di proposte molto motivate in favore del superamento del bicameralismo paritario. Di certo i sindaci hanno sempre chiesto, senza distinzioni di parte, che le autonomie locali abbiano luoghi dove possano essere ascoltate per pesare di più. Hanno chiesto il Senato delle Autonomie.
Il bicameralismo italiano è in crisi. Una crisi di lunghissimo periodo, divenuta cronica, senza più motivazioni accettabili e difendibili, che accresce la debolezza e la delegittimazione del Parlamento. Come non vedere un difetto strutturale di funzionamento dei rami più alti delle istituzioni, ormai disallineate rispetto ai ritmi delle trasformazioni economiche e sociali. Infatti, l'obbligo che le leggi vengano approvate nella medesima formulazione da entrambi i rami del Parlamento non consente di predeterminare i tempi di approvazione delle stesse. Tale limite, combinato alla mancanza di strumenti decisionali degli esecutivi, ha spinto i governi che si sono succeduti ad utilizzare in modo patologico decreti legge, questioni di fiducia e maxiemendamenti.
Il permanere del bicameralismo paritario è in contraddizione aperta con la riforma del Titolo V della Costituzione. Rappresenta un'evidente testimonianza dell'incompiutezza di questa riforma, che finisce per accentuarne gli elementi di criticità e di conflittualità, privando il sistema di uno strumento fondamentale di rappresentanza, di armonizzazione delle politiche, di reciproca responsabilizzazione nel governo della finanza pubblica, di ancoraggio ad interessi diffusi e cruciali per il radicamento della democrazia e per lo sviluppo. Cambiare e completare il Titolo V della Costituzione significa correggere ciò che è imperfetto negli elenchi di materie.
Tuttavia è l'esistenza di una sede rappresentativa nuova il rimedio maggiore, che potrà dare organicità ad una necessaria riforma. La riforma del parlamento e dei poteri del governo, per rafforzare entrambe le istituzioni, è assolutamente necessaria: perché regioni e autonomie locali hanno bisogno di stabilità politica e di meccanismi decisionali funzionanti, non hanno bisogno di un potere centrale debole; perché riforme quali quella delle burocrazie pubbliche non si possono fare con l'ordinamento che c'è.
Questa impossibilità a riformare radicalmente la sfera pubblica - problema italiano, ma anche europeo - mantiene la fratture che bloccano il paese. Fra Nord e Sud. Fra integrati e esclusi. Dà spazi al malaffare e all'invadenza delle mafie. Alimenta un'antipolitica senza speranza e l'astensionismo elettorale. Perpetua e esaspera ogni egoismo. È la pietra al collo che ci fa affondare.
Il Senato delle Autonomie garantisce maggiore rappresentatività, cooperazione istituzionale e dunque legittimazione del sistema. Eviterà il contenzioso fra Stato e Regioni che ha ingolfato la Corte Costituzionale. Una camera che rappresenti gli enti territoriali non dev'essere direttamente elettiva.
Chi ripropone l'elezione diretta dei senatori, scissa dalla rappresentanza territoriale, propone non per caso anche poteri aggiuntivi che ne sfigurano i compiti, che riporterebbero ai vizi del bicameralismo paritario con un sistema anche più confuso, esposto a rischi di paralisi.
Il Senato delle autonomie rappresenta un efficace strumento per consentire a Regioni ed enti locali di partecipare all'attuazione delle politiche comunitarie e per contribuire attivamente alla loro elaborazione assumendo un ruolo attivo e partecipativo nella fase ascendente del diritto dell'Unione Europea.
In tutti i sistemi democratici contemporanei dove è vigente un sistema federale o fortemente regionale è presente anche una camera che rappresenta gli enti federati come camera di compensazione dei conflitti e come luogo dove codecidere e meglio indirizzare, tenendo conto delle istanze locali nell'adozione delle principali decisioni politiche.
Per l'Italia la camera federale è di fondamentale importanza anche perché le politiche di rientro dal debito e di miglior allocazione della spesa siano efficaci. Tanto più se consideriamo l'enorme sforzo che viene tuttora richiesto alle autonomie locali di concorrere alle politiche di risanamento dei conti pubblici, senza che nemmeno siano stati attivati gli organismi di coordinamento e di concertazione tuttora previsti dalla legislazione sul federalismo fiscale. È l'emergenza permanente che ci schiaccia.
Dunque, guardando dal basso, ragionando da sindaci, ci sono forti ragioni positive a favore della riforma, le stesse che hanno spinto alcuni di noi particolarmente convinti e impegnati a proporla - anche con il sito web senatodelleautonomie.it - ben prima che Matteo Renzi la incardinasse con coraggio e determinazione nell'iter parlamentare. La razionalizzazione, certo, porta anche risparmi di spesa e un necessario ridimensionamento della rappresentanza parlamentare elettiva. Ma soprattutto consentirà di governare meglio e di riportare i cittadini ad apprezzare una politica rinnovata e a partecipare.