Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
PER IL LORO BENE
Per fare il bene delle bambine e dei bambini rom del campo della Bigattiera il Comune di Pisa ha fatto abbattere, sotto i loro occhi, l'unico tetto che avevano sulla testa.Sempre preoccupandosi del loro bene aveva tolto già da tre anni acqua corrente luce e scuolabus a quelle giovani persone.
"Nell'interesse dei minori", come dice di aver agito l'assessora al scociale Capuzzi, a anno scolastico appena cominciato questi minori sono stati messi nell'impossibilità di continuare a frequentare le classi in cui erano inseriti: è stato interrotto, per volontà dell'amministrazione guidata dal sindaco Filippeschi, un faticoso ma anche fruttuoso percorso di inclusione messo in atto in questi anni dalle insegnanti "di frontiera" di Marina di Pisa e da molte persone di buona volontà.Questi sono i fatti, semplici e violenti.Le "ruspe democratiche" chiamate a abbattere il degrado lo hanno solo aggravato e spostato un po' più in là (la famiglia con sette bambini, la maggiore in terza media, dalle sue tre stanze di muratura è finita in una roulotte a Coltano).In questa settimana abbiamo visto all'opera, insieme alle ruspe, una bella serie di approssimazioni, improvvisazioni, violazioni dei diritti internazionali e delle norme europee, dichiarazioni contraddittorie se non menzognere, scaricabarile, chiacchiere da bar e silenzi pesanti (niente da dire assessora alla scuola Chiofalo?).
Su questo passato prossimo, su tutta l'operazione e su tutto ciò che l'ha preceduta, il governatore della Toscana Rossi ha l'obbligo di chiedere un chiarimento politico, dal momento che ha preso le difese d'ufficio degli amministratori pisani. Deve anche chiedere conto - e noi con lui - dell'immediato futuro di questi minori cui si è fatto del bene, a partire dall'iscrizione in nuove scuole, dal trasporto scolastico, dai nuovi libri di testo da procurare loro, dalla regolarizzazione dei bambini apolidi nati in Italia e dalla loro condizione di assistenza sanitaria.
Infine Rossi deve domandarsi - noi la risposta ce l'abbiamo già - se chi ha gestito questa operazione sia ancora in grado di gestirne le conseguenze.