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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Le Parole di Ieri
Da Fortore a Furetto

8/10/2015 - 9:06


FORTORE
Lett: FORTORE.  [Acidità di stomaco per cibo indigesto].
In dialetto il termine veniva utilizzato al plurale: fortori, ed indicava appunto i bruciori di stomaco.
C’ho un po’ di fortori!” : ho dei bruciori di stomaco!
La parola potrebbe derivare dall’aggettivo forte, usato in dialetto per indicare qualcosa di sgradevole nel sapore o nell’odore di cibi e bevande.
“Sa un po’ di forte!” indicava un sentore acido avvertito nell’assaggio, come di alimento non fresco che cominciava ad alterarsi. In questo caso l’alimento veniva scartato perché di cattivo sapore e potenzialmente anche dannoso. Se l’alterazione non era così evidente ma restava nell’ambito di una non perfetta gradevolezza veniva utilizzato un altro termine dialettale: si diceva che il prodotto o l’alimento era passato.
E’‘n po’ passato” : non è freschissimo, è meno buono di come avrebbe dovuto essere.
Un altro modo per indicare un certo imbarazzo gastrico è il galleggìo o galleggiamento di stomaco (la pronuncia fa perno sulla i ) che è una condizione di fastidio gastrico, non ben definito, che in termine medico potrebbe tradursi in dispepsia. E’ un malessere, più che una malattia, che interviene per una digestione lenta, difficoltosa che si manifesta con rumori gastrici e saltuari ruttini, sbuffi d’aria, fortori.
 
FOTTIO (accento sulla “i”)
Lett: FOTTIO. [Gran quantità, buscherio]. Con l’accento sulla i di “io”, il vocabolario lo definisce come verbo [regionale volgare].
Ce n’è un fottio” sembra invece un modo di dire ancora attuale, con una capacità espressiva che appare superiore al freddo italiano “ce n’è una grande quantità” e molto meno volgare del moderno, ma poco elegante, “ce n’è un casino”.
Fottio poteva avere anche il significato più generale di molto, assai:
m’è garbato un fottio”: mi è piaciuto molto. Anche questa frase, sia pure con un forte sapore dialettale, rimane espressione più simpatica e genuina dello snobistico: “m’è garbato un casino”.
 
FRANCESINA
Lett: nc.
Era il nome di un piatto della nostra cucina, povero ma saporito.
Il termine è forse di origine francese oppure, come dice Umberto, perché squisito come molti piatti della cucina francese.
Si fa imbiondire in olio la cipolla tritata, poi si aggiungono i pomodori ben maturi e sbucciati.
Si fa cuocere alcuni minuti ed intanto si preparano le uova sbattute con un pizzico di sale.
Si aggiungono al composto e si mescola bene facendo addensare. Quando l’uovo è cotto il piatto è pronto.
 
FREGAGIONE Lett: FREGAGIONE.

[Strofinamento con la palma della mano, o con un panno, su qualche parte del corpo].
La fregagione era semplicemente un massaggio, forse un po’ più potente, praticato sicuramente con il desiderio di ottenere, mediante l’impiego di un maggior impegno, una maggiore azione curativa.
Ora mi ci faccio fa’ una bella fregagione!”
 
FREMORE Lett: FEMORE.

[Osso lungo della gamba].
Ni s’è rotto r ‘fremore”: si è fratturato il femore.
Notare anche l’uso del “ni” al posto del “gli”, scambio ricorrente nel dialetto, usato anche al singolare:
“ne l’hò detto” “ne lo portai” “ne lo feci” ecc.
 
FRIGNOLO
Lett: FRIGNOLO. [Fignolo: dal tedesco finne bottoncino, pustola, foruncolo].
E’ una sorpresa questo termine che appariva di pura fantasia e che invece scopriamo derivato da una parola tedesca.
Il frignolo è il foruncolo, e nemmeno tanto grande, altrimenti prenderebbe il nome di bornio.
Fignolo diventa poi dialettalmente frignolo, per una di quelle modifiche che avvengono naturalmente quando la popolazione non usa la scrittura e si tramanda le parole solo in forma orale, trasformandole nel lessico più consono al proprio modo di parlare.
 
FRULLLANA
Lett: FRULLANA. [Fienaia. Falce fienale].
La frullana era una grossa falce formata da un lungo manico di legno con un solido appiglio alla metà circa, detto transetto, terminante con una lunga e sottile lama a mezzaluna. La lama era fissata al manico in maniera obliqua in modo che, manovrandola dall’alto, rimanesse sempre parallela al terreno. Tenendo il manico con una mano e manovrando l’attrezzo con l’altra tramite il transetto, con un lento movimento a pendolo si falciava l’erba a pochi centimetri dal terreno. Si riusciva cioè ad eseguire un taglio raso senza la necessità di doversi curvare sul terreno, cosa indispensabile usando una normale falce o il falciotto (una falce in formato ridotto).
La “falce fienale”, cui fa riferimento lo Zingarelli, era invece una falce più piccola, sempre con il manico di legno ma diritta e molto più corta, utile per tagliare piccole quantità di fieno dal pagliaio.
 
FUCILATA
Lett: FUCILATA. [Colpo o sparo di fucile].
In dialetto fucilata aveva anche il significato di “sparare” un dichiarazione d’amore.
Un tempo infatti, fino agli anni ’60 circa, si era molto più formali nelle questioni di cuore ed era piuttosto frequente partecipare il proprio interesse nei confronti dell’altro sesso con dichiarazioni
d’amore spesso molto imbarazzanti perché fatte a voce, di persona, non essendoci altre forme più semplici di comunicazione. Anche una lettera poteva servire ma rendeva la cosa più formale ed impegnativa e presupponeva oltretutto una padronanza della lingua italiana che sarebbe arrivata anni dopo. Bisognava prima capire se la persona era interessata per evitare non solo uno spiacevole rifiuto ma soprattutto una bruttissima figura.
Fare dichiarazioni, più o meno sincere, era un arte in cui molti eccellevano. Uno di questi era il famoso Cipione, che si diceva fosse un “re” nello sparare fucilate!
 
Aneddoto
Al Gancino di Stiava un metatese chiese a Cipione:
“Cipione, cosa dici, ne la tiro una fucilata a quella là?”
“Guarda -rispose Cipione- che quella là ha preso più fucilate della pianta di Orfeo!”
(La pianta in questione era un grosso albero sotto il quale Orfeo aveva un capanno con il fratello dove cacciarono e spararono per oltre 20 anni!).
 
FUMINO
Lett: nc.
Termine con cui si indicava una persona che si arrabbiava facilmente, facile ad innervosirsi.
La parola è derivata probabilmente dai modi usati per indicare questa condizione di facile arrabbiatura come “prendere fuoco facilmente” o “infiammarsi per un nonnulla”, in cui c’è sempre un certo riferimento al fuoco.
Era usato anche come un avvertimento fra amici:
Bada che lui lì è ‘n po’ fumino!”: stai attento a discutere con quel tipo perché è uno che si arrabbia facilmente!
 
FUNGERE
Lett: FUNGERE. [Adempiere. Esercitare. Compiere]
[Dal latino fungi (p.p. functus) che vale usufruire di qualcosa, da cui avere il possesso, usare, esercitare, adempiere in senso più largo esercitare un ufficio. Dalla stessa radice deriva defunto: latino defunctus, (p.p. di defungere) sciogliersi dagli obblighi , liberarsi dagli impegni e poi morire, che è il mezzo più decisivo e solenne per liberarsi dagli uffici e dai travagli della vita].
In dialetto fungere aveva il significato più ristretto, se pur analogo, di funzionare, servire a.
Ultimamente è stato un po’ abbandonato nel parlare comune, un tempo era molto più usato, anche talvolta in maniera scherzosa o canzonatoria: “Ma funge?” funziona?
 
FURETTO
Lett: FURETTO.
Il furetto (furus mustela) è un [piccolo mammifero, varietà albina della puzzola], che puo’ essere addomesticato per la caccia ai conigli selvatici.
La caccia inizia localizzando la tana di entrata e quella di uscita del coniglio.
Tutte le tane costruite dall’animale hanno due aperture per consentire, in caso di pericolo, una sicura via di fuga.
Il furetto, cacciatore naturale del coniglio, viene introdotto nell’apertura di una tana mentre il cacciatore si apposta all’altra con una rete.
Il coniglio, sentendo arrivare l’intruso fugge dalla tana per la via che ritiene libera e viene così preso nella rete dal cacciatore.
Succede però che talvolta l’attesa del cacciatore si prolunghi, il coniglio non arrivi, e neanche il furetto dia segno di sé: è successo che il coniglio è stato catturato e mangiato dal furetto che, dopo il pasto, si è placidamente addormentato nella tana.
 
 
 
 
 
 

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