In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.
Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.
Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente.
Sporti periolosi
Appena levo va dar pedïure
senza nemmeno fa’ lla ‘olazione,
sgranchisce tutte ‘vante le giunture
e ‘ncomincia ‘na sfirza di fressione.
Insuengiù ne fa armeno un’ottantina,
va ppoi a rruffolà’ nella credenza,
mangia du’ fegatelli ‘olla retina
e s’avvede di ciccia d’esse’ senza.
Pigli’allora una rete coll’ombuto,
du’ pali pe’ montà’ la bilancina
e invia a llavorà’ di filo e sputo.
La massaia pulisce la ‘ucina,
vede ner canto ‘r filo già tessuto
…e lla granata stiaccia ragno e trina!
(segue dalla settimana precedente)
In un altro posto, ma sempre con lo stesso personaggio, si sta svolgendo una stessa storia ma con un diverso finale .
Qui il pescatore sportivo, perché sempre di lui si sta parlando, si alza a giorno fatto. Controlla tutte e otto le zampette, fa una pulizia degli otto piedini, sgranchisce le cinquantasei giunture delle gambe e comincia una ginnastica preparatoria alzandosi ed abbassandosi, sempre più velocemente, sulle lunghissime articolazioni.
Poi, affamato, va a ripassare le trappole lasciate nei vari posticini (a rruffolà’ nella credenza), dove crede esserci stato un bel passo di prede, ne trova infatti due belle arrotolate, tipo fegatelli fatti con la “rete” alla maniera contadina, mangia la ciccia catturata e infine comincia a preoccuparsi della cena.
Cerca allora due agganci per la sua nuova rete ad imbuto, quasi fosse una bilancina come quella che gli umani usano per la pesca nei fossi, e aziona la sua macchinetta addominale, la filiera, che sputa fuori un filino di 10/1000 di millimetro con il quale prepara la trappola.
Tutto pronto; punti 1 e 2 fissati, giù al 3 e al 4 equidistante dal punto 1 e 2, poi dal 5 di nuovo al 3 e, a metà da 1, nodo 6 e triangolo 6-5-3. Fra 6 e 3 trovare punto 7 da dove si scende al punto 8: centro della tela.
La massaia, che sta dilezzolando la cucina con una scopetta di infiorescenze di cannella legate a una lunga canna, si accorge del lavoro appena terminato e, ve lo giuro, neppur minimamente entusiasta e tanto meno ammirata dell’opera di alta ingegneria del ragno, spazza via ragnatela, calcoli, tesa, preda e predatore con una bel colpo di granata.
Poi apre la finestra affinché la bella farfalla cavolaia, che stava cadendo in trappola, se ne possa ritornare a partorire una miriade di bruchetti che le divoreranno tutto l’orto, ma lei è bellina mentre il ragno… “era”….. brutto schifoso.
Fra curiosità e natura
Viveva a Colofone, in Lidia, una giovane tessitrice di nome Aracne che si vantava di essere più brava della stessa Atena nell’arte del ricamo. Fu fatta la sfida fra le due tessitrici e la dea presentò un grande arazzo dove, al centro, vi erano raffigurati i dodici più importanti dei dell’Olimpo e, agli angoli, quattro scene di mortali puniti per la loro presunzione.
Aracne non tenne in alcun conto l’ammonimento e tessé uno straordinario lavoro dove erano messi in mostra tutti gli amori degli dei, dimostrandosi la migliore. Atena, irritata, lacerò la tela, picchiò la rivale con la spola e la trasformò in ragno, condannandola a tessere per l’eternità solo fragili ragnatele.
I ragni appartengono all’Ordine degli Artropodi, sotto tipo Cheliferi, classe Aracnidi.
Lasciamo da parte la loro complessa struttura e vita sociale che riempirebbero intere enciclopedie e parliamo dei loro rapporti con l’uomo.
Molti ragni hanno una croce disegnata sul dorso.
La leggenda dice che tale segno sia la ricompensa divina per aver salvato Davide quando questi si rifugiò nella cantina di Adallam inseguito da Saul. Appena il fuggitivo entrò nella stanza, un ragno mandato dal cielo tessé la propria tela di fronte alla porta e così Saul credette che nessuno fosse passato di lì e David fu salvo.
Esopo non poteva tralasciare un insetto (attenzione: il ragno non è un insetto! Gli insetti hanno sei zampe e non otto e hanno il corpo diviso in tre segmenti e non due!) così tanto comune nelle case, da non spiegarne il motivo e farne il modello dell’adattabilità.
Nella novella “La Gotta e il Ragno” si narra che i due erano fratelli e, arrivati sulla terra, alla Gotta fu assegnata una casa povera, mentre il Ragno si accampò in una dimora di ricchi.
La pulizia di quest’ultima era così esagerata che le sue ragnatele venivano spazzate ancor prima di essere tessute e non vi erano insetti da mangiare e così la sorella Gotta, nella casa di un uomo malnutrito, non aveva di che campar bene, lei che aveva bisogno di cibi supercalorici. Fatto il cambio in barba alle destinazioni divine, i due vissero felici e contenti.
La Fontaine racconta in una novelletta che il ragno era arrabbiato perché la rondine, che aveva il nido vicino alla sua tela, chiappava tutti gli insetti che capitavano a tiro non lasciandone uno per lui. Fece allora una tela più grande a tal punto che la rondine vi si impigliò rompendo il risultato di un lungo lavoro e trascinò il malcapitato in cielo.
La morale è che al mondo vi sono due tavole apparecchiate: una riccamente per le persone forti e un'altra miseramente per quelle deboli. Così è la vita!
La Fontaine aveva copiato la novella da una simile di un certo Abstemius che però dava un finale leggermente diverso. Il ragno tessé sì la tela, ma per prendervi la rondine, rimettendoci così la vita con la morale che non si può fare più di quello che la natura ha stabilito.
L’avversione ai ragni è talvolta simile a quella provata per i serpenti, ma non lo era certamente per l’astronomo Lalande che teneva sempre a portata di mano una bomboniera piena di ragni canditi che sgranocchiava con gusto (il suo!).
Anche San Francesco non provò ripugnanza il giorno che un ragno peloso e grosso cadde nel calice mentre il santo stava dicendo messa. Timoroso di profanare il vino consacrato come di uccidere la bestia, San Francesco bevve vino e ragno e, il giorno dopo, l’animale se ne uscì vispo da una gamba del Santo, senza nessun male per entrambi.