none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
SEGNI E SOGNI
di Daniela Sandoni
PARLIAMO DI: “Taccuini d’autore”

20/10/2015 - 22:01


 
             L’UOMO DI VITRUVIO di LEONARDO DA VINCI

 
Quasi tutti gli artisti prendono “appunti visivi” ovvero realizzano schizzi o disegni preparatori prima di lavorare su quella che sarà l'opera vera e propria. Qualsiasi manufatto artistico che sia un dipinto o una scultura, anche se creato rapidamente e apparentemente di getto, nasconde dietro un’elaborazione concettuale nata dallo studio e dall’osservazione della realtà. In questo modo sono giunti fino a noi taccuini preziosi e significativi che molto spesso sono le chiavi di lettura che ci aiutano a decifrare l’opera dei loro stesori; sono una via di mezzo tra il libro illustrato ed il quaderno, tra il diario ed il museo; ci raccontano un mondo interiore ricco di sogni e di emozioni, ognuno con il proprio modo di descrivere il mondo e la vita.

Quali che siano le caratteristiche dello schizzo, sia che suggerisca appena l’idea o sia molto dettagliato, che si concentri sulle forme o sui toni, che sia in bianco o in nero, è la sua ideazione il momento più istintivo e alacre, il più comunicativo e forse il più interessante al pari, forse, della creazione finita; il taccuino è il luogo ed il momento in cui l’artista cerca o scopre l’individualità del suo linguaggio e crea la storia di un’idea.

Osservando gli schizzi anche noi possiamo individuare ed approfondire il percorso creativo ed i tratti distintivi degli artisti, i loro tentativi, le loro impronte, il loro linguaggio poetico. Attraverso i disegni preparatori, i collages, le sinopie, gli scarabocchi, i carnets, la mail-art, i segni preistorici, i monotipi (riproduzioni stampate in un unico esemplare di un disegno eseguito su lastra di rame o zinco) e  gli attuali skethbooks, i drawings books, i Photo Album che inondano la rete di Internet, i Moleskine (taccuini di piccole dimensioni prodotti originariamente in Francia nel secolo scorso e divenuti famosi per essere stati usati da vari artisti per i loro appunti tra i quali Hemingway, Chatwin, , Céline... L'ultimo produttore, una piccola azienda di Tours, chiuse nel 1986 e i taccuini divennero introvabili) noi osservatori possiamo entrare nel mondo segreto degli artisti, nello spazio sacro della loro Aura (in filosofia questo termine è stato usato dal critico e sociologo tedesco W. Benjamin 1892-1940, per indicare il carattere individuale, di unicità, dell’opera d’arte creata rispetto alle sue possibili riproduzioni nell’epoca della fruizione di massa).

Uno dei più antichi carnet è un prezioso quaderno di schizzi di età medievale (XIII secolo) nel quale l’architetto francese Villard de Honnecourt ha raffigurato edifici, particolari costruttivi, attrezzi da cantiere e luoghi visitati.Molto diverso è il taccuino di Giovannino de’ Grassi (XIV secolo), che raccoglie in modo elegante e raffinato disegni di animali e scene di corte con un evidente compiacimento per gli aspetti cromatici e le pose dei corpi.Il quaderno di Jacopo Bellini (1396-1470) ha invece un taglio più “progettuale” e si occupa in particolare di schizzi preparatori per opere a soggetto religioso.Con l’avvento del Rinascimento i Codici di Leonardo (1452-1519) grande osservatore della realtà e disegnatore instancabile di qualunque oggetto: dal cuore umano alle piante, dai tendini di una spalla al muso di un cavallo, sono veri e propri scrigni dove è raccolta tutta la cultura scientifica e figurativa dell’epoca.D’altra parte copiare dal vero è un esercizio conoscitivo fondamentale.Più “da artista” sono invece i taccuini di Albrecht Dürer (1471-1528). Studi di piante e animali si alternano a dettagli del corpo umano e scorci di paesaggio, in una continua ricerca di perfezione delle forme.Naturalmente anche gli altri artisti del Quattrocento e del Cinquecento hanno realizzato dei disegni preparatori ma spesso lo facevano su fogli sfusi, e non su quaderni rilegati, per cui non ne sono rimaste tracce.

Per trovare nuovamente un approccio metodico al disegno dal vero occorre aspettare l’inizio del Settecento con Canaletto (1697-1768). I suoi “scaraboti” si occupano di scene urbane e sono realizzati con l’aiuto della camera ottica. Essi sono contemporaneamente studi sul paesaggio con relative annotazioni su misure, colori e materiali ed anche disegni preparatori per le sue dettagliate vedute pittoriche.Nel XVII secolo cominciò a diffondersi una nuova moda, quella del Grand Tour, un viaggio in Italia attraverso monumenti, città e paesaggi era considerato un momento irrinunciabile della formazione di qualsiasi artista, intellettuale o rampollo di nobile famiglia.

Questa abitudine avviò la nascita del “ carnet de voyage ”, un nuovo tipo di quaderno d’artista, un taccuino di schizzi ed acquerelli dei luoghi visitati, realizzato sia per studiare i monumenti antichi che per poterne conservare la memoria.Uno dei viaggiatori più illustri fu senz’altro Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), autore di un poderoso saggio in tre volumi dal titolo “Viaggio in Italia” contenente il resoconto completo dei suoi itinerari lungo la penisola e la Sicilia.Con l’inizio dell’Ottocento i carnet si moltiplicheranno e si riempiranno di schizzi esotici e cieli tempestosi con l’intento di cogliere atmosfere suggestive e scorci pittoreschi. Tra i più interessanti quelli di William Turner (1775-1851), uno dei più prolifici osservatori dei fenomeni naturali, che ha riempito di disegni e acquerelli pile di quaderni: opere d’arte che consentono di comprendere a fondo il suo gusto per ogni manifestazione della potenza sublime della natura. Gli schizzi del suo conterraneo John Constable (1776-1837) mostrano, invece, atmosfere meno drammatiche e la voglia di catturare la bellezza del paesaggio e del suo cielo nonché un’infinità di dettagli naturali. Sono celebri i suoi studi di nuvole.

Nella seconda metà dell’Ottocento, con il perfezionamento delle macchine fotografiche, il carnet de voyage sembra essere in pericolo. Si diffondono apparecchi “portatili” che permettono di catturare rapidamente le immagini dei luoghi visitati, tuttavia i pittori continuano ad usare i loro quaderni.  

Edgar Degas (1834-1917), il pittore impressionista, nonostante avesse una macchina fotografica e la usasse per studiare le pose delle ballerine, non abbandona mai quaderno e matita. Van Gogh usa quadernetti da scuola, con tanto di fogli a quadretti, sui quali annota febbrilmente sensazioni e pensieri, oltre abbozzare le opere che intende dipingere; pagine di questi quaderni, spesso, diventano lettere per il fratello Theo.Suggestioni bretoni e tahitiane sono evidenti, invece, nei taccuini di Paul Gauguin (1848-1903).

L’esercizio dello schizzo sul taccuino non è accantonato neanche dalle Avanguardie artistiche del Novecento. Naturalmente lo stile grafico che esse trasmettono è fortemente influenzato dalla personalità dell’autore e dalla corrente artistica di riferimento, così troviamo i quaderni di Henri Matisse (1869-1954), sintetici e colorati; quelli di Pablo Picasso (1881-1973) frammentati e cubisti con chiari indizi della passione per tutta l’arte del passato; fiabeschi e vivaci i disegni sui taccuini di Marc Chagall (1887-1985); quelli di Paul Klee (1879-1940), preparati per la sua attività didattica al Bauhaus, sembrano invece dei trattati di colorimetria: formule, diagrammi, schemi si alternano a fitte didascalie.Un approccio rigoroso guida anche il lavoro di Le Corbusier (1887-1965), architetto razionalista abituato a registrare in modo rapido ma fedele paesaggi orientali, monumenti europei e idee per lo sviluppo di nuove architetture. Lo stesso metodo progettuale si manifesta nei quaderni dell’americano Edward Hopper (1882-1967), ogni suo quadro e rappresentazione di spazi vuoti e silenziosi, è accompagnato da uno studio preliminare quasi scientifico. A seguire nel tempo ci sono stati tramandati i quaderni di: William Morris (1834 –1896) textil design; il capo Sioux Heyoka del popolo pellirossa Lakota; Black Hawk guerriero della tribù Sauk; Beatrix Potter (1866 –1943); Frida Kahlo ( 1907 –1954 ); Bruce Chatwin (1940 -1989);  "Il librone" di Fellini (1920-1993); lo "studio" stesso di Francis Bacon ( 1909-1992) pensato e usato come un taccuino quotidiano; quelli di Bob Dylan (1941); di Dario Fo (1926 ); le "tracce" aniconiche (non figurative) e fantastiche di Keith Haring  (1958-1990) e Jean-Michel Basquiat (1960 –1988) e i tanti anonimi writers metropolitani che con le loro incursioni artistiche, creative e comunicazionali manifestano silenziosamente il loro dissenso verso fenomeni di disagio sociale e territoriale con spettacolari murales dipinti sulle facciate dei palazzi e  su ogni superficie scrivibile delle nostre citta'.

Negli ultimi tempi è sorto il movimento degli Urbansketchers (amanti dello schizzo urbano che si danno appuntamento per disegnare insieme all’aperto, afferrando colori e atmosfere). Questo movimento ha moltissimi punti di contatto con quella che è stata la lunga esperienza dei Carnet de Voyage; la riscoperta di questo modo di raccontare un viaggio, una vacanza, un’esperienza è caratterizzato dai tempi rallentati, dai sensi acutizzati, dall’ osservazione della gente, dall’ascolto dei suoni, dalla percezione degli odori e non si tratta solo di disegnare ma anche di scrivere, raccontare e supportare le immagini che si vanno formando sulle pagine del taccuino.

Andare in giro a disegnare diventa per queste persone un modo per proteggere la creatività e la riflessione dal logorio della vita moderna.

A questo punto potreste provare anche voi ad andare in giro a disegnare su un quaderno e potreste provare anche voi a salvare una tradizione antica e a scoprire il territorio in cui vivete vedendolo per la prima volta con occhi nuovi!  

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri