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È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Di Umberto Mosso
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Di Roberto Zangheri
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Intervista a Maria Elena Boschi
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di Mario Lavia
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di Massimiliano Ghimenti
Sindaco di Calci"
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Ente Parco
Progetto di centrale a biomasse a Coltano, chiarimenti su alcuni elementi della vicenda

21/10/2015 - 19:14

Progetto di centrale a biomasse a Coltano, chiarimenti su alcuni elementi della vicenda 

Alla luce di alcune informazioni riportate dalla stampa locale, relative a quanto emerso – e probabilmente frainteso – nel corso della recente audizione della Prima commissione consiliare permanente del Comune di Pisa, l’Ente Parco ritiene doveroso portare all’attenzione degli organi d’informazione e di tutto il pubblico alcuni elementi.
Tra il 2010, quando venne effettuata una prima ricognizione sulle problematiche relative alla produzione di energia da fonti rinnovabili (così come definite dalla legge, tra le quali anche fotovoltaico, eolico, solare, geotermia, biomasse, etc.) nel perimetro dell’area protetta regionale, e il 2011, con la prima approvazione di una deliberazione del Consiglio direttivo che indicava i criteri generali da applicare per la promozione e la valutazione di progetti di impianti di tale natura, l’Ente Parco ha voluto introdurre nei propri piani di gestione alcuni elementi di novità, alla luce delle direttive comunitarie e delle leggi regionali e nazionali sull’argomento e sulla base di ricerche alle quali hanno contribuito anche esperti dell’Università di Pisa.Tali linee guida del Parco in materia di energie alternative, approvate in via definitiva nel 2012, hanno consentito all’Ente di adeguarsi e hanno permesso, negli anni a venire, a numerosi soggetti di poter ottenere autorizzazioni per il posizionamento di impianti di tale natura, contribuendo così, in modo significativo, al loro sviluppo; allo stesso tempo, sono state stabilite alcune prescrizioni da rispettare, che per specifiche energie alternative, come le biomasse, legano il rilascio delle autorizzazioni al rispetto di parametri che vincolano necessariamente un’azienda alla disponibilità di risorse del territorio.
Il Presidente dell’Ente Parco ha peraltro sempre ribadito, in ogni assemblea pubblica a cui ha partecipato, l’iter seguito per il rilascio delle autorizzazioni, anche in considerazione degli orientamenti sopra ricordati.
Quando nel 2014 un’azienda agricola di Coltano ha presentato domanda di autorizzazione per l’attivazione di un impianto a biomasse, l’Ente Parco ha infatti in un primo momento negato il nulla osta: ciò è avvenuto tuttavia perché riteneva che la destinazione d’uso dell’immobile scelto per l’impianto, non fosse idonea allo sviluppo dell’attività e non, dunque, per altri motivi. Purtuttavia, dopo il ricorso al TAR da parte dell’azienda richiedente, su parere – parere dunque contrario alla posizione iniziale dell’Ente Parco – dell’Avvocatura dello Stato, che riteneva il diniego dell’Ente non fosse giustificato, l’amministrazione ha rinunciato a costituirsi in giudizio, giacché non vi erano obiezioni di natura urbanistico-edilizia che potessero impedire il rilascio dell’autorizzazione. Obiezioni che, peraltro, non avrebbero potuto essere avanzate neppure dal Comune di Pisa, che ha attivato il procedimento amministrativo all’inizio e ha rilasciato l’autorizzazione alla fine.In tutto ciò, l’elemento di maggiore rilevanza è che, proprio in considerazione del fatto che l’impianto sarebbe ubicato all’interno di un’area protetta (al di fuori del Parco, infatti, i seguenti vincoli non sarebbero stati validi), l’Ente Parco ha potuto rilasciare il nulla osta con alcune specifiche prescrizioni, secondo le quali esso dovrebbe essere alimentato per l’80% da materiale (cippato) proveniente dalla zona dell’area protetta a sud dell’Arno e, prima di poter costruire, l’azienda dovrebbe dimostrare in via preventiva di poter fare ciò concretamente, adducendo quale prova la stipula di contratti con i soggetti che lo producono.
Le norme dell’Ente Parco in materia di biomasse prevedono infatti che in ciascuna delle tre macroaree del Parco (la zona a nord del Serchio, la parte centrale tra il Serchio e l’Arno e la zona a sud dell’Arno) sia possibile realizzare non più di un singolo impianto con una potenza massima di 1 megawatt, ovvero strutture di dimensioni inferiori ma comunque fino al raggiungimento della potenza complessiva di 1 megawatt prevista per la macroarea. Inoltre, come già ricordato, gli impianti devono essere alimentati per l’80% da materiali provenienti dallo specifico contesto territoriale: ciò anche per prevenire ulteriori impatti derivanti dalla eccessiva circolazione di mezzi pesanti su lunghe tratte.





Fonte: Enrico Lippi
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22/10/2015 - 20:09

AUTORE:
Un lettore

giovedì
22 ottobre 2015 Testata:
Pisa informa flash
Impianti a biomasse

Cosa sono? Come funzionano? Come devono essere costruiti per produrre benefici sul territorio?Pisa – 20/10/2015


In queste settimane sulla stampa e tra gli abitanti di Coltano si discute molto dell'impianto a biomasse previsto nella frazione del Comune di Pisa. Ma cos'è un impianto a biomasse e come funziona? Perché si parla per le biomasse di energia da fonti rinnovabili? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di realizzarli sul territorio, o meglio, come devono essere costruite per produrre benefici sul territorio?

A Pisa, alla Scuola Superiore Sant'Anna, lavora uno dei più importanti ricercatori nel campo delle biomasse: Enrico Bonari, professore di agronomia generale e coltivazioni erbacee e fondatore del Cribe, uno dei centri di ricerca sulle biomasse da energie più importanti d'Italia. E, all'Università di Pisa, Romano Giglioli, professore ordinario di sistemi elettrici per l'energia, si occupa della parte impiantistica. Li abbiamo intervistati per capirne di più.

Per ragionare sulle biomasse bisogna partire dalle caratteristiche del territorio. Oltre il 70% del Comune di Pisa è costituito da aree verdi, grazie soprattutto alla presenza del parco di San Rossore. Cosa fare con i residui delle lavorazione del legno (ramaglie e cime, scorze, ceppi), e dell'agricoltura (come la paglia)? Una possibile risposta sono gli impianti a biomasse, moderne stufe che bruciando questi residui producono elettricità e calore.

Quante sono le biomasse prodotte ogni anno nel territorio pisano?Enrico Bonari - Nei 5 Comuni del Parco di San Rossore ogni anno si producono 14mila tonnellate di residui agricoli e forestali, si tratta di ramaglie, ceppi, paglie che devono essere smaltite. Nelle aziende agricole lo smaltimento è necessario per permettere di coltivare, nel bosco serve a ridurre il rischio di incendi e di inquinamento delle acque. A queste biomasse potrebbero aggiungersi 20mila tonnellate l'anno di colture dedicate, pioppi o canneti, che potrebbero essere realizzate su superfici agricole abbandonate o incolte. Per un totale di 35mila tonnellate.

Come utilizzare queste biomasse? Come devono essere gli impianti perché portino vantaggi sul territorio?Enrico Bonari - La valorizzazione energetica può essere un'opportunità se correttamente gestita. Prima di tutto è necessario che gli impianti siano a filiera corta, pensati a servizio del territorio e non per attrarre materiali da fuori zona. Per questo devono essere di piccole dimensioni: ogni MW di potenza ha bisogno di circa 10mila tonnellate (secche) di materiali, quindi per il territorio pisano non si dovrebbero superare i 3,5 MW. Meglio sarebbero tre centrali da 1 MW, una a nord del Serchio, una tra il Serchio e l'Arno e l'ultima a sud dell'Arno; questo per non rischiare di sovraccaricare il traffico stradale sull'Aurelia. L'altra condizione riguarda la raccolta e il trasporto: si tratta di materiali che si raccolgono d'inverno, in un periodo specifico dell'anno, mentre gli impianti possono e devono lavorare in maniera continuativa, perché così rendono meglio. Per ridurre e diradare il traffico dei camion che trasportano biomasse i materiali devono venire conservati nel luogo di raccolta e poi trasportati all'impianto quando necessario

Raccolta e trasporto: quanti camion al giorno?Un impianto da 1MW ha bisogno di circa 10mila tonnellate di sostanza secca, che si traducono in circa 12mila tonnellate di sostanza umida. Un camion senza rimorchio a due assi può trasportare fino a 12 tonnellate, ipotizziamo per difetto che in media si trasportino 8 tonnellate di sostanza umida per viaggio, significa un totale di 1.500 camion all'anno, cioè 4 al giorno se distribuiti durante tutto l'anno

In Europa questo tipo di impianti sono diffusi? Enrico Bonari - Non serve andare fuori dai confini nazionali: in Alto Adige, per esempio alla periferia di Brunico, ci sono molti impianti del genere, ma per restare in Toscana se ne trovano anche sull'arco appenninico in Garfagnana

Questi impianti inquinano? Romano Giglioli - Sono energie rinnovabili: la CO2 emessa è uguale a quella catturata dalle piante in crescita, quindi non c'è inquinamento da anidride carbonica. E per quanto riguarda residui della combustione, gli impianti moderni inquinano molto meno delle stufe e sicuramente meno delle caldaie di casa. E non fanno rumore se sono bene isolati acusticamente.

C'è una distanza massima dalle abitazioni per il migliore funzionamento dell'impianto, che ricordiamo produce sia elettricità sia calore?Romano Giglioli - Per quanto riguarda l'elettricità la posizione non è importante, dato che l'energia viene immessa direttamente nella rete. Invece per poter utilizzare il calore per il teleriscaldamento, la distanza non deve superare il chilometro

Possono venire utilizzati e bruciati anche rifiuti organici? Romano Giglioli ? Innanzitutto ci sono i vincoli normativi e autorizzativi. E poi ci sono anche vincoli tecnologici: se un impianto è costruito per cippato (cioè fusti e rami di alberi che con un'apposita macchina vengono ridotti in scaglie) non è adatto per bruciare residui organici (avrebbe rouna resa energetica ed economica molto bassa). Per non parlare della plastica: si intaserebbe subito

Raffaele Zortea

22/10/2015 - 15:14

AUTORE:
M.R.

Quando si danno chiarimenti bisognerebbe fornirli possibilmente completi, chiari e obiettivi.
Da quello che mi risulta la ditta che ha richiesto di costruire una centrale a biomasse a Coltano ha ottenuto tutte le autorizzazioni possibili immaginabili, Regione Toscana, Comune di Pisa Direzione Pianificazione Urbanistica d'Area, Ente Parco, Comando Provinciale Vigli del Fuoco, Provincia di Pisa, Azienda USL 5 Pisa, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Territorio e chi più ne ha più ne metta. Ora ovviamente non ci sono motivi ostativi per la realizzazione, ma ciò non è assolutamente gradito al PD che in ogni modo e con ogni mezzo cerca di sabotare questa iniziativa. La 1 commissione permanente di Pisa in data 14 ottobre ha dibattuto l'argomento e costatare che non ci sono le condizioni tecniche amministrative per impedire la realizzazione. Tutto a norma.
Visto che Sindaco e Assessora hanno pubblicamente ammesso la non conoscenza del progetto, non gradito, apparentemente, al PD e quindi da ostacolare. Ma come si potrebbe impedire la costruzione di questo impianto rispettando le norme e le leggi?. Facciamo un po' di fantapolitica, ma non troppa.
Basta non fornire da parte del Comune,Ente Parco o Università
all'imprenditore una parte del cippato per impedirgli il raggiungimento dell'80% del materiale proveniente dall'area protetta.
Infatti prima di poter costruire l'azienda dovrebbe dimostrare in via preventiva di poter raggiungere l'80% del cippato adducendo quale prova la stipula di contratti con i soggetti che lo producono.
Non è detto che gli Enti interessati si rifiutino, ma se ciò avvenisse sarebbe un atto ricattatorio di vergognosa gravità.
Chi vivrà, vedrà.