Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
1-Piazza del Carmine, nel cuore di Pisa.
Una settimana fa la piazzetta incastonata fra i palazzi di Corso Italia si è tinta di mille colori.
Si è sposata Bl. con P. Due nigeriani poco più che ventenni. Una festa.
Decine di persone della comunità nigeriana, bambini e bambine infiocchettate, insegnanti delle scuole frequentate da Bl. in questi anni, amici cari, associazioni, tutti lì insieme a festeggiare.
La gente che passava sorrideva, alcuni salutavano, altri si sono fermati per respirare quell’aria di festa.
Schierati in parata come un picchetto in arme, sull’uscio della chiesa,sei boys vestiti di tutto punto con cravatta blu elettrica, affiancavano lo sposo fremente,che attendeva la sposa.
E lei si è fatta attendere, come tutte le signore di classe. Poi come in una favola è arrivata di bianco vestita. Nera e bellissima, con un sorriso indimenticabile. Ed è scattato l’applauso, come a teatro.
Anche lei scortata da un gruppo di girls, che non l’hanno mai abbandonata.
In un angolo della piazza, il mio amico F. attendeva ansioso. Vestito blu, mai indossato prima d’ora (“nemmeno quando ci siamo sposati”, ha detto sorridendo A.), e camicia azzurra slacciata ma elegantissima. Toccava a lui accompagnare Bl. all’altare.
2-Si chiama “Croce del Sud” la casa che accoglie ragazze e ragazzi minorenni che attraversano un qualche disagio. E’ uno stabile grande, con tante camere e una cucina d’altri tempi che ospita tante persone. Fuori un grande giardino. La casa è nel centro di un paese del lungomonte pisano.
F. e A. la gestiscono dal 2003. Fra quelle mura sono passati decine di ragazzi che negli anni sono cresciuti.
Alcuni con successo, altri portandosi dietro qualche difficoltà. Ma così è la vita.
“Lo spirito libero” della casa, dentro regole ferree ha permesso a molti amici di F.e A. di frequentare con assiduità quei luoghi. Lì sono state fatte feste di fine anno bellissime, cene di Natale, compleanni, festeggiamenti del 1° maggio e 25 aprile. Lì c’è stata la possibilità vera, dentro momenti ludici, di frequentare da vicino la casa e i ragazzi, fare con loro vacanze d’estate, di dispiacersi quando qualcuno se ne andava (per raggiunti limiti d’età o altre questioni),di essere contenti quando qualcuno aveva successo, di vivere attimi di pura felicità come pochi giorni fa è successo per il matrimonio di Bl.
3- L’associazione Famiglia Aperta è formata da un gruppo di volontari che hanno fatto del progetto un obiettivo serio. Sovrintendono il lavoro di F. e A. e degli educatori che si alternano nella casa.
Bl. è stata una delle più belle sorprese di questi percorsi.
Come afferma l’associazione in un documento “la bimba veniva da una storia difficile dalla quale è uscita, ribellandosi al destino che altri avrebbero scritto per lei”.
Fu l’associazione “Donne in movimento” della indimenticabile e insostituibile Elena Mezzetti (la grande Cecina) che si occupa di donne immigrate in difficoltà e del loro reinserimento sociale, a segnalare la bimba a Famiglia Aperta e da lì il passaggio alla Casa famiglia di F. e A.
4-In piazza del Carmine quindi, dietro quei sorrisi di due ragazzi felici,c’era una storia tosta che ha avuto un lieto fine ed ha permesso di scrivere una bellissima pagina di un lavoro faticoso, che F. e A. portano avanti con serietà, silenzio e poche gratificazioni pubbliche.
Bl. ha preteso che fosse F. ad accompagnarla all’altare e che A. la consigliasse su molte cose delicate di quel passaggio non semplice. E così è stato.
La foto che li ritrae tutti insieme a fine cerimonia, sorridenti e abbracciati commuove e fa sperare che “c’è futuro”, anche grazie a queste persone come “i miei cari amici”, che hanno scelto di lavorare su una trincea non adatta a tutti.
La piccola grande storia di Bl. di F. (detto Cipillone) e A., ci riconsegna un pezzo di vita che vorremmo.
Una piccola “casamatta” che ha permesso di farci sorridere e credere di poterlo fare ancora.