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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
A Zonzo per Pisa
"Mirabili corridoi"
a cura di Tarzia

29/10/2015 - 16:18



                                        MIRABILI CORRIDOI
 
Oltre le mura medioevali, passata la tendopoli dei souvenir e la porta del Leone, ci appare la piazza del Duomo in tutta la sua eterna bellezza.
Alla nostra sinistra, dietro il battistero e la cattedrale, vediamo un luogo unico: il Camposanto Monumentale.
In età tardoromana e altomedioevale questa zona suburbana era destinata a cimitero. Quando Busketo cominciò ad edificare il Duomo all’inizio dell’XI secolo era cosparsa di tombe fra cui alcune di recupero di epoca romana riutilizzate poi nel medio evo. Un’iscrizione sullo zoccolo della Chiesa attesta la presenza di un sarcofago di recupero detto “di Fedra” del II secolo D.C. che racchiude le spoglie di Beatrice di Toscana (1076) madre di Matilde di Canossa.


La leggenda narra che il Camposanto fu fondato dall’Arcivescovo Ubaldo che nel 1203, al ritorno dalla III crociata, aveva cosparso la zona di terra di Gerusalemme, capace di consumare i cadaveri in sole 24 ore.


Questa è la leggenda, la storia parla dell’Arcivescovo Federico Visconti che nel 1278 volle trasferire il cimitero a cielo aperto dei pisani in luogo più decoroso e appartato. Affida l’incarico del nuovo cantiere a Giovanni di Simone, architetto e capo maestro dell’Opera del Duomo, che aveva già realizzato il campanile della chiesa di San Francesco, e che quasi certamente era il “magister murorum” dell’ospedale nuovo allora in costruzione (ora è il museo delle sinopie).


Il Di Simone idea una struttura imponente marmorea a pianta rettangolare costituita da grandi corridoi aperti su un chiostro interno, riproponendo all’esterno lo stile di Busketo del duomo, una serie di arcate piene. Dopo la prima fase dei lavori, riguardanti la parte inferiore del muro esterno, la direzione è affidata al figlio di Nicola Pisano, Giovanni, figura di fondamentale importanza artistica, all’epoca impegnato nel Campanile, e innovatore dell’architettura e della scultura del suo tempo. Il prospetto appare nella sua “ornata semplicità” in perfetta armonia con gli altri monumenti. Col tempo l’edificio si è arricchito di sculture come il tabernacolo di Lupo di Francesco collocato sulla porta principale e diversi capitelli scolpiti.


Pasolini ha scelto questo prospetto come scenografia delle mura di Corinto per il film Medea del 1968 con la grande Maria Callas.


 Nel 1348 la grande epidemia di Peste Nera accelera i lavori del cantiere e in quell’occasione vengono proibite le sepolture all’interno del Duomo. C’è l’avvicendarsi di scultori e lapicidi che alacremente lavorano per terminare l’Opera; la prima cappella costruita nel lungo corridoio nel 1358 è quella di Ligo Ammanniti, Maestro dello Studio Pisano, il cui monumento è eseguito dalla taglia di Tommaso Pisano. Se gli scultori scolpiscono sarcofagi, pittori locali e non si occupano delle grandi pareti, le mura interne divengono teatro di prova di artisti importanti: il primo ad affrescare i muri del Camposanto è il pisano Francesco Traini (crocifissione), seguono Buonamico Buffalmacco (fiorentino e protagonista di novelle di Boccaccio e Sacchetti, famosissimo all’epoca) che produce qui i suoi più bei capolavori: un ciclo di “storie di Cristo” sulla parete orientale e il celeberrimo “trionfo della Morte” sulla parete meridionale. Sono dipinti importanti perché Buffalmacco, portatore di uno stile nordico e cortese (aveva lavorato a Parma) introduce iscrizioni in volgare (purtoppo ora illeggibili) come didascalie che aiutano la lettura dell’opera.


Quando nel 1406 Pisa cade nelle mani dei fiorentini inizia un inesorabile declino che si riflette nel cantiere secolare del Camposanto e dobbiamo attendere il 1468 per ritrovare personalità di spicco al lavoro. Arriva Benozzo Gozzoli che produce il suo capolavoro: un ciclo di affreschi con 25 scene del Vecchio Testamento.


Passeggiare per questi corridoi ammantati di luce proveniente dalle quadrifore quattrocentesche scolpite da Antonio Pardini, nel silenzio, e ammirare i sarcofagi di personaggi celebri (ultimo il grande storico dell’arte Enzo Carli) è un’esperienza di grande fascino. Già i gran turisti del ’700 ritenevano fondamentale una visita qui per la loro formazione artistica e culturale. Scrive il grande poeta inglese Wordsworth nell’aprile del 1837: “i giovani, quelli di mezza età, i vecchi da secolo a secolo devono aver conosciuto l’emozione anzi a dirla in modo più appropriato la beata tranquillità che penetra così a fondo nel mio spirito, quando percorro, chiuso entro il Camposanto di Pisa, il liscio pavimento delle sue gallerie lastricate di pietre sepolcrali”.


Tutta questa bellezza non è purtroppo rimasta intatta, l’incuria, i guasti del tempo, i tentativi di razzia all’epoca di Napoleone e il grande incendio dopo il bombardamento del ’44 hanno causato danni tutt’ora  in via di restauro.


All’inizio dell’800 è curatore del Camposanto, all’epoca museo di antichità e reperti archeologici, Carlo Lasinio, personaggio eclettico, trevisano di origine nominato conservatore dai Lorena. Egli lotta coi francesi per conservare a Pisa i suoi beni preziosi e realizza nel 1812 un libro di incisioni sul camposanto.


Il 27 luglio 1944 Pisa viene bombardata, il Camposanto è preda di un incendio, il piombo del tetto si fonde e cola sui capolavori sottostanti. Per salvare il possibile occorrono interventi straordinari; una squadra di tecnici staccano gli affreschi e li collocano su pannelli di eternit portandoli in salvo, inizia un restauro che oggi non è ancora finito, con l’obbiettivo di riportarli nella loro sede originaria.


Staccati gli affreschi si rivela il meraviglioso lavoro preparatorio: le sinopie (disegno preparatorio fatto con una matita sanguigna direttamente sul muro, talora più affascinante dell’affresco finito). Le sinopie hanno prodotto un museo unico al mondo collocato nei locali dell’“Ospedale nuovo”, ospedale per pellegrini costruito nel ‘200 in ampliamento dello Spedale di Pisa.
                                                                                                                              TARZIA


1- Camposanto Monumentale

2- Esterno

3-Buonamico Buffalmacco

4- Camposanto before destruction

5- Camposanto 1858

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