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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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La prova del cuoco

30/10/2015 - 8:54






Un detto recita: Batti il ferro finché caldo e io ne conio un altro: batti il fungo finché fresco, con lo stesso riferimento sottinteso.
Torniamo alla foto del giorno del 24, BRRR, dove si giocava con la somiglianza alle ossa (umane) si quegli strani “oggetti” piantati in terra.
Un lettore li chiama fungacci o mozziconi di tronco, un altro femori e/o pseudo falli e nessuno li conosce.
Diciamo subito che sono funghi Pisolithus  tinctorius, commestibili.
COSA?
Parla  come mangi, dice il saggio, e allora vi racconto la vita di questo “fungaccio” con le parole che mi sono congeniali tralasciando la scheda tecnica che è incomprensibile.
Cominciamo dal nome che è abbastanza facile, copiato da quelle concrezioni minerali che ricordano il greco pison, pisello, e  lithos, pietra.
Questo pisolito è molto simile agli scleroderma, quelle specie di vesce bianche che si trovano comunemente nel bosco (ma che sono licoperdon, cioè loffe di lupo) dalle quali se ne distinguono per la pelle (derma) scura e dura (scleron).
Il suo corpo fruttifero, più o meno a forma di pera, si presenta tondeggiante a pari terra. In un primo momento è rosastro e poi passa a bruno grigiastro con riflessi violacei. La sua carne è biancastra per poi passare ad una viola nerastro.
È in questo stadio che ha la sua , se pur malcelata, commestibilità.

Gli  esemplari giovani  vengono utilizzati generalmente, pelati e tritati finemente, per insaporire sughi o per coloranti alimentari. In qualche posto è chiamato ”tartufo di Boemia” per la forma globosa e la carne marmorizzata e usato al pari del nobile, in altri viene tagliato a fettine e arrostito.
Avevo qualche volta incontrato questo fungo nella sua forma adulta, come quella della foto precedente, ma mai un giovane. Quando ho trovato questi esemplari ero tentato di fare la “prova del cuoco” e mi sono preso un po’ di tempo per buttarmi nell’esperimento, ma ho aspettato troppo e i pisoliti son diventati pisoloni.


Professor Nautilus, ma mica mica avrai detto il vero quando scherzavi sulla “terza gamba”?  
O non sarà derivato da questo fungo quel nome, leggerissimamente modificato, che si da all’organo maschile?
Ma guarda un po’ dove si va sempre a cascare!


Il pisolito ha questa strana abitudine di far crescere il suo gambo anche di venti centimetri, cosa innaturale per gli altri sclerodermi.
Un tempo rarissimi nelle nostre zone, ora sono presenti in modo massiccio nelle zone più sabbiose vicino al mare e sicuramente molti di voi li avranno scambiati anche per escrementi.
Manca l’altra parte del nome, tinctorius, molto più facile e derivato dall’uso che se ne faceva, cioè tintura per le pelli con la polvere del suo carpoforo maturo.
Io ne ho appoggiato uno sul marmo del lavandino e non sono più capace di mandarne via l’impronta.

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