Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Stai comminando all’una del mattino. Hai appena lasciato andare il tuo portafogli senza un soldo, nella buca delle lettere. Dirai che l’hai perso. – Che sfortuna, è la seconda volta in pochi mesi!- E tua moglie, gran donna ti abbraccerà con tenerezza. Lei che ti vuole un gran bene e che ha capito tutto da tempo e vorrebbe tu smettessi di giocare e di chiuderla con quelle parti penose, senza umiliarti.
Poi il portafogli ritornerà a casa , come tu l’hai infilato nella cassetta rossa; e ci sarà tempo per fare anche festa ai documenti ritrovati, ma soprattutto alla vecchia tessera della Fiom che ti porti dietro come un santino.
Maledetto poker!
Eh sì, hai riperso gran parte dello stipendio. E ora sei disperato. Ma perché ti sei seduto a quel tavolo?
Ti piace giocare d’azzardo, ma tu lo sai che al poker vince solo chi ha i soldi, è una regola che sanno anche i bambini. E tu non ne hai. Sei uno stronzo di operaio e alla lunga, destinato alla sconfitta. Nel gioco come in fabbrica.
Il poker è una bestia feroce, indomabile. Chi lo frequenta, deve permettersi di prendere botte senza batter ciglio. Non si possono perdere i soldi che servono per far mangiare figli. E tu ti giochi proprio quelli.
Tu che fai i freni all’Ape Car. Non sei un commerciante ricco come quelli stronzi che ti hanno spennato.
Tu che hai la Cinquecento. Loro il GT junior 1300 dell’Alfa Romeo, e la Mercedes diesel.
Loro che d’estate vanno in ferie a Viareggio nelle villette, tu che invece porti i figli al mare a Torre del lago ogni tanto e pranzi al sacco in pineta.
Loro quando perdono non battono ciglio, tu appena rimani solo dopo la “sconfitta”, vomiti anche il cuore.
Avresti bisogno di uno che ti foraggia, che ti “sponsorizza” e ti libera la mente; perché un pokerista nato lo sei. Hai talento. Che giochi bene lo di cono tutti. Ma dove lo trovi uno che investe in un giocatore di poker e per di più in un paesino della provincia pisana. Mica siamo a Milano dove nelle bische queste cose succedono davvero. E poi questi sono gli anni settanta, il miracolo economico è finito. Ora la domenica si tengono a casa le auto per risparmiar petrolio. C’è la crisi. E’ un miracolo che non ti è toccata la cassa integrazione.
E i poveri sono più poveri e i ricchi più ricchi.
Ti sei trovato al bar e non avresti mai pensato di giocare. Avevi detto basta dopo l’ultima batosta. Era passato un mese ormai da quando avevi perso oltre mezzo stipendio e pensavi di essere riuscito a starne lontano da quel tavolo maledetto. Avevi fatto straordinari per sopperire allo stipendio decapitato e ti eri convinto che eri stato “un delinquente”; ti eri catalogato proprio così, esagerando fra l’altro; ma avevi detto –Non devo giocare più!.-
Il Cacchia quel birbante senza cuore ti ha invitato; lui, commerciante sempre, anche quando zucchera il caffè. Che se lo beve a casa sua lo preferisce amaro e al bar siccome è pagato, ne mette due cucchiaini .
-"Vieni a fare una partita-; siamo io Migo e il panaio. Il “Perdente della bocca” aveva promesso di venire ma non si è fatto vedere. La moglie l’avrà sequestrato. Dai gioca te.”-
Qualcuno nel bar, a quell’invito si è girato, guardandoti, quasi a dirti- Non giocare-
Nei bar si sa tutto di tutti. Scorre la vita vera e si dividono gioie e passioni.
E tu sei conosciuto come uno che perde a carte e fa soffrire per questo la famiglia .Molti in cuor loro hanno pensato -Speriamo non accetti-
Invece tu, hai toccato il portafogli nelle tasca dei pantaloni. Sapevi che era gonfio. Pieno dello stipendio riscosso la mattina e non ancora dato a tua moglie.
Sai che non ce la farai mai sul piano dei soldi con un commerciante, un panettiere proprietario di due forni e un impresario edile. Ma stasera hai soldi a sufficienza e sei convinto di essere più bravo di loro. L’adrenalina comincia a salirti e il cuore pompa in tutta la sua bellezza.
Non guardi nessuno di quelli che cercano con uno sguardo di dissuaderti.
-Gioco, ma solo un paio d'ore-hai detto-. A mezzanotte stop. E hai messo i piedi nella trappola, perché a mezzanotte la frittata era fatta. Avevi perso e molto.
Il panaio ti ha guardato, sprezzante come sempre e ti ha detto. Tieni riprendi duecentomila, te le scalo.
E ti ha umiliato, ma ti ha anche “retto” la vita. Nel gioco si deve essere cattivi,ma né troppo né troppo poco. Qualche soldo almeno a tua moglie puoi darlo.
-Non giocare se non hai i soldi- ti ha detto Alberto. E’tuo amico, fin da quando eravate ragazzi ed ha capito subito la tua angoscia. Ti ha accompagnato alla Cinquecento dopo che ti aveva visto uscire dalla stanzina del bar, dove si gioca. Avevi una faccia cerea che sembravi un morto che cammina. A quelle parole dette con severità ma anche compassionevole amicizia, hai cominciato a piangere come un bimbetto. Senza nessun orgoglio.
Poi vi siete salutati con un abbraccio ed hai cominciato a camminare per il paese, da solo, nel buio. E hai rivisto la partita e quel maledetto giro di merda. Erano le undici passate , vincevi duecentomila lire. Se giocavi tranquillo un centone lo portavi a casa. A costo di passare tutte le mani, fino a mezzanotte. Ma ti sono entrati quei tre maledetti nove. Di mano. Il Cacchia aveva aperto senza battere ciglio, segno che aveva una coppia vestita e tu avevi subito rilanciato . Nessuno si era tirato indietro e sono stati al rilancio. Hai chiesto due carte. Gli altri, quasi certamente tutti con una coppia in mano, ne hanno chieste tre ciascuno.
Hai tirato a lungo le carte ed hai avuto un tuffo al cuore quando il quarto nove e spuntato. Una puntina rossa che hai subito riconosciuto.. E non ci hai visto più. In quel momento avresti giocato anche la testa. Non è poco che giochi a poker, hai esperienza, ma quando viene il momento di giocarsi l’anima sai che va fatto e quel momento è arrivato. Sono le undici e venti. Senti che stasera puoi dare un colpo di grazia a questi signori che in un mese guadagnano quanto te in un anno.
Rilanci tranquillo e forte; il cacchia ha un tris di Re e ci sta; Migo butta le carte sul tavolo e abbandona. Ill panaio no, e fa “tre volte” Gli altri due buttano le carte prima del tempo . Sul piatto c’è più di un milione . Davanti hai ancora quasi tutto lo stipendio. Ci pensi. Tre volte vuol dire aggiungere altre seicentomila. Le punti e vai a vedere chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro.
Stendi i quattro nove con un maledetto crampo allo stomaco e un brutto presentimento. Che si avvera. Il panaio stende quattro donne. Ha chiesto tre carte e due erano donne , ha fatto un poker più forte del tuo. Ride e dice. -Sempre piaciuta la fica a me. Da chi vuoi che vadano queste bellezze. -
Vorresti piangere. Perdi il piatto e ti rimane nemmeno un terzo dello stipendio, che nell’ultima mezz’ora dovrebbero servirti per inseguire la sconfitta.. Perderai una parte anche di quelli e malamente. Poi i silenzi, l’imbarazzo, l’umiliazione e la vergogna i saluti e il pianto. E ora sei lì solo, all’una di notte di un mese d’ottobre che pare primavera, su una piazza di un paesino della provincia toscana.
La profonda e accogliente provincia sa essere claustrofobica e cattiva quando vuole, altro che solidarietà.
Domani sai che chiederai di fare un po’ di straordinari al tuo capo turno.
E il panaio, che ti ha vinto, ti permetterà di fare al nero il secondo lavoro. Da lui il sabato sera, quando si fa la doppia fornata e ti farà riguadagnare un po’ di sconfitta. Perché lui ti è amico, ma nel gioco d’azzardo, non ci sono abbuoni.
Così va “per chi gioca e non è liquido”, dice la regola del bar.
Si perde sempre, maledetto poker.