Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
INCONTRO
Sono in fila ad un supermercato anonimo, fuori zona; mi sono fermato a comprare il pane per la cena.
Sto tornando da un incontro di lavoro in Valdicecina.
D'un tratto sento chiamare il mio nome, nel frastuono generale.
Mi giro si scatto.
Un signore dietro me, con gli occhiali, si sbraccia e mi sorride.
Penso subito sia qualcuno che mi ha riconosciuto, fa l'amicone e poi mi chiede qualcosa.
E’ una scena che in questi venti anni ho visto e rivisto.
Sorrido anch'io, alzo una mano e faccio il vago.
Lui insiste. E' abbastanza lontano. Urla- "Ma come stai? Non sei cambiato".
Ecco, mi piglia anche per il culo.
Perché quando uno ti approccia deve dire sempre cose scontate.
-"Aspettami!!!!"- Insiste.
Ma chi cazzo è questo qui, a quaranta chilometri da casa mia, cosa vuole?
Lo aspetto. Paga e si avvicina sorridente.
Ha in mano solo una bottiglia di vino.
-"Oh, ma che si andava a scuola insieme te lo sei scordato???"
Non riesco a metterlo a fuoco
Sono il Nami. Ricordi?
E in un attimo, un lampo. Mi torna tutto a galla
Gran figlio di puttana, simpatico come pochi. Invecchiato ma con l'occhio più vivo di un tempo.
Noi a sognare la rivoluzione e lui grande giocatore di tutto, cavalli, biliardo e carte.
Ci insegnava trucchetti scabrosi su tutto ciò che nel gioco era illecito.
Frequentava ambienti detestabili, ma quando ci raccontava era uno spasso.
Era felice quando noi facevamo sciopero, perché lui restava a letto.
Stava d’incanto, in una classe politicizzata come la mia, con una leggerezza che ha fatto epoca.
Era amico di tutti e alla fine, quando non c'era, mancava.
Riusciva a dire alla rovescia ogni parola che gli proponevi.
Per esempio il suo nome Nami era diventato subito Iman. E noi Iman lo chiamavamo, come fosse il capo della moschea. Anche alcuni professori si divertivano a chiamarlo così. E lui rispondeva.
-Oggi interroghiamo l’Iman.
E lui andava impassibile.
Ma qualsiasi parola gli dicevi, la traduceva al rovescio, al volo senza pensare. Un istinto inspiegabile.
-"Mi viene così!" diceva.
Gli chiedo se riesce ancora in questo esercizio.
Mi risponde sorridendo. -"Certo mica smettono queste cose".
Poi mi guarda a furbetto -"Hai fatto il sindaco eh, ti ho seguito dai giornali e dalle tele private.... Brutto birbante!!"- "Chi l'avrebbe detto; tu che volevi fare la rivoluzione tutte le mattine.... Ti sei sistemato ehhhh"! E fa un gesto con la mano e un suono,.... ahum ahum!!!!
Poi aggiunge- Io comunque sto con Berlusca; perché è il meglio di tutti, anche con le donne... dai!!" E ride.
Non mi meraviglia che il Nami pensi questo della politica. Anzi, sono certo che ha sempre pensato così.
Era buffo, ma stronzo e pensava solo a se stesso. Il prototipo di una moltitudine che nel futuro è diventata maggioranza.
Lo guardo senza parlare . Chiacchiera a macchinetta. Mi dice che sta facendo il costruttore, che porta avanti l'azienda del padre e che non se la passa male.-"Anche se con questa crisi il mattone è fermo e- sospira, quasi affranto. Sta diventando un problema per i miei operai. Alcuni li ho messi a casa.
Non avevo dubbi che lui la crisi sappia a chi farla pagare.
Poi indicandomi nel parcheggio, un macchinone nero, un ammasso di lamiera orrendo, aggiunge -"Io per ora non mollo, visto che mezzo? Mica posso andare la sera a Montecatini con la Panda 4x4 del cantiere!"
Sarebbe facile dirgli che spero, "almeno paghi tutte le tasse”, ma non dico una parola per non sprecare fiato.
Invece lo guardo e lo riguardo negli occhi e lo abbraccio. Lo stringo forte a me. Lui ricambia con trasporto.
A quel punto gli sussurro in un orecchio -"Nami,io sono rimasto komunista con la cappa!”-poi dopo averci pensato un po', ho sillabato - “ISTINUMOK, ricordi? Ci chiamavi così. Quelli con le bandiere rosse e i manici piccoli piccoli, così capisci al volo ?".
-"Sei il solito estremista di un tempo”.- risponde- “Non ti ha cambiato nemmeno il Comune”.
“Ma ahum ahum!" , e fa lo stesso gesto di prima con la mano.
Poi si perde in una risata che mi riporta indietro di quarant’anni anni.
S.G.