Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Chi pèggiora e cchi mègliora
Ir collo lungo come la Ersina,
‘r petto ‘nzeppo era ‘vello di Sofia,
pè le ‘osce!…’Velle erin della Gina,
ma ‘r culo basso come Maripìa.
Sbueggia pe’lle vie e pe’lle piazze,
maresciallo e notaio fan boccuccia,
l’acquolina alle gente vien’a ttazze;
tutti dïan “beato chi lla ciuccia!”
Però lei ‘un si sente di sciantosa,
pensa solo alle voglia der marito
e ppe’ ‘ bimbi farebbe d’ugni ‘osa:
anco fassi restà’ nsenza vestito,
pé gnudassi e, senz’esse’ vergognosa,
fa’ ll’ovo e…. rivogassi ‘nder bollito.
Punti di vista
Pagine tolte dal diario di un Gallo:
“Io la amo, la desidero e niente può distogliere la mia mente da lei. Il mio primo canto lo dedico a lei, le mie penne si colorano per lei e i miei bargigli si arrossano al suo pensiero.
Cosa significa il mio Chicchirichì se non l’urlo disperato della mia paura di non essere alla sua altezza?
Chi? Chi? Chi l’arricchì?
Sì, perché lei è ricca di tutto quello che un amato può bramare di trovare nell’amata:
il lungo esile principesco COLLO come la sofisticata diva Elsa Martinelli, un’antenata della quale senza dubbio fece da modella ai famosissimi quadri di Modigliani ,
il prosperoso giunonico PETTO come la maggiorata Sofia Loren, bellissima diva che il mondo intero ci invidia, un’antenata della quale senza dubbio fece da modella per le sculture di Michelangelo,
le lunghe piene sode GAMBE come la mediterranea Gina Lollobrigida, la diva con la più italiana bellezza, anche lei con antenate modelle addirittura richieste dal greco Fidia,
e infine il CULO bello tondo zeppo armonioso ondulato, un po’ basso ma sodo come quello della vispa Maria Pia Casilio, poco conosciuta diva, ma di una latente sensualità, nascosta a mala pena da parti poco importanti.
Lo voglio gridare a tutti: TI AMO GALLINA MIA!”
..dalla cronaca locale di un giornale di una località X:
“Nella giornata di ieri vi sono stati tafferugli nella piazza principale di … per la caccia data ad una gallina che scorrazzava ancheggiando spudoratamente. Ad arrivare per primo sulla preda è stato un tal Giannaccio di Spennapolli, persona poco raccomandabile, al quale però le autorità hanno sequestrato il bottino. Tale reperto, preso in custodia dalla locale Stazione dei Carabinieri nella persona del maresciallo Massimo Zelo, è stato in seguito consegnato al notaio Donato Perforza che ha disposto, in seguito, uno scrupoloso esame della saliva uscita dalla bocca dei presenti, non invitati, nell’aula del ristorante “Ciuccialosso“ per verificare la veridicità della bontà della gallina lessa”.
..dal testamento della Gallina:
“Giuro sul capo dei miei pulcini che la sola mia aspirazione, per gli anni giovanili, sarà quella di allevare in santa pace la prole, di assecondare le brame del Gallo mio sposo, anche se a volte è un poco troppo focoso, di perdonare le sue scappatelle anche se a volte un po’ troppo frequenti, di dare la vita per il benessere della famiglia. Giuro inoltre che negli anni della pienezza lotterò anche contro animali più grossi di me, compresi gli umani, affinché niente e nessuno possa far del male ai nuovi nati, di dare penne per i covi ed uova in abbondanza per la gioia dello sposo e della massaia che mi cura, di sforzarmi a farne anche due al giorno se ci fosse una mala parata e in cambio, al termine della mia vita, chiedo solo di finire nel migliore dei modi.
Queste sono le mie ultime volontà:
quando sarò vecchia spogliatemi, la vergogna con l’età è superata, fatemi fare l’ultimo uovo e bollitemi in un pentolone con cipolla, sedano, carota, pomodoro e basilico. Se non avessi ancora fatto l’uovo, lasciate stare, per qualcuno sarà meglio, e assicuratevi che i miei piedi stiano ben dentro il pentolone.
Ai miei ultimi figli direte loro che: Gallina vecchia fa buon brodo!
Addio!”
Fra curiosità e natura
Un giorno Livia Drusilla, fidanzata di Cesare Augusto, stando seduta davanti al suo palazzo, ricevette in grembo una gallina bianca che un’aquila aveva lasciato cadere dal cielo. La gallina non solo era viva, ma teneva nel becco un rametto di alloro carico di bacche. Gli indovini dissero di piantare i frutti ed allevare la prole del volatile. Fu fatto come richiesto, la gallina fu considerata sacra e così pure il boschetto di allori che fornirono a Cesare Augusto i rametti per le corone che, da quel momento, gli imperatori portarono sul capo.
Un’altra gallina aveva già dato un responso alla solita Livia Drusilla, quando era sposata con il primo marito, Claudio Nerone. Come era in uso fra i Romani, quando la donna rimase incinta, decise di covare un uovo nel suo seno. Si diceva infatti che il nascituro avesse lo stesso sesso del pulcino ed infatti dall’uovo nacque un galletto e da Livia il futuro imperatore Tiberio.
La vigilanza materna della gallina per i pulcini ha fatto dell’animale un simbolo dell’amore di Gesù e della Vergine per gli uomini.
Così canta in un sonetto un anonimo “cristiano”:
S’alcuno bono exemplo, uver dottrina,
ne dovesse pietoso core dare,
sì ne daria vedendo la gallina,
a che se mecte per filioli fare;
ciascuna penna sì rasembla spina,
cotanto se restrenge o’ va covare;
à voce roica, vista moricina,
e gran solecitudine a guardare.
A Cristo tale exemplo se convene,
ch’à la passïone se cambïone
in vista per l’amore k’ebbe en noi.
A gran raisone Li volemo bene,
ké per guarire noi morte duròne:
cotale amore non trovò in altrui.
Ma anche presso i “pagani” vi era chi, come Alfeo di Mitilene, ammirava la sollecitudine materna della chioccia:
Tutta cosparsa di fiocchi nevosi copriva una chioccia
come in un nido con le penne i figli,
finché il cielo celeste l’uccise- altrimenti restava
all’aria, a sfida di celesti nubi.
Procne, Medea, la vergogna dell’Ade vi colga vedendo
voi, madri umane, che cosa fa un uccello.
Una credenza medievale faceva della gallina, o meglio del gallo, il genitore di una fantastica bestia che con lo sguardo uccideva l’uomo che la vedeva per primo, o moriva se era lei stessa a scorgere per prima un essere umano: si chiamava basilgallo.
Quando la gallina arriva alla fine del periodo di deposizione può capitare che deponga alcune piccole uova allungate, a volte senza tuorlo, e che la superstizione dava come deposte da un gallo con più di sette anni o da un serpente fecondato da un gallo. Si diceva che il volatile deponesse l’uovo vicino ad un letamaio dandolo in consegna ad un rospo che lo covava fino alla schiusa. Il nuovo nato era una bestia con la testa, il collo ed il petto di un gallo e con il resto di serpente; uccideva chi guardava e bruciava erbe ed alberi che toccava, viveva nascosto in crepe di vecchi muri e poteva essere ucciso solamente da una donnola, immune al veleno degli occhi, o da chi si nascondeva dietro ad un vaso di cristallo, perché il vetro rifletteva sulla bestia il suo stesso fluido mortale.
Una volta un cavaliere infilzò con una lancia un basilgallo, detto anche basilisco, e sia lui che il cavallo morirono raggiunti dal veleno attraverso l’asta.
Ora si sono perdute, fortunatamente, queste tenebrose credenze, ma è maturato, almeno nella gallina, un processo di degradazione simbolica riflessa nei proverbi o modi dire:
“Te hai un cervello di gallina”, “Scrivi male come una gallina”, “Chi di gallina nasce convien che raspi”, “Sei come la gallina nera che si risolve sulla sera”, “Mangiare l’ovo in culo alla gallina”, “Andare a galline”, eccetera eccetera.
Qualche tempo fa sono andato in una scuola elementare di una frazione del comune di Vecchiano per un Corso di Educazione Ambientale concordato con il Comune e la Direzione Didattica.
Si è parlato della natura del lago, del mare, del fiume e anche del dialetto come parte integrante del nostro passato e della nostra cultura.
Ci siamo messi ad inventare battute in vernacolo sulla gallina e le uova partendo dalla classica:
“la gallina mugginese ha tre anni e mostra un mese”.
E’ venuto fuori che:
la gallina di Livorno lascia l’ova tutt’intorno,
quella di Sciangai fa l’ova grosse e dice hai!,
quella di Pechino vole e fiori ner cestino,
quella di Messina ‘un fa l’ova, è signorina,
mentre quella del Perù di fa l’ova ‘un ne po’ ppiù.
Un bimbo, che non aveva ancora parlato, alza la manina e dice:
“Maestra, maestra, ne so una io:
la gallina di Macerata tromba tutta la nottata!”
Cosa sarà?
Colpa della televisione?
Era meglio ‘vando c’era er basi..lio o ora che c’è ‘r peperoncino?