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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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'Don Luigi'
di Gabriele Santoni

29/11/2015 - 11:10

 
Arrivo a Perignano e la piazza della chiesa è già piena di auto. Fatico a trovare posto.
Mentre a piedi risalgo la strada verso il luogo dell’incontro, mi accompagnano decine di persone.
Capisco subito che ci sarà tanta gente.
Don Armando mi accoglie davanti alla canonica sorridente-“Luigi sta riposando, fra poco viene”
La scorta attende sobriamente davanti la porta. Sì, Don Luigi Ciotti è un prete sotto scorta. Minacciato da sempre dai clan mafiosi. Una volta in una località del sud, un capo scorta dei carabinieri mi raccontò, mentre si fumava una sigaretta su un terrazzino, che facevano a gara per fargli la scorta, pensa te.
  Don Ciotti è venuto a Perignano perché è amico di Armando. Voleva salutare i suoi genitori e soprattutto perché voleva vedere il centro parrocchiale da poco inaugurato. Nel suo intervento sottolineerà che qualche anno prima su quei terreni aveva giocato a calcetto.
  Esce dalla canonica assonnato. Ci abbracciamo. Armando vuole che facciamo una foto. Conosco Ciotti da anni ed ho avuto il piacere di passare con lui momenti non ufficiali, ma so che quando deve fare cose pubbliche va lasciato concentrato. E così faccio. Le televisioni lo intervistano a volo e subito davanti alle telecamere dice che carità e giustizia sono indivisibili. Il giornalista che mi conosce mi guarda e mi strizza l’occhio compiaciuto. E’ felice di quella battuta fulminante. Poi Vangelo e Costituzione e via. Si avvia nella sala grande della bella struttura voluta da Armando e 300 persone lo accolgono con un applauso. Il capo scorta capisce che il luogo non presenta grandi rischi e sorride anche lui, cosa che accade raramente.

  Giovani e meno giovani, tanti ragazzi e ragazze pronti a fare domande. Scouts in divisa accanto ai ragazzi di Libera, dell’associazione Balobasha, attivisti della parrocchia, qualche politico qua e là, sindaci.    La giovane consigliera regionale lo saluta con deferenza. Tutti sullo stesso piano; Ciotti livella, mi disse un amico di Bari una volta. E’ vero, io stesso l’ho visto trattare grandi personaggi politici allo stesso modo dell’ultimo associato di Libera. Per Ciotti non esistono gerarchie della dignità.


Alfonso De Pietro, un cantautore legato a Libera, canta un pezzo insieme ad Armando. Quest’ultimo poi introduce la giornata. Lo fa con grande entusiasmo ed umiltà. Armando è così, esuberante e francescano. Dal fondo della sala, dove sono seduto, gli faccio cenno col dito, e lui sorride. Poi tocca a Ciotti.

  Riparte dal fatto che senza giustizia sociale la carità non basta. Cita Papa Francesco che aveva parlato di III° guerra mondiale. Parla di un’economia troppo legata alle leggi del profitto. 100.000.000 ml di poveri in più, 100 nazioni in guerra, 50 conflitti nel mondo. Parla dei “morti vivi”, quelli che hanno perso dignità. Parla dell’attentato di Parigi e lo lega ai disastri dei barconi affondati. 50% dei conflitti nel mondo sono legati all’acqua, alla terra, alle risorse del sottosuolo. Economia assassina, lo dice forte. La gente assiste in silenzio. Ogni tanto qua e là un brusio. Ciotti si ferma, guarda dritto la zona da dove viene il rumore e “stima il silenzio”. Ho assistito a decine dei suoi interventi e provo le stesse sensazioni sempre.

  Cita la FAO: -500.000.000 di piccole aziende familiari sono state spazzate via. Le sementi sono in mano a 5 multinazionali. Organismi seri ci dicono che è stato distrutto il 60% dell’ecosistema terrestre. Ecco la povertà. Ed ecco la violenza.-Urla- L’1% più ricco possiede il 48% della ricchezza mondiale. La crisi economica mondiale non è uguale per tutti.
-Tutto può scaturire in un quadro così fosco- e lo dice arrabbiato, preoccupato ma con spirito di lotta.
Mi guardo intorno. I bimbetti non battono ciglio.
  Prosegue -Nessuno può essere condannato dal suo luogo di nascita. E’ negata la possibilità dell’oltre e dell’altrove. Della conoscenza.
Parla di sé, del vescovo Pellegrino che lo ordinò “prete di strada”. E poi il Gruppo Abele e Libera, le sue creature. Si sofferma spesso sulla Costituzione, che va rispettata alla lettera, come il Vangelo. Racconta dell’esperienza della droga e del suo lavoro, e poi della battaglia alle mafie.
Dice di diffidare degli uomini soli al comando.
Cita i martiri di mafia e aggiunge con forza che la mafia e la corruzione non hanno bisogno di una nuova definizione ma di una nuova comprensione.
Le mafie senza la politica non potrebbero esistere. Oggi c’è una commistione mai raggiunta prima.
Parla di lotta ai poteri illegali ma anche a quelli legali che si muovono illegalmente.
Tocca il tema del lavoro. Dice che chi ne è privo vive la morte civile.
Poi si ferma sulla Fede e dice che è autentica solo se implica il desiderio di cambiare il mondo.
Insiste su Vangelo e Costituzione. Siamo quasi in chiusura. La gente trattiene il fiato. Nel Vangelo c’è politica quando denuncia soprusi e c’è Vangelo nella Costituzione quando si parla di equità e giustizia.
Le mafie sono la negazione del Vangelo. Bisogna avere il coraggio di avere coraggio.
La speranza o è di tutti o non è speranza.

Poi cinque secondi di silenzio.

 

Don Luigi ha concluso, ma la gente lo capisce in ritardo. Sarebbe rimasta lì ad ascoltarlo per l’intero pomeriggio. Lui abbraccia i bimbetti attorno a sé e si presta a mille fotografie. E’ anche un po’ star don Luigi e lo sa. Ma questo fa bene alla gente. In questi tempi bui, parole del genere sono ossigeno per testa e cuore. Don Armando si sbraccia per salutarmi in fondo alla sala. Ripongo il libretto dove ho preso appunti e gli faccio cenno che vado. Anche Luigi mi fa un cenno e a me fa piacere. Oggi mi porto a casa alcune speranze, quelle che mi danno la forza di insistere, ovunque siamo, a battersi per un mondo migliore.

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