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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Vecchiano-FESTA DELLA TOSCANA 2015 A SCUOLA
Intervento dell'Assessore Lorenzo Del Zoppo con gli studenti delle Classi Terze della Scuola Media

15/12/2015 - 18:37

         FESTA DELLA TOSCANA 2015 A SCUOLA

Ieri con gli studenti delle Classi Terze della Scuola Media di Vecchiano abbiamo celebrato la Festa della Toscana che, per quest’anno, ha come tema “le Riforme di Pietro Leopoldo”; in aggiunta a ciò, gli atti recenti di terrorismo di Parigi hanno reso opportuno un’ulteriore riflessione. Qui sotto, più o meno, quello che ho detto agli studenti.
Cari ragazzi, non è cosa facile, ma in questa occasione cercherò di riflettere assieme su quanto accaduto a Parigi nei giorni scorsi.
Gli attentati di Parigi sono atti di terrorismo e in quanto tali hanno l’obiettivo di terrorizzare la popolazione, di diffondere la paura tra le persone. Diffondere il terrore e la paura significa innanzitutto impedire la ragione e spingere le persone ad agire (e reagire) d’impulso, d’istinto, senza riflettere. Se noi vogliamo contrastare il terrorismo, la prima cosa che dobbiamo fare è opporci agli scopi dei terroristi: dobbiamo dunque ragionare di più, pensare di più, riflettere di più.
Con la ragione, con il ragionamento, dobbiamo capire cosa abbiamo di fronte: quali sono le cause e quali i fini, insomma il perché di tali atti di terrorismo. Io vi posso solo invitare a cercare il coraggio d’usare la ragione e a mantenere la calma. L’alternativa, che è quello che vuole il terrorismo, significa scegliere di non usare la ragione e questo ci porta a dire “non mi interessa”, “non mi riguarda”, oppure “ci penserà qualcuno”; ecco, questo è proprio quello che vuole il terrorismo: ci vuole spingere a non ragionare perché se non ragioniamo noi, state sicuri che qualcuno ragionerà al posto vostro, deciderà per voi, sceglierà per voi, agirà per voi. Ma tutto ciò non vuol dire “essere schiavi”? Se qualcuno fa tutto al posto nostro perché noi abbiamo paura, perché non abbiamo il coraggio di usare la nostra testa, allora non siamo liberi, allora siamo “schiavi” di qualcuno.
Dunque c’è qualcuno senza scrupoli che vuole impaurirci, così non pensiamo, così facciamo decidere tutto a qualcun altro: questo ci porta a perdere la libertà, a diventare schiavi.
D’altra parte, la reazione immediata davanti ad atti così tragici e violenti è dominata dall’istinto, dall’impulso. Ecco che il terrorismo ci spinge a reagire con la prima cosa che viene in mente: alla bomba rispondiamo con più bombe, alla morte con altre morti.
Questa è una risposta antica, in qualche modo ci pare anche “giustificata”, rispondo al torto con un torto uguale; ma una tale tipo di risposta, di reazione, non ha mai portato nulla di buono. Sarebbe come rispondere al terrorismo con altro terrorismo, e quindi sommare più paura a più paura, paura per noi, paura per loro… può funzionare?
Io vi dico di no, non può funzionare, ed è identico per la pena di morte. La pena di morte significa rispondere alla morte con altra morte: hai ucciso? allora io ti uccido (metti una bomba? Eccoti le bombe). Questo non ha mai funzionato: dove c’è la pena di morte, le persone continuano a uccidere, non calano i reati, dove c’è la pena di morte non c’è più sicurezza, anzi i reati sono maggiori, sono di più e più gravi. Perché? È quello che dicevamo prima: non abbiamo ragionato, non abbiamo pensato abbastanza, rispondere con le bombe alle bombe non significa più sicurezza, ma solo più bombe; non ragionare, non pensare, significa solo agire d’impulso, non ricordare i nostri errori e quindi continuare a sbagliare e sommare violenza a violenza.
Uno dei primi governanti moderni ad accorgersi di ciò fu proprio Leopoldo, Granduca di Toscana, che abolì la pena di morte in Toscana nel 1786. Certo, erano tempi assai diversi dai nostri, diverse erano le sensibilità, ma di fronte ai problemi di quell’epoca Leopoldo usò la testa, ascoltò anche altre persone molto intelligenti “i suoi professori e maestri”, ascoltò anche il suo popolo, rifletté a lungo e rispose a questi problemi con una serie di leggi, cioè di riforme, che hanno cambiato la Storia. Abolì la pena di morte, eliminò la tortura come mezzo d’indagine e fece molte altre riforme nel commercio che poi sono arrivate fino a noi. Si può dire che quelle riforme, partite dalla Toscana, hanno cambiato il modo di pensare dell’epoca, sono state riforme epocali e sono arrivate fino a noi, proprio perché furono a lungo pensate, furono il frutto della riflessione, della ragione, del pensiero. Certo, le cose non cambiarono in un giorno, ci furono degli aggiustamenti, anche dei ripensamenti, ma ormai Leopoldo aveva cambiato proprio il modo di pensare: la pena di morte per molte persone era divenuta qualcosa di “ingiusto”, di sbagliato, di crudele, oltre ad essere inutile.
Oggi, con i fatti complessi del nostro tempo, con le sfide difficili che abbiamo davanti, abbiamo proprio bisogno di pensare, di riflettere e di capire: non facciamo il gioco del terrorismo, non lasciamo vincere la paura e far prevalere la violenza! Ragioniamo e riflettiamo, abbiamo bisogno di pensieri lunghi che guardano lontano, come fece Leopoldo, per fare grandi riforme che cambiano il modo di pensare; solo attraverso un uso coraggioso della ragione si sono determinate quelle svolte epocali che ancora oggi ricordiamo.
Non è facile, cari ragazzi, ma è questo quello di cui oggi abbiamo bisogno.

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17/12/2015 - 15:11

AUTORE:
Gabriele Santoni

Intervento eccellente.