Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La mattina di Natale qualcuno ha disegnato delle svastiche in Largo Collodi, a San Giuliano Terme, tante sono state le risposte, ma una in particolare si è trasformata in un vero appuntamento, una risposta che nata spontaneamente, come un moto dell'anima...si fa richiamo di altre anime... e allora appuntamento il primo dell'anno a mezzogiorno sulla via per i Quattro Venti a Molina di Quosa.
Decidiamo di esserci come uomini e donne che credono nei valori di pace libertà e democrazia.
...Bello sarebbe il 1 gennaio ritrovarsi sul tardi della mattina alla Romagna (andai lì anche il primo giorno che diventai sindaco), per testimoniare l'antifascismo delle nostre terre.Io a mezzogiorno "salirò sui monti" simbolicamente e mi piacerebbe non esssere solo.Sarà un modo per dedicare il futuro a coloro che hanno combattuto per la democrazia. Spetta a noi vigilare perchè non si facciano passi indietro. di G. Santoni
I luoghi hanno identità e potenze proprie. Dalle parti della Romagna si respira un'aria diversa, si sentono sapori e odori che hanno qualcosa a che fare con la voglia di libertà. Non credo che dipenda solo da quel monumento, da quei nomi incisi, dalle storie narrate dai vecchi e tramandate da giovani che parlano di quei giorni ancora commuovendosi. E' un monte pieno di sentieri e di storie, di nomi di luoghi che rimandano ad altre storie e ad altri luoghi. Luoghi e storie di resistenza, di giovani che nella loro natura avevano l'eredità di gente abituata a lavorare, a strappare al monte quello che era necessario per vivere. Contadini, boscaioli, artigiani. La formazione partigiana che si costituì qui nel 1944, sui monti della Faeta, aveva il nome di un patriota ucciso tra Cascina e Pontedera, Nevilio Casarosa. Non ricorderò altri nomi, perché l'elenco sarebbe lunghissimo e tutti li conosciamo. Ma quello che voglio dire è che se andiamo nei cimiterini dei tanti paesi del monte, tutte le lapidi portano cognomi che sono tutti noti, tutti ricordano un partigiano, un patriota, un caduto, un eroe. Non voglio sminuire nessuno, ognuna delle persone che si misero a disposizione, che caddero o arrivarono alla vittoria. Voglio dire che qui pare un intero popolo ad essersi fatto resistenza. E' forse questo il senso, è questa la ragione della cecità della repressione, che colpì indistintamente, e più volte. Quando nei primi giorni di settembre arrivarono da est gli americani, i Buffalo Soldiers, neri come la pece, i combattenti italiani passarono con loro, tra ali di folla che applaudiva e lanciava fiori. E molti di loro, giovani di questa terra speciale, li seguirono per andare verso Lucca, per continuare a combattere i tedeschi. Perchè l'amore prepotente che li muoveva non si fermava ai confini di questo pezzo meraviglioso di terra di monte, di ruscelli, di antiche culture. Il fatto che di tanto in tanto, ancora oggi, nel buio della notte mani impaurite e pavide deturpino i luoghi della passione con i simboli della barbarie, ancora con i simboli rovesciati di quella epoca, è la riprova che quello di cui ho detto è tutto vero: questo è un luogo di resistenza, un luogo che sopravvive e fa crescere la potenza della sua storia. Mi rattrista l'idiozia, ma mi riempie il cuore di gioia sentire che la resistenza è viva, e vive qui. Alla Romagna, alle Molina, a San Giuliano, ad Asciano, dai posti dove viene metà del sangue che scorre nelle vene dei miei figli. di F. Corsini