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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Unioni comunali PD San Giuliano Terme e Vecchiano
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di Mario Lavia-per Il Riformista
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Di Andrea Paganelli
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di Paolo Pombeni
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Giovanni Russo per: Unione Comunale PD Cascina
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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SILICON VALLEY
di Trilussa

10/1/2016 - 17:21


Non ho visto la puntata di Porta a Porta ma ho letto la notizia su La Stampa  con tanto di video e mi trovo completamente d’accordo con chi ha detto  su un social network «Bruno Vespa stasera non aveva il plastico. Ha portato la plastica. Di Simona Izzo».
Perché ci sono cose molto preziose che ognuno di noi possiede e che bisognerebbe non perdere mai: il buon gusto e la dignità personale.


Certo  sono cose molto difficili da mantenere specie quando si nasce in un paese del terzo mondo privo di tutto o quando si cresce in un quartiere malfamato di una periferia urbana fra droga e camorra, ma si può conservare anche nella povertà, si può avere e mantenere anche nel bisogno, perché rappresenta in fondo uno stato d’animo, la consapevolezza del valore della propria persona, del proprio corpo anche che va oltre le condizioni fisiche ed economiche di ognuno.


Questo visto in TV rappresenta uno dei casi in cui si può perdere piuttosto stupidamente divenendo parte di quelle signore che credono che la loro felicità (e/o la loro carriera se del mondo dello spettacolo) dipenda non dal loro valore artistico e/o dalla loro statura morale bensì solo dall’aspetto del loro corpo e soprattutto della loro faccia. Si trasformano così per mezzo di costosissimi chirurghi estetici (quelli più bravi si riconoscono perché ai polsini della camicia portano non comuni bottoni ma costosi gemelli!) in bambole tutte uguali con quelle faccione tonde dagli  zigomi lucenti e dalle enormi labbra prominenti.


E’ possibile anche che, sdraiandole sul letto come le bambole Furga delle nostre nonne, chiudano quegli occhioni dipinti e facciano anche “mmammmaa” dalla valvola che portano sulla pancia.


La dignità è quindi un dono prezioso che abbiamo tutti anche se oggi, nella moderna scala dei valori, è scesa piuttosto in basso a fare compagnia ad un altro valore attualmente in disuso, la vergogna, e a guardare da sotto l’emergere di altri valori più alla moda.


Bisognerebbe domandarsi cosa spinge queste signore a cambiare così profondamente il loro aspetto, bisognerebbe chiedersi se sanno che si somigliano tutte, che perdono le loro caratteristiche, quelle che sono state amate dal proprio marito e dai propri figli per trasformarsi in facce tutte uguali, sgradevoli a guardarsi come sgradevoli sono le cose finte, costruite.


Ma costruite per chi? Per il regista che ti vuole sempre giovane altrimenti non ti da la parte? Per tuo marito che ha smesso di amare le tue piccole rughe? Per l’amante giovane che si vergogna ad uscire con una donna che dimostra la propria età?


Le immagini di queste signore in televisione sono molto diseducative e contribuiscono in maniera significativa al sentire comune che l’aspetto fisico oggi sia la cosa più importante, in cima alla scala dei valori a cui si deve tendere a scapito di altri oggi molto in disuso, come  la vergogna appunto, il buon senso e soprattutto il buon gusto.


Immagini che a molti stimolano sensazioni sgradevoli ma che possono essere invece di stimolo nei più giovani, spesso non soddisfatti del loro aspetto e che li portano a vedere nella chirurgia estetica la soluzione dei loro problemi di insicurezza, di insoddisfazione. Problemi che molto spesso hanno ben altra origine e ben altra soluzione.


Vi sono ragazzine che per il loro compleanno non chiedono più il cellulare (quello lo hanno già fin dalle prime classi elementari) ma chiedono di modificarsi un seno anche normale, cambiare il proprio profilo che non piace, eliminare quei chili in più che non vanno di moda. Donne mature che si rifanno la vagina e chiedono addirittura di tornare a quella verginità perduta ormai da tempo, che spendono i loro risparmi in creme miracolose che dovrebbero riparare e nascondere i segni del tempo (con tanto di bei filmati a confermarlo!) 
 
Uomini giovani che vogliono illudersi con preparati fisici e chimici per allungare il pene e renderlo più vigoroso, sempre più anche loro clienti dei centri di chirurgia estetica, per modificare il loro aspetto fisico o per ingrandire il loro organo sessuale, segno indiscusso di felicità e successo.


C’è anche chi il lifting prova a farselo da solo, come Scialpi (Scialpi chi?)
E’ la civiltà dell’immagine, naturalmente per chi se la può permettere, per chi ha il tempo e i soldi per lo scopo.


Una civiltà che al posto di alcuni valori fondamentali, forse faticosi ma che possono veramente rendere felici (quella felicità non effimera di labbra nuove o di una nuova automobile), si pone degli obbiettivi minimi, come quello di eliminare qualche ruga, di modificare una faccia, un seno, di cambiare aspetto. Operazioni che sembrano essere risolutive ma che hanno solo il risultato di mascherare o di spostare più in là il problema.
Un problema che sta purtroppo dentro, e non fuori, sul corpo, o sulla faccia da risistemare.

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