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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Valeria Fedeli senatrice
Riforma costituzionale. Ecco perché è indispensabile dire sì al cambiamento

26/1/2016 - 8:51

Con il voto di questa settimana il Senato ha approvato, con 180 voti favorevoli, 112 contrari e 1 astenuto, il ddl di riforma costituzionale. Si tratta di un passaggio storico verso il superamento del bicameralismo paritario, un cambiamento su cui ad aprile sarà chiamata ad esprimersi, per un'ultima volta, la Camera dei Deputati, per poi lasciare la parola ai cittadini con il referendum popolare di ottobre.
Il nodo politico da sottolineare è che questo voto giunge dopo un lungo confronto tra tutte le forze politiche, un percorso fortemente voluto dal Partito Democratico e in cui la politica ha dimostrato di sapersi riappropriare del proprio ruolo, portando avanti una riforma che, di fatto, è attesa da più di vent'anni, da quando l'Ulivo propose il Senato delle Regioni. Era il 1995. Ecco perché quella che si prospetta è un'occasione storica, e mai come in questa legislatura il Parlamento ha saputo affrontare, con una scelta così chiara e coraggiosa, la profonda necessità di migliorare il funzionamento della nostra democrazia parlamentare; si è costruito uno schieramento che fosse il più ampio possibile nel consenso al testo, che nei diversi passaggi è stato arricchito di molti contributi, e credo che il lavoro svolto confermi, insieme a quello per la nuova legge elettorale, l'approccio fortemente riformatore del Partito Democratico e di tutte le culture che lo compongono.
Vale la pena sottolineare quali sono gli elementi più qualificanti di questo progetto di riforma: il superamento del bicameralismo paritario, con la fiducia al Governo che verrà espressa solamente dalla Camera e con il nuovo Senato disegnato per rappresentare le istanze dei territori; la modifica al titolo V della Costituzione, che rende più chiari i rapporti tra Stato e Regioni e fa rientrare nella competenza esclusiva dello Stato materie come energia, infrastrutture strategiche e concorrenza; l'introduzione del principio dell’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza elettiva; il rafforzamento degli istituti di democrazia diretta; i tagli ai costi impropri della politica. 
Un progetto equilibrato, su cui sarà fondamentale che gli italiani possano esprimersi nella piena trasparenza e con la massima conoscenza possibile dei reali contenuti, senza pregiudizi ideologici e senza che la disinformazione e la paura del cambiamento prevalgano sugli aspetti oggettivi e sulle reali necessità di questa riforma. Proprio sul referendum, infatti, sembrano ricadere le speranze di Lega, M5S, Forza Italia e vari comitati per il No, per dare un messaggio contrario complessivo all'attuale legislatura e all'attuale governo. Un approccio legittimo, perché ciascuna forza politica in democrazia può scegliere quale linea adottare, ma a mio parere politicamente sbagliato perché non sta al merito della riforma e al bisogno di innovazione del nostro sistema istituzionale: il fronte del No, infatti, è un anomala unione "antiriforma" che mette insieme da destra i berlusconiani e da sinistra i conservatori della Carta, da anni in lotta tra loro, nonostante il fatto che i primi abbiano contribuito a scrivere il disegno di legge e che i secondi abbiano da sempre lamentato i limiti del bicameralismo paritario ma non accettano l'esito democratico della riforma, discussa e votata dal Parlamento, estraniandosi da qualsiasi processo riformatore.
Ma oltre a questo fronte c'è quello dei tanti comitati per il Sì, di cui fanno parte, non a caso, anche molti osservatori e addetti ai lavori che nel 2006 si opposero alla riforma proposta dal centrodestra. Quello era un No anche marcatamente riformista, perché avanzava proposte alternative e rilanciava ipotesi. Penso, ad esempio, all'appello che molti costituzionalisti firmarono, a favore del No, sul Riformista, nel 2006: "La riforma del Titolo V varata nel 2001 - scrissero in quell'appello - va completata con i necessari strumenti di cooperazione, primo fra tutti un Senato realmente rappresentativo delle Regioni, slegato dal rapporto fiduciario col Governo e quindi dalla logica maggioranza-opposizione, chiamato ad essere la sede prima della cooperazione e non grave intralcio alla governabilità, come è invece concepito dalla riforma sottoposta a referendum. Una incisiva riforma costituzionale dovrà eliminare il cosiddetto bicameralismo perfetto voluto dai costituenti, sconosciuto in altre democrazie proprio perché incompatibile con la logica di un robusto governo parlamentare e che, come in più occasioni denunciato da un vasto schieramento, ha dimostrato di non funzionare". Ecco perché oggi molti di quei costituzionalisti sono per il Sì. Ed ecco perché chi dice che le riforme istituzionali non sono una priorità, che non servono ai cittadini, mente. Ci sarà sempre qualcuno pronto ad affermare che "c'é bisogno di occuparsi di ben altro". La Lega e il M5S lo affermavano per la legge elettorale, per la riduzione delle tasse, per la riforma del mercato del lavoro e quella della scuola, per la riforma della pubblica amministrazione e quella della giustizia civile. Oggi lo slogan "c'é ben altro di cui occuparsi" è tornato alla ribalta per colpire  il costante impegno del PD per cambiare le politiche europee, per dare all'Italia una legge seria ed equilibrata sulle unioni civili e, ovviamente, per la riforma costituzionale. Un modo modesto, molto superficiale, di fare politica, un modo di inseguire con lo scontro personalizzato un protagonismo che non serve a nessuno, anziché confrontarsi nel merito delle iniziative legislative e con il Paese reale, che fortunatamente avrà modo di esprimersi col proprio voto referendario.

Ecco di seguito una sintesi della riforma costituzionale.

Fine del bicameralismo paritario. Una sola Camera, quella dei deputati, darà la fiducia al Governo e, salvo alcune materie, svolgerà la funzione legislativa esclusiva. Il Senato rappresenterà le istituzioni territoriali, sarà più snello e avrà competenze solo su leggi costituzionali, leggi sugli Enti locali e trattati internazionali.


Iter legislativo semplificato. L’iter di approvazione di una legge avrà tempi certi e ridotti. Meno decreti legge e priorità ai disegni di legge del Governo considerati essenziali per attuare il programma.


Il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori (contro i 315 attuali), eletti tra i consiglieri e i sindaci di ciascuna regione, in conformità con le scelte dei cittadini nelle elezioni regionali. I 100 senatori non avranno indennità, manterranno solo quella si consigliere o sindaco.
Parità di genere. Viene introdotto il principio dell’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza elettiva, rafforzando il principio della parità di genere nell'accesso alla rappresentanza politica sia con riferimento al parlamento nazionale che agli organi elettivi regionali.


Nuovo rapporto tra Stato e Regioni, soprattutto per quanto riguarda le rispettive competenze legislative. L’autonomia delle Regioni sarà legata alla correttezza dei bilanci: sarà maggiore per quelle con i conti a posto mentre in caso di accertato grave dissesto finanziario, Regioni ed enti locali potranno essere commissariati dallo Stato centrale.


Aboliti Cnel e Province. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e le Provincie vengono definitivamente cancellati dalla carta costituzionale.
Novità sui referendum. Modificati i quorum di validità del voto per i referendum abrogativi: il quorum resta la maggioranza degli aventi diritto se la proposta di abrogazione è presentata da 500.000 firme, mentre scende alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei Deputati se la proposta è presentata da 800.000 firme. Introdotta anche la possibilità di indire referendum popolari propositivi e d'indirizzo e altre forme di consultazione popolari oggi non previsti costituzionalmente. La legge ne indicherà poi i metodi concreti di attuazione.


Leggi di iniziativa popolare. I regolamenti parlamentari dovranno garantire forme e tempi certi sia della discussione che della deliberazione sulle proposte di legge di iniziativa popolare, che dovranno essere presentate da 150.000 elettori.
Vincolo di trasparenza in costituzione. Inserito nell’articolo 97 della Costituzione l’obbligo di assicurare il buon andamento, l’imparzialità e la trasparenza dell’amministrazione. 
Elezione Presidente della Repubblica. Modificato il quorum per la sua elezione: è richiesta la maggioranza dei due/terzi del parlamento in seduta comune (ma senza i delegati regionali) nei primi tre scrutini, dei tre/quinti dal quarto al sesto scrutinio e la maggioranza dei tre/quinti dei votanti dal settimo scrutinio in poi.


Corte Costituzionale. Introdotto il giudizio preventivo di costituzionalità per le leggi elettorali e modificata la modalità di nomina dei giudici costituzionali: tre saranno eletti dalla Camera e due dal Senato.
Tagli ai costi della politica.

Eliminati i rimborsi pubblici ai gruppi politici regionali e stabilito un tetto agli stipendi di Presidenti e consiglieri regionali, che dovranno essere pari o inferiori a quello dei sindaci dei Comuni capoluogo di Regione

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