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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Labbrata a Leccatura di ragnolo

2/2/2016 - 19:31

 
LABBRATA 
Lett: LABBRATA. [Colpo dato sulle labbra col dorso della mano].
In dialetto cambia leggermente di significato e si intende per labbrata  non solo lo schiaffo a manrovescio, come indicato nella definizione in lingua italiana, ma tutte quelle punizioni corporali inflitte con le mani aperte, non chiuse a pugno.
Un tempo era considerata la punizione per antonomasia.
Un vecchio che redarguiva un ragazzotto durante la proiezione di un film al Teatro perché faceva confusione o un padre che rimproverava un figlio per un comportamento scorretto, usavano proprio la minaccia della labbrata come segno tangibile della massima punizione ed autorevolezza.
Bada, bimbo, ‘he ti stiocco ‘na labbrataa!!
Non era un pugno, che sottintende sempre cattiveria, astio, risentimento, ma uno schiaffo a mano aperta, doloroso ma innocuo, segno di correzione, salutare ed educativo.
Ultimamente non è più di moda, i pedagoghi sono discordi sul suo utilizzo come forma educativa, i maestri, se osano (e un tempo osavano!), vengono prontamente denunciati e linciati da genitori sempre più apprensivi.
La labbrata, come la patta, il  pattone (una grossa patta) e la lecca per questi motivi vanno purtroppo scomparendo, come retaggio di un tempo passato, quando erano strumenti efficaci nelle mani dell’educatore spesso unico rappresentato dal padre e dalla famiglia (la scuola non sempre poteva essere presente).
In questa  delicata opera di formazione il padre e la famiglia oggi rischiano di essere completamente sostituiti dalla televisione che sta ogni giorno di più perdendo il suo obbiettivo iniziale di fornitrice di schemi educativi corretti, per diventare lo specchio di una società impoverita nei contenuti e fornitrice di modelli sempre più discutibili.
 
LACCIAIA
Lett: LACCIAIA. [Lungo laccio a nodo scorsoio col quale i butteri accalappiano la bestia allontanata dal branco].
Con questo termine, probabilmente derivato dalla definizione italiana, si intendeva indicare l’accalappiacani che era munito, appunto, di un laccio simile per catturare i cani dispersi.
Era usata spesso dai genitori per intimorire i figli:
ste’ bono, sennò ti faccio porta’ via dalla lacciaia!” dicevano le mamme ai bimbi capricciosi. Faceva parte di quelle figure di “acchiappacattivi “, come l’omonero o il babau, che le mamme usavano per intimorire i figli vivaci o disobbedienti. L’espressione era tuttavia efficace perché la cattura dei cani randagi era sempre qualcosa di spettacolare e terribile con l’aggancio del laccio al collo dell’animale che si dibatteva e si divincolava cercando di sfuggire alla cattura.
L’efficacia dell’espressione sarebbe stata ben minore se la mamma avesse minacciato di affidare il bimbo capriccioso alla moderna “polizia veterinaria”!
Per estensione con lacciaia si indicava anche la polizia:
l’ha preso la lacciaia” : lo ha catturato la polizia.
 
LALLO
Lett: nc.
Cavallo, termine infantile.
 
LATTE DI GALLINA
Lett: nc.
Con questo termine si soleva indicare una cosa inesistente, un paradosso.
Purché mangiasse, n’avrebbe dato di tutto,  anche ‘l latte di gallina” : avrebbe fatto di tutto, anche l’impossibile, come ricavare il latte da una gallina.
 
LECCATO
Lett: LECCATO. [Lambito, forbito, liscio].
Aveva il significato di azzimato, ben messo, cambiato, riferito ad un abbigliamento ma anche ad una pettinatura, un taglio di capelli. Indicava una condizione di particolare cura nell’abbigliamento o nella cura della persona.
Madonna, ‘ome sei tutto leccato!”:  come sei ben vestito e sistemato!
Si poteva usare anche un altro termine per la stessa situazione: appunzito.
 
LECCATURA DI RAGNOLO
Lett: nc.
Con leccatura di ragnolo (il ragno alla nostrana, come il conigliolo) si indicava un piccolo ed innocuo arrossamento della pelle, simile a quello prodotto dal morso del ragno.
Quando non si riusciva a stabilire il motivo di un piccolo arrossamento della pelle, indicarlo in questo modo serviva ad assicurarne l’innocuità, l’innocenza più assoluta.
Ma cosa voi ‘e sia, sarà ‘na leccatura di ragnolo!” : per ridurne l’importanza e assicurare il malcapitato della banalità della lesione.

Foto. Bombardamento dei ponti di Migliarino. Particolare della foto aerea dall'archivio della R.A.F. scattata il 29 maggio 1944. 

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