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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Mazzarri (Lista Boggi Sindaco)
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di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Gabriele Santoni
E' venuto a mancare Bruno, mitico barrista..

3/2/2016 - 0:16

A Bruno

Mi giunge la notizia che è venuto a mancare Bruno. Mitico barrista del Bar la Botteghina a Molina di Quosa, dalla fine degli anni cinquanta alla fine degli anni ottanta. Il mio caro barrista Sulla botteghina scrissi un raccontarello che stava dentro il librino Molina mon amour.

Lo ripropongo dedicandoglielo. 

 A un uomo perbene.

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La Botteghina 

Il millenovecentocinquantotto è l'anno in cui nasco. Il 3 di Luglio. Mia madre era al cinema da Raggio con Romeo il mio babbo, ebbe le doglie, alle tre del Giovedì mattina ero già molinese. "Born in the MDQ"

Ho il rammarico di aver interrotto la visione di un film ai miei genitori, ma mia madre continua a dire che ne valeva la pena. E' sincera, lo so.Allora era di moda andar al cinema da Raggio il mercoledì. Le partite di coppa dei campioni , quando si giocavano le davano alla radio.Nasco in una casa del Lazzeri in Fondo Borgo, accanto a Opelio e la Plava. Un tempo il Borgo era l'anima pulsante del paese; non c'era porta che non avesse una attività economica. E poi, laggiù in fondo, Le Covinelle, il "campo sportivo" di Molina dove intere generazioni hanno giocato a pallone.All'inizio del Borgo, la mitica Botteghina di Bruno, la pergolina con gli ombrelloni della marca dei gelati e i tavolinetti tondi fuori d'estate. D'inverno tutti pigiati nella prima stanza, quella del banco o di là, montati tre scalini, fra i giocatori di carte, poi in seguito sotto la televisione, spostata lì apposta perchè usurpata dal biliardo nella sua stanza naturale..La Botteghina con Bruno alla guida, ha aperto nel 1958, è il bar della mia vita, nato con me. Come una compagna di scuola, come lo sono state molte bimbe alle elementari. Va ricordato che il 58 a Molina fu un anno di nascite femminili oltre misura e con loro la Botteghina, che per me era femmina; mentre il bar di Pasquale e di Caccole poi, nel mio immaginario di ragazzetto, era di sesso maschile. Maschi pervenuti nel 58, io, Marrico del Fava, Aurelio dell'Allegrini. Punto. Bimbe tantissime e tutte belle appunto, come la Botteghina.Da Bruno, venivano anche le donne, o almeno se venivano a un bar, era di lì che passavano. Da Caccole nemmeno a parlarne. Solo uomini duri.E com'era bella la Botteghina di allora....

Le sedie in fila come al cinema, per vedere la tv, in una sala allora adibita solo a quello. La maggior parte della gente non aveva tv in casa e la sera usciva per vedere le trasmissioni. "Lascia o raddoppia" indimenticabile o STudio Uno, Canzonissima. Il banco dei caffè sulla destra, all'entrata nello spazio allora più stretto, perchè la stanza dove ora ci sono i gelati era occupata dal negozietto di stoffe della Fernanda di Dolfetto. A Natale tombole a iosa, si giocava di "roba" e d'estate tutti fuori fino a tardi e secchiate.

Da Bruno l'acqua mai, era porto franco e tutti a parte qualche scapestrato distintosi nel tempo e mai difeso, eravamo d'accordo. Poi anni sessanta inoltrati, il biliardo al posto delle seggiole e la tv nella stanza dietro. Intanto la stanza della Fernanda che chiude l'attività, diventa un'altro pezzo di bar e dietro nasce la stanza a vetri, sotto il terrazzo di Dolfo e Dino con il famoso finestrone aperto, da cui si poteva vedere giocare a biliardo dall'alto, come in un palchetto a teatro. Il Fava che dominava la bazzica sul panno verde e Bosco che faceva il biscazziere ufficiale e comandava la pariglia, finchè un giorno fu richiamato all'ordine per la sua troppa esuberanza e sparì fra le invettive. Mario Roventini, detto Bosco, livoroso e irascibile, una volta dette un colpo sui birilli, quasi a sparecchiare il castello dopo un alterco con un giocatore che non riconosceva la sua decisione. Ripresosi dalla rabbia non si trovava più il birillo rosso del 5. L'aveva piantato nel palmo della mano e badate bene i birilli hanno la testa stondata. L'uomo lo tolse fra i moccoli, lo sciacquò e lo rimise nel mezzo.Tempi eroici, da età dell'oro. E poi un tempo delle partite di calcio, la domenica alle sette la sera e quelle della nazionale, viste rigorosamente tutti insieme. E i mondiali, mitica la notte di Italia-Germania 4 a 3 nel 1970. Un paese a gridare nella notte. E la televisione che per l'occasione era stata portata fuori, sotto la tettoina del flipper.
 
E i bravissimi giocatori di briscola e scopa, altro che settimino (Bruno vietava l'azzardo spinto. Al masssimo un ramino o una scala. Il pocker si giocava al chiuso, dal grande Cacchione in magazzino). Tutti sapevano il quarantotto e alla fine si poteva giocare con le carte scoperte perchè tutti avevano contato. E la classe stava qui, essere bravissimi fra bravi.Poi la Paola, figlia di Bruno, insediatasi nel bar fin da ragazzina, che apriva alle sei rigorosamente. E Bruno che chiudeva alle due di notte. Sempre! estate e inverno, una precisione... nemmeno sul lago di Ginevra. E Ubaldo di Pugnano negli ultimi anni, che accompagnava Bruno a casa dopo la chiusura, centinaia di volte. Un bar vero. col gelato sfuso di un tempo; il cono da 30 lire negli anni sessanta, i pinguini e la gazzosa nella bottiglia trasparente zigrinata che si beveva con la birra. E i bicchierotti del vino di Pontassieve che era lo stesso di Ciapino, ottimo e i boeri a strappo e le carte modiano e cambissa E poi rosso antico, stock, vecchia romagna, liquore strega, birre peroni corretti al rum da correzione del Gabbriellini.E la Maria buona e gentile al banco nei momenti di punta e Bruno il capo a mantenere l'ordine e rigido con chiunque. Non c'erano favoritismi per nessuno, nemmeno per i signori, mica s'era a Forte dei Narmi, dove ai "signori" tutto era ed è consentito, anche il dileggio. Molina metteva tutti "nel pari". E poi Gary (in onore di Gary Cooper di Mezzogiorno di Fuoco, perchè gli somigliava) il babbo di Bruno a vedere giocare a carte "dietro". E noi giovani perditempo "lì, sempre lì, lì nel mezzo" fino a notte fonda. Si andava e si tornava alla base. Il bar come casa nostra. Con i conti aperti e i pagamenti a rate. Perchè da Bruno tutti hanno bevuto sempre, anche gli squattrinati. Bastava pagare prima o poi. Nel 1988 il bar è stato venduto a Luca e Carletto (bravi e cari) e nello stesso anno io sono andato via da Molina e mi sono sposato... un caso certamente, ma la fine di un epoca. La mia sicuramente. Il mio tempo a Molina è quello della botteghina di Bruno.

Ora dopo quasi 25 anni, è grande amore e memoria da tramandare. Ancora oggi quando vengo dalla Piera e vedo Bruno sulla piazza, lo saluto col rispetto di un tempo.

Non si reggono trent'anni in un luogo così difficile, bazzicato da tutto e da tutti, uscendone con grande rispetto.

 A Bruno é successo. Grande, come La Botteghina.





Fonte: Pubblicato da Gabriele Santoni
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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

5/2/2016 - 15:47

AUTORE:
P.G_

"Un paese ci vuole.....Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti!"
Cesare Pavese

5/2/2016 - 10:52

AUTORE:
Gabriele

Sentire ieri leggere nella chiesa di Molina, piena di gente, il mio raccontino sulla Botteghina come ultimo addio a Bruno Paolini, non solo mi ha commosso ma ha dato ancora forza, se mai ce ne fosse bisogno, che le piccole comunità non finiscono mai. Ieri al mio paese, come sempre e paradossalmente dopo un funerale, si respirava serenità e solidarietà. Bisogna ripartire da qui.