Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Potrebbe essere l’ora della foto (più o meno lo era), ma potrebbe essere anche la data di oggi e i vénti divenire vènti e il numero riferirsi a quelli che sono i protagonisti di un film sulla nostra Marina battuta dal vento.
Tre indomiti sono di fronte al mare, uno spiraglio di sole accende i riflettori e il mare accende la musica delle onde, il vento da il la e il cielo da il ciak e il poeta inizia a recitare:
Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò lì.
Fuori campo un altro attore continua:
Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e a volerne altri cento…
Nel film, film da poeti e cantautori datati di ‘antanni, deve esserci anche una parte divertente per i bambini e allora il terzo attore, un animale che non si vede perché accovacciato ai piedi del primo attore, il poeta, borbotta con un occho chiuso:
– È il vento che ci sta parlando!
– Cosa dice?
– Non lo so, non lo parlo il ventoso!
Lo volete vedere il film?
Tre mosse:
leggere la poesia di Neruda,
ascoltare la canzone di De André e
guardare il furetto Burk ne L’era glaciale tre(!).