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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Unioni comunali PD San Giuliano Terme e Vecchiano
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di Mario Lavia-per Il Riformista
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Di Andrea Paganelli
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di Paolo Pombeni
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Giovanni Russo per: Unione Comunale PD Cascina
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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SCUOLA MONDO
di Gabriele Santoni

7/2/2016 - 10:58

“Devo sentire il parere dell’associazione. Sai, noi abbiamo questa regola, decidiamo insieme. Ti faccio sapere.”
Ci siamo lasciati così al telefono con Martina Battaglia, una delle animatrici di Scuola Mondo, la scuola di italiano per immigrati, che dal 2009 si tiene a San Giuliano Terme.
E la cosa mi ha colpito e mi è piaciuta. Era tanto tempo che non mi accadeva di sentire una frase come questa: “Devo sentire il collettivo.”
Poi ci siamo risentiti come concordato e dati un appuntamento.
“Ok, siamo tutte e tutti d’accordo, ci vediamo alla scuola.”

In una fase della storia in cui non esiste nessuna realtà organizzata che ormai non abbia una struttura di decisione verticale, e dove l’apparire la fa da padrone, trovare un’associazione che svolge non solo un ruolo sociale, ma lo agisce espandendo al massimo la democrazia, è una sana novità. E allora bisogna esplorare questa casamatta e fare tesoro di quelle che vengono chiamate “le buone pratiche”. Studiarne le ragioni, approfondire coi protagonisti i desideri e le passioni che le sorreggono.

Arrivo a San Giuliano un pomeriggio di febbraio. L’appuntamento è alle cinque e mezzo. Ovidio Della Croce, che ha deciso di accompagnarmi, e li conosce bene, mi sta aspettando fuori dalla porta della scuola. Ha con sé una macchina fotografica.
“Fai te, io farò le foto.” Ma so che non sarà così. Ovidio come sempre sarà curioso, chiederà, stimolerà, con quel candore intellettuale che conosco da ormai quarant’anni.

Martina Battaglia mi aspetta con altre due ragazze. Marta e Francesca. Tutte e tre hanno idee chiare, occhi sveglissimi, velocità d’azione e di ragionamento.  Lo capisco dopo le prime battute. Non sono presenti a questa chiacchierata Laura, Daniela, Viola, Marta, Sara e Carlotta, le altre volontarie che si alternano nelle diverse attività della Scuola Mondo.

Mi faccio raccontare come nasce la scuola.  Una reazione istintiva alla stagione violenta della legge Bossi-Fini e ai rigurgiti razzisti che si è portata dietro, mi dicono subito. Militanza pura e ovviamente gratuita. Siamo nel 2009. Cominciano a nascere luoghi di accoglienza che permettono agli immigrati di provare a integrarsi. La scuola pisana sorta a Rebeldia in via Battisti ne è un esempio. Così come alla Casa della donna, sempre a Pisa. A San Giuliano si prende spunto da quegli esempi. Un gruppo di giovani dà il via all’esperienza. Una sorta di aiuto e risposta in positivo, alla comunità migrante che a San Giuliano si è formata. Tutto all’interno di una grande flessibilità. Il permesso di soggiorno non è il lasciapassare. Alla scuola accedono tutti. Anzi, l’intenzione di partenza è dare una risposta ai più fragili. Gli invisibili.

Già il primo anno intorno alla scuola girano una ventina persone. Marocchini, senegalesi, indiani, poi dell’est dell’Europa. Intanto il collettivo comincia a porsi il problema di superare la fase dello spontaneismo e approfondire “il saper fare”. C’è una buona rotazione di insegnanti, tutti studenti o neo laureati, “e poi arriva anche Anna.” Dicono. La grande Anna. Che è Anna Calloni, molinese doc, insegnante di lingue e lettere alle medie locali ora in pensione e sempre impegnata nel volontariato. Nel 2012 il gruppo si dà una struttura più stabile con il passaggio della forma organizzativa in associazione. È il periodo dell’emergenza Nord-Africa. Viene coinvolta a collaborare anche l’associazione de La Zattera, che già ha progetti col Comune. L’associazione aderirà all’Arci diventandone un circolo. Il nome è bello e chiaro: Scuola Mondo.

Mi parlano dello scambio e della restituzione dei saperi. All’imparare l’italiano, i senegalesi rispondono “e si sdebitano” insegnando il francese. Uno sloveno ha insegnato inglese e si è tentato anche di imparare l’arabo. Poi è nata la collaborazione col Centro Nord/Sud della provincia di Pisa con l’attivazione dei fondi FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione). Interessante è quando mi raccontano del corso della mattina per donne immigrate e la scoperta di una marginalità (le casalinghe) nella marginalità. Ogni anno, alla fine dei corsi della scuola, fanno un grande pranzo di finanziamento in un circolo Arci.

Martina approfondisce un po’ di cose sulla scuola e poi mi parla del progetto Verdigi (intestato al giovane che annegò a Marina per salvare dal mare due bimbetti) che hanno vinto per due volte. Mi racconta il campo estivo nel centro civico di Ripafratta e le difficoltà del lavoro coi bimbi rom, soprattutto lo scontro con una parte della popolazione contraria.

“Queste cose generano conflitto. A oggi non riusciamo a trovare un luogo per fare doposcuola a questi bimbi”. Parlano di un rapporto dialogante con l’amministrazione e di una posizione ferma tenuta dal vicesindaco in assemblee infuocate. Ma sottolineano che sembra che l’associazione sia richiesta solo nei momenti dell’emergenza. Su questo l’intervento di Francesca Gabbriellini è chiaro: “C’è un problema di progetto delle istituzioni, che va consolidato e fatto programma, non può essere solo contingenza ed emergenza.” E lo dice con passione civile. Con ragioni da vendere.

Alla spicciolata arrivano gli studenti; si siedono intorno al grande tavolo che prende quasi tutto lo spazio della stanza. Ci presentiamo. Martina dice che siamo due giornalisti, io e Ovidio ci guadiamo sorridendo. E poi gli studenti: Islam che parla per prima, chiacchierona ed estroversa, e poi la sorella Amal e la madre Fatima. Dopo un po’ arriva anche il fratello Idriss che era a giocare a calcio a Gello. Lui dice di essere nato a Bologna. E poi Daniel, un rumeno di 26 anni che racconta di aver praticamente fatto il mediatore culturale nell’esperienza coi bimbi rom.  Soulye è senegalese, Hamza è un po' taciturno e Lucia, una ventiseienne, slovacca che ci racconta una ricetta (sarà uno dei temi del giornalino di cui dopo parleranno) e Hicham che sta in Italia da otto anni e quattro alla scuola. Altri non ci sono ma ci saranno.
 
Tutti dicono che le maestre sono brave. Le ragazze si guardano e sorridono per un attimo, e per poco sembrano colte da sano imbarazzo. Poi inizia la lezione e la lettura del giornalino che hanno contribuito a fare. Ogni tanto Ovidio fa lo stimolatore e scatta foto. Si ride e ci si distrae, allora Martina, autorevolissima, richiama all’ordine i distratti. Poi scrive sulla lavagnetta parole trovate e articoli. Martina non ha l’aria della leader canonica, ma lo diventa per come parla dell’esperienza, per come si sofferma sulle cose. Martina ci crede e chi ha davanti lo percepisce.

A poco a poco, mano a mano che il lavoro incalza, la mia presenza intorno a quel tavolo, giustamente sfuoca. Mi alzo cercando di distrarre il meno possibile e saluto. Arrivederci Tuttomondo, mi correggo al volo: arrivederci Scuola Mondo! Apro la piccola porta della stanzina, scendo lo scalino e sono nella strada; solo nell’aria fredda di febbraio. Ormai è buio, sono quasi le otto. D’un tratto come un lampo, mi torna in mente lo slogan che mi ha accompagnato per anni all’Arciragazzi e che non mi ha mai abbandonato. “Cittadini del mondo”. Oggi ho rivisto quello spirito. Se cambierà qualcosa partirà senz’altro da questi luoghi. Queste piccole-grandi casematte.

 
 

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13/2/2016 - 11:46

AUTORE:
Martina Battaglia

Rispondiamo alle vostre richieste e sollecitazioni tardivamente non per volontà di sottrarci al confronto ma perché, effettivamente, noi alla scuola e in tutte le sue attività collaterali ci sostiamo parecchio tempo ed è difficile a sera trovare un momento per raccogliere le idee e dare una risposta articolata e organica che non diventi un'avvilente lista di scontrini. Ed è ancora più difficile e soprattutto straniante dover giustificare quanto “costiamo” alla collettività in giornate come queste, in cui tra esami universitari, lavori precari e malpagati, ritagliamo del tempo dalle nostre vite incasinate e dal futuro incerto per preparare una lezione di italiano, colorare le maschere per il carnevale in piazza a San Giuliano, allestire laboratori e infine per sentirsi dire che non c'è un posto in tutta Ripafratta dove fare un doposcuola a dei bambini perché sono rom. Il doposcuola in realtà sarebbe aperto a tutti i bambini che hanno bisogno, (“per i bianchi, i mori e i giallini” come avrebbe detto Gianni Rodari). Se scuola di italiano è, infatti, frequentata solo da migranti perché di solito (ma non sempre!) gli italiani conoscono la propria lingua, le altre attività che svolgiamo e soprattutto quelle rivolte ai bambini sono aperte e partecipate da tutti. È il nostro obiettivo, sennò che scambio sarebbe.

Il bilancio dell'associazione Scuola Mondo si aggira sui 3000 euro l'anno. I nostri fondi vengono prevalentemente da un pranzo annuale in cui volontari e studenti cucinano tutti insieme perché la scuola per noi non è un atto di beneficenza del ricco che dà qualche briciola al più povero, ma è - o almeno ambisce ad essere - un atto di mutualismo in cui ci si siede intorno a un tavolo, ci si impara a conoscere e ci si dà una mano, ognuno come può, ognuno come vuole. E allora Merieme ci insegna il francese e Rok l'inglese, Khadija ci dipinge le mani con l'henné, Hafida cucina per tutti noi 100 piatti di cous cous e certe torte che sembrano uscite da una pasticceria, Dame insegna ai bambini a suonare il djambé e Lidya a fare i fiori di carta e tutti insieme ci insegnano ad allargare i nostri orizzonti, a vivere saldamente il nostro tempo, a diventare più umani, a sentirci più vivi, a credere nell'uomo. Ci insegnamo a vicenda che è vero che questa crisi è tremenda, spezza le gambe e fa sembrare tutto impossibile, ma che se la guardiamo insieme a volte fa meno paura e magari prima o poi una via di uscita la troveremo.

Dicevamo che il nostro bilancio è di circa 3000 euro l'anno. Oltre al pranzo, una sola volta abbiamo partecipato a un bando Fei e per due anni abbiamo partecipato al premio istituito dalla Fondazione Verdigi dalla quale abbiamo ricevuto un contributo. Tutti i fondi destinati all'associazione sono impiegati per portare avanti le attività: acquisto di materiale didattico, assicurazione, cancelleria, copisteria cose così. Nessun volontario è stipendiato e raramente siamo riusciti a fare rimborsi (biglietto del treno per partecipare a una formazione a Firenze o cose di questo genere). Possiamo dire che non solo non ci guadagniamo niente ma forse dal punto di vista economico ci rimettiamo. Quindi non vi preoccupate, alla scuola ci sostiamo molto, ma non vi costiamo niente.

Dato che il tema del volontariato nel mondo sociale è una questione molto delicata, permetteteci una riflessione finale. Forse invece di puntare il dito su una microscopica attività associativa come la nostra, dovremmo chiederci quanto costano i tagli alle politiche sociali. Quanta sofferenza ed emarginazione si sarebbero potute risparmiare se esperienze come la nostra non fossero lasciate alla militanza, al volontariato e diventassero programmatiche? Quanti soldi pubblici si risparmierebbero se si potesse intervenire nelle situazioni quando il disagio è nascente e non quando ormai è radicato ed emergenziale?
Se un giorno riuscissimo a trasformare le nostre competenze e quelle dei nostri studenti in un lavoro, ne saremmo felici, avremmo sfondato un altro muro, ma questa sarebbe un'altra storia, dal titolo e dai contenuti diversi.

Per ogni dubbio, curiosità e se avete voglia di conoscerci, vi aspettiamo alle nostre lezioni il lunedì e il giovedì dalle 18 alle 20 a San Giuliano e ovviamente siete tutti invitati al nostro pranzo anche se dovrete aspettare la bella stagione. E grazie ancora a Ovidio e Gabriele per il bel pomeriggio passato insieme.

Le volontarie dell'associazione Scuola mondo

12/2/2016 - 17:53

AUTORE:
P.G_

I commenti esprimono con chiarezza il momento storico che stiamo vivendo. La cultura del sospetto agita gli animi e spesso stravolge le coscienze facendo vedere ben oltre la realtà.
Così un'opera di volontariato che merita lode e rispetto viene, anche magari involontariamente, offuscata dal sospetto che oltre ci sia un interesse personale (di persone o di istituzioni).
Chi critica dimostra di essere molto lontano dai valori della solidarietà e di non capire quanto amore ci possa essere nel compito di aiutare gli altri.
Guardando oltre spesso si rischia di perdere il senso di quello che invece abbiamo davanti agli occhi.

12/2/2016 - 16:51

AUTORE:
Ovidio

Avendo scritto della necessità che un Comune, così come una Scuola statale, debba pensare all’inserimento nella comunità dei cittadini (o degli studenti) provenienti da altri paesi investendo le risorse necessarie, senza dimenticare altre situazioni di disagio, mi sono tirato dietro due commenti singolari. Uno che, ironizzando, in sostanza dice che i volontari dovrebbero occuparsi anche degli “anziani italiani o giovani italiani indigenti”. Il secondo vira su Striscia la notizia e riferisce dell’iniziativa di “insegnare ad andare in bicicletta alle donne provenienti dai paesi islamici”.

Due commenti illuminanti per un articolo in cui si racconta l’esperienza di una piccola scuola che accoglie civilmente i migranti che non conoscono l’italiano, e di un doposcuola aperto a tutti i bambini e le bambine italiani e non. Non so, forse chi li ha scritti pensa di aver detto una cosa giusta, e la prima in parte giusta lo è, la seconda sinceramente non so di che cosa si tratti; ma a me hanno dato la sensazione di cambiare discorso, di sviare il problema, di pretendere troppo da un gruppo di giovani donne, di sminuire l’importanza della minuscola ma significativa esperienza delle volontarie di Scuola Mondo che, invece di farsi i cavoli loro, si aprono agli altri.

12/2/2016 - 8:52

AUTORE:
piero

una bellissima iniziativa l'ha mostrata ieri sera striscia la notizia.... insegnare ad andare in bicicletta alle donne provenienti dai paesi islamici

11/2/2016 - 23:50

AUTORE:
Marco

,,, un comune che vuol essere accogliente , dovrebbe spendere un po di soldi per le scuole di italiano ,,,
Ci sono persone che spenderebbero volentieri un po' dei loro soldi per questo scopo .
Bene anch'io condivido ,
basterebbe però che ; per le scuole di italiano ;
per , i lavori per queste persone in attesa di un riconoscimento che le amministrazioni gli organizzano , non si pagasse 1 € alle cooperative che questi servizi li dovrebbe organizzare per contratto essendo aggiudicatari di un bando che lo prevede !!!
E invece si utilizza del tempo dei volontari e altri lucrano .
Mi piacerebbe anche che tra un tè verde e un tisana ai fiori di pioppo , un po di volontari spendessero anche un po di tempo per anziani italiani o giovani italiani indigenti !

11/2/2016 - 16:18

AUTORE:
Ovidio

A me dispiace un po' che la discussione abbia virato subito sul lato economico del volontariato, questione importantissima del resto.

Per esempio, io penso che un Comune che voglia essere accogliente dovrebbe pensarci lui a organizzare Scuole di italiano, pagando il personale qualificato che ci lavora. E io sarei ben contento di spendere un po' di euro per questo. Qui invece ci hanno pensato prima di tutti i volontari e le volontarie di Scuola Mondo, che hanno fatto un po' come le supplenti dell'amministrazione, si sono professionalizzati strada facendo e se avessero utilizzato parte del loro magro bilancio per questo sarebbe stato giusto.

Allora, dopo aver letto il pezzo di Gabriele (che ringrazio con molto affetto) la prima cosa che mi viene in mente di dire è: bravi! brave!

Invece la prima domanda è stata: Ma quanto ci sosta?
Dunque, Martina, secondo me, prima dovrebbe rispondere al refuso e dirci, letteralmente, quanto ci sosta nella scuolina, quanto tempo della sua vita dedica alle attività di accoglienza e di sostegno, e anche per tutti gli altri volontari mi piacerebbe sapere quanto del loro tempo investono in questo progetto direi mutualistico, perché una volontaria insegna un po' di italiano e una studentessa magari le fa un tatuaggio all'henné sulla mano o tutti insieme preparano un tè alla menta per una festa.

Dai Martina, prima di dire il vostro magro bilancio, rispondi: quanto ci sosti! So che non è educato compiacersi e darsi dei meriti, ma per una volta puoi fare un'eccezione e rispondere a una richiesta involontaria.

9/2/2016 - 19:08

AUTORE:
Marco due

Probabilmente non si é capito il senso degli interventi di Marco. A me sembra che dica sostanzialmente:
- Nell'articolo ricorre la parola volontariato: il volontariato è una bellissima cosa, rispetto e ammirazione per chi dedica il suo tempo agli altri in modo completamente gratuito;
- Probabilmente è proprio in quest'ottica che Marco si chiede, trattandosi di volontariato, quale destinazione abbiano i proventi (da privati) delle cene di finanziamento e i fondi FEI (pubblici): sono sicuro che lui e tutti i lettori riceveranno le informazioni del caso.

Personalmente sono d'accordo con Gabriele: certe iniziative dovrebbero essere sostenute da fondi pubblici è gli operatori regolarmente retribuiti per il lavoro che fanno.
Nel caso di volontariato, invece, ci dice la legge, potranno essere rimborsate solo le spese documentate ed effettivamente sostenute.

9/2/2016 - 18:51

AUTORE:
Marco

Ripeto , tutte le azioni fatte sottraendo tempo o facendo del tempo libero un momento per gli altri di qualsiasi colore religione età siano e' encomiabile !
Aiutare chi ha bisogno, riconoscendo la nostra fortuna è ciò che insegno ai miei figli costantemente .
Però basta con chi sfrutta il disagio costituendosi un occupazione , basta con i saccenti dell integrazione , basta con un sociale a senso unico , solo perché fonte di guadagno di cooperative e associazioni a delinquere
Nel mondo che vorrei questa categoria di persone non dovrebbe esistere
Con affetto

9/2/2016 - 12:01

AUTORE:
gabriele

Grazie, davvero grazie a Ovidio per il supporto fotografico e (insisto) il candore intellettuale che lo accompagna e mi accompagna da quarantanni. Grazie agli studenti di Scuola Mondo. I sorrisi delle foto mi hanno aperto il cuore. Un abbraccio alle insegnati. In loro ho visto il meglio di questi tempi. Grazie a tutti voi insieme. Una registrata nella vita, ad una certa età fa bene.

p.s. il fatto che un'esperienza come questa sia tutto volontariato è encomiabile, ma caro Marco il mondo che sogno, queste cose dovrebbe viverle come "progetto" e se ci "costassero" vorrebbe dire che avremmo raggiunto un alto senso di convivenza e civiltà. Non avrebbero rubato niente a nessuno.

8/2/2016 - 22:45

AUTORE:
Mickey Haller

Non gli credete a questo Marco , la sua domanda era chiara . Il " quanto ci costa " è tipico di chi non conosce la parola " volontariato ", ma di chi è abituato alla filosofia del " pago quindi pretendo ". Non sia mai che con " le mie tasse ci paghino la scuola a questi ", che si arrangino...purtroppo la storia non ci ha insegnato nulla !!

8/2/2016 - 20:34

AUTORE:
Marco

confronti se non prendete finanziamenti relativi a progetti ad ok , se non avete contributi da ambiti comunali , se non ci costar 1 euro , ripeto se così è' tanto di cappello .
Mi permetto di precisare anche in rispetto a voi , perché spesso esiste una subdola professione , il volontario salariato , individuo che del dosaggio fa la propria ragione di sostentamento , bene se voi non lo siete vi ammiro .

8/2/2016 - 15:57

AUTORE:
sabrina

"Quanto ci costa?"
Ci costa un pò del nostro tempo
Ci costa un pò di volontà e di determinazione
Ci costa qualche serata strappata alla TV
Ci costa un pò di solidarietà
Ci costa un pò di amore
Ci costa un pò di voglia di dare
Ci costa un pò di voglia di ricevere
Ci costa un pò di voglia di parlare
Ci costa un pò di voglia di sapere
Ci costa curiosità
Ci costa bisogno di uguaglianza
Ci costa un pò di accoglienza
Ci costa un pò di commozione
Ci costa un pò di sorrisi
Ci costa un pò d'affetto
Ci costa parole buone
Ci costa andare, venire, organizzare
Ci costa capire
Ci costa comprendere
Questo ed altro ci costa. A qualcuno può sembrare tanto a qualcun altro niente. Quello che ci costa però ce lo dimentichiamo subito tante sono le cose, gli affetti, i sentimenti che ci vengono ricambiati.
Se poi qualcuno intende qual'è il costo economico per la collettività, allora rispondo che non costa niente... l'Associazione si autofinanzia.
In bocca al lupo a Scuolamondo per quello che fa.

7/2/2016 - 22:14

AUTORE:
Marco

Ma quanto ci sosta ?

7/2/2016 - 13:40

AUTORE:
Ovidio Della Croce

Ho provato a trasformare in foto l’incontro tra le volontarie, gli studenti della Scuola Mondo e Gabriele Santoni, che ha scritto un resoconto che ci fa capire bene l’esperienza di questa scuolina di italiano. L’ho fatto per dare un volto alle ragazze e ai ragazzi che animano quest'anno Scuola Mondo.

Sono tanti i volontari che in questi anni sono entrati nella stanzina della scuola e si sono incontrati con tante persone che vengono da paesi lontani, e che hanno scritto i loro nomi su un planisfero per indicare i loro paesi di provenienza, un planisfero che è rimasto appeso a una parete della stanzina dove opera Scuola Mondo.

Una strana carta geografica, che mi fa riflettere anche su quanti ragazzi italiani sono in giro a scoprire il mondo, a tentare di capirlo, a cercare quello che c’è di bello, a tentare di cambiarlo. Che è poi quello che stanno facendo, a San Giuliano nel loro piccolo, anche Martina e le altre.