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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Le Parole di Ieri
Da Lezzo a Loffa

11/2/2016 - 19:11

LEZZO   (la zeta come in razzo)
Lett: LEZZO. [Cattivo odore che proviene da sudiciume, da sudore o altra grave evaporazione che getta un corpo vivente che i latini dissero virus veleno, tale quello che si sente del becco e della capra]. [Da olezzo, latino oleticum che alla pari di olidum, fetido, tiene al latino olere rendere odore frodata la vocale iniziale (come il lucchese leto sudiciume da sterco dalla forma oletum)]
In dialetto accanto al significato riguardante il cattivo odore emanato da persone fisiche (lezzone: fetente, schifoso; lezzona: cattiva donna), si usava anche per indicare chi si comportava in maniera abietta.
Odorare o sapere di lezzo si usava anche per un alimento che, per cattiva conservazione, aveva assunto un odore che faceva dubitare della sua freschezza.
In eguale circostanza si poteva fare uso anche di un altro termine dialettale : mucito, che aveva pressappoco lo stesso significato, con riferimento però più ad un sapore che ad un odore.
Ha preso un po’ di mucito” : ha preso un sapore cattivo.

 

(Ndr: non cercai, al trempo della redazione, l'origine del termine mucito)
 
LILLERI
Lett: nc.
Non esiste in italiano un termine che si avvicini a questo sostantivo “lilleri” che unito ad un verbo altrettanto strano “lallera” costituisce il famoso “senza lilleri non si lallera”, a significare che senza soldi, senza denaro, si può fare ben poco.
Se un ipotesi è possibile si può pensare ad una certa assonanza dei “lilleri” con  i “talleri”.
Il tallero era una moneta d’argento della Germania che valeva circa 5 lire auree. Esisteva anche un tallero di Venezia (lire 5,22 oro) ed un tallero detto di Maria Teresa, usato in Abissinia (lire 5,19 oro).
La parola che più si avvicina in italiano è LILLO con cui si suole indicare un ornamento vano, un gingillo, ed anche il tappo della boccia di cristallo.
In dialetto lillo era il piccolo pene dei bambini, niente a che vedere quindi con questo strano proverbio, la cui origine rimane purtroppo ignota.
 
LINCHETTO
Lett: LINCHETTO. [Folletto che si credeva annodasse la coda dei cavalli].
Spiritello che veniva invocato dalle mamme per mettere paura ai bimbi capricciosi senza dover ricorrere al più terribile e spaventoso “omo nero”.
Il linchetto veniva definito come uno spiritello fondamentalmente dispettoso, che si divertiva, durante la notte, ad arruffare i capelli ai bimbi che la mattina dovevano essere pettinati per andare a scuola: “guarda ‘e capelli intrigati stamani, dev’esse passato ‘l linchetto stanotte”.
Molto popolare in tutta la lucchesia, specialmente in campagna e sui monti della Garfagnana, talvolta veniva raffigurato come un bambinello vestito di verde che possedeva poteri particolari come comparire e scomparire facendo grandi salti. Chi ha potuto vederlo, ma sono pochi, giura che è alto appena mezzo metro con orecchie appuntite ed occhi come carboni ardenti. Tutti concordano su un particolare: porta un berrettino rosso. La leggenda dice che si muove solo di notte e che, oltre a fare grandi trecce con le code e le criniere dei cavalli, ruba il mangime alle mucche nelle stalle e compie altri dispetti specialmente alle vecchiette e alle giovani spose come tirar via di dosso coperte e lenzuola, mentre adora i bambini piccoli. Un rimedio è quello di alzarsi, mangiare un po’ di pane e formaggio, fare i propri bisogni e pronunciare ad alta voce la frase:
 “Alla faccia del Linchetto
 mangio e caco sto cacetto!
Per tenere lontano il Linchetto gli anziani ci insegnano un sistema infallibile che è quello di appendere alla porta d’ingresso della casa o della stalla, un ramo di ginepro. Il Linchetto si mette a contare le numerose bacche, si stanca ed abbandona il suo disegno dispettoso!
Un’altra leggenda che riguarda il Linchetto viene anch’essa da Lucca e narra di un tale Carlino che possedeva un violino di grande qualità, ed a cui era molto affezionato. Una sera il Linchetto vide il violino nella camera e, cercando di suonarlo e non essendone capace, cominciò a sbatacchiarlo di qua e di là. Carlino si svegliò, tolse il violino al Linchetto, e lo ripose nel cassettone. La sera seguente però questo tornò, aprì il cassettone e riprese a straziare il violino. Carlino, sapendo che lo spiritello non si sarebbe arreso tanto facilmente, escogitò allora un piano: preparò una scodella di stoppia e panico mischiate e disse al Linchetto che se avesse danneggiato il violino avrebbe dovuto dividere per penitenza, il panico dalla stoppia.  Il Linchetto ruppe una corda del violino ed impiegò così tanto tempo nella divisione che si stancò e non si fece più vedere.
 
LOFFA
Lett: LOFFIA. Lo Zingarelli ne dà una curiosa definizione:
[Vento senza rumore che esce dalle parti di basso].
[Parrebbe derivata dal tedesco luft aria, alito, vento, che confronta con l’inglese loof uguale al francese lof la parte da cui soffia il vento].
Stiamo parlando della scorreggia o correggia [rumore di ventre] in dialetto più frequentemente scoreggia, cureggia  o scurreggia, scureggia altrimenti detta pernacchia o peto [rumor del ventre che esce dal basso], in dialetto peta (e chiusa come in petardo) che veniva anche pesata ed etichettata:
loffa era una loffia, un vento senza rumore,
cataloffa una variante più potente,
pirula quando il vento era generatore di un caratteristico rumore scoppiettante.

 FOTO: La Pieranna e Gianni Morandi, Molina di Quosa 22 novembre 1964

 
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