Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
LOTRO (“o” chiusa come in locco)
Lett: nc.
Vorace, insaziabile, ingordo, in senso dispregiativo, chi esagera nel mangiare come quantità ma anche come qualità di cibo e di comportamento.
Non similitudini in italiano, possibile una derivazione da “otre” che sul vocabolario troviamo con la definizione di: [pelle intera, comunemente di capra, cucita nelle aperture, per portarvi olio o simili] ma anche come: [persona gonfia e boriosa].
LUCCIOLA
Lett: LUCCIOLA. [Latino lacinium da luceo, risplendo. Si vede frequente ne’ campi de ’paesi meridionali al tempo delle messi. Il suo ventre è risplendente di azzurra luce, che pare sia fuoco, e chiude e apre questo fulgore secondochè si chiude e apre coll’ali, quando vola, e perciò è annoverata fra i fosfori].
Genere di coleotteri (Lampiride nottiluca) che nelle notti calde svolazzano come scintille.
Nelle notti estive si vedevano le campagne punteggiate di questi piccoli punti luminosi intermittenti che rendevano suggestiva una passeggiata in un viottolo, o una serata passata a frescheggiare e chiacchierare sull’aia, nel silenzio di notti prive di luci, motori a scoppio e televisori.
Si vedono ancora all’inizio dell’estate ma oramai i paesi sono densamente popolati, ci sono molte abitazioni e pochi spazi aperti, la loro apparizione è sporadica e in pochi esemplari.
Un tempo, nelle notti buie di luna e di luci, erano numerosissime e talvolta veramente spettacolari.
I bambini cercavano di catturarle perché “caavano soldi” : catturate venivano messe sotto un bicchiere rovesciato sul tavolo e, come per incanto, la mattina erano scomparse ed avevano caato un bel po’ di soldini!
Lucciole vengono chiamate anche le prostitute, forse perché spesso munite, di notte, di lampade che accendono ad intermittenza per segnalare la loro presenza.
Lucciola, infine, veniva chiamata in dialetto anche l’ulcera gastrica: “m’è venuta anco la lucciola” diceva qualche paziente del Bartalini uscendo dall’affollato e caotico ambulatorio sull’angolo della piazza, al tempo delle mutue!
Le mutue, plurale, perché a quel tempo ne esistevano tante, ed ogni categoria di lavoratori ne aveva una che faceva azienda per proprio conto. La più grande era l’INAM che assicurava gli operai, i lavoratori dipendenti dell’Industria che erano a quel tempo i più numerosi del paese. La maggior parte lavorava nelle grandi fabbriche dell’area pisana: la Piaggio di Pontedera, la Saint Gobaint, la Fiat di Marina di Pisa, la Richard Ginori, la Kimble oppure in altre fabbriche minori della provincia. I ferrovieri, lavoratori parastatali, avevano una cassa mutua che si chiamava ENPAS, poi c’era l’ENPDEP dei lavoratori degli enti locali, la mutua dei Commercianti, degli Artigiani, l’INADEL, l’ACIT per i conducenti e fattorini dei mezzi pubblici, infine la più sgangherata di tutti che era la muta del Coltivatori Diretti.
Questi ultimi avevano ciascuno un blocchetto di tagliandini che venivano firmati, staccati e consegnati al medico per ogni visita, ambulatoriale o domiciliare, con colori diversi a seconda della prestazione. Il medico poi doveva portare mensilmente questi tagliandi alla Cassa Mutua che avrebbe provveduto al pagamento, in base alle prestazioni effettuate.
Nessun medico che io conosca ha mai ricevuto una lira dalla mutua dei Coltivatori Diretti, tuttavia queste persone semplici, ma schiette ed amichevoli, hanno sempre dato molto al proprio medico: un grande rispetto per la professione e una grande generosità dei propri orti e pollai.
Filastrocca:
Lucciola, lucciola, vieni da me,
che ti do il pane del re,
pane del re e della regina,
lucciola, lucciola, vieni più vicina.
LUCIO
Etimologia: [Derivato da avis uccello da cui avica e quindi auca per indicare oca. Il maschio è detto oco, nel senese ocio e vi è la fusione del nome con l’articolo da cui locio o lucio].
Il lucio è il tacchino, grosso gallinaceo arrivato in Europa nel 1500 dall’America settentrionale.
E’ caratterizzato dalla presenza, al capo e nella parte anteriore del collo, di lunghe pieghe cutanee di colore rosso, detti bargigli, terminanti alla base del becco con un’appendice carnosa lunga e penzolante.
Un tempo erano animali domestici comuni in tutte le case dei contadini e vivevano liberi nei cortili con gli altri animali. Ritenuti, a ragione, aggressivi, erano eccitati dai colori vistosi e si scagliavano contro tutti gli estranei che passavano per la corte aprendo a ventaglio la coda per sembrare più grandi e minacciosi.
Per l’allevamento intensivo che si fa oggi di questi animali viene utilizzata una razza diversa, con un aspetto abbastanza dissimile da quei grossi e minacciosi animali conosciuti nelle corti, che erano lo spauracchio di tutti i bambini.
LUNGAGNATA
Lett: nc.
Termine senz’altro derivato dai vocaboli “lungo” e “lagna” stava ad indicare un discorso lungo e noioso, una ramanzina interminabile, prolungata e barbosa più che severa e cattiva.
Foto. Bar Cacciatori