Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Una lettrice ci scrive:
Qualche anno fa mia figlia, che frequentava il liceo Buonarroti, fece un bel progetto sulla Resistenza e il suo compito fu quello di “restituire” la figura di Teresa Mattei con un articolo. Per me è stato un momento emozionante, un seme gettato che forse germoglierà, un giorno. La scuola deve fare anche questo, oltre che ad insegnare rosa- ae.
Teresa Mattei, che è vissuta per molti anni nel pisano, a Lari, è stata una partigiana. Imprigionata, torturata e violentata dai fascisti. Suo fratello non si salvò e trovò la morte per mano degli stessi aguzzini. Teresa, donna coraggiosa, è stata colei che ha proposto la mimosa come simbolo della Festa della donna, perché era il primo fiore che sbocciava in quel periodo ed anche il più povero. Certo non immaginava che il suo 8 marzo di battaglie si sarebbe trasformato in una festa convenzionale, di libera uscita al femminile, con cene e accessori vari. Meno male che non è così per tutte.
Da parte mia ringraziai Teresa per quello che aveva fatto conoscere a mia figlia con il suo impegno. Lei, umile fino alla fine, mi disse a sua volta grazie. Il giorno dopo morì.
Lunga memoria a Teresa.