Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Nel 1931 il fiume era ancora un bel fiume, le acque erano limpide e le mamme e le massaie lo usavano per svago e per aiuto nel loro lavoro.
Nel fiume lavavano i panni e facevano il bagno ai propri figli.
Insomma il fiume era vissuto e avere un fiume per un paese era una cosa importante e utile ogni giorno, per svago, per lavoro e anche per l'approvigionamento alimentare con la pesca.
In seguito a causa del grave inquinamento degli anni 60 il fiume da occasione e aiuto divenne invece motivo di grande preoccupazione e disagio per le polazioni rivierasche.
Anche l'escavazione della sabbia con la creazione di molte insidiose buche nell'alveo contribuì ad aumentare, in quegli anni ma anche prima quando si utilizzavano i guadi per traversarlo, la preoccupazione di chi lo frequentava.
Oggi non si vedono più ragazzini sguazzare nell'acqua, fare il bagno, pescare (se non alla foce), donne a lavare panni e figlioli, barche con famiglie che percorrono (a remi, naturalmente) le sue acque.
Il fiume è diventato, specie per i ragazzi, un oggetto quasi indifferente se non da usare saltuariamente per spostarsi velocemente al mare con un bel motore marino o, ancora per fortuna, con qualche tentativo di riesumazione di antiche usanze paesane, che spero continuino per poter far diventare il Serchio nuovamente patrimonio comune.
Nick