Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
MARDOCCHIO
Lett: Malocchio [Operazione malefica che si crede fatta col guardare invidiosamente].
In passato non era infrequente che le mamme facessero "sfare il mardocchio" ai bimbi che non volevano mangiare, che non crescevano, che erano spesso ammalati. La scienza medica era arretrata e spesso anche lontana dalla quotidianità delle famiglie. Anche le condizioni economiche non favorivano il ricorso al medico o alla farmacia (spesso anche piuttosto lontana dalle abitazioni).
Si cercava allora di risolvere i problemi di salute con mezzi diversi come infusi di erbe (famose e rinomate la malva e la vetriola), decotti, unguenti, impacchi con le foglie di cavolo, con i semi di lino, con l’assugne. Venivano risolti anche piccoli (!) problemi diagnostici come la diagnosi di gravidanza. Ci si affidava per questo alla “prova della conigliola” che consisteva nell’iniettare in una coniglia l’urina della donna presunta gravida. Dopo alcuni giorni si sacrificava la coniglia, praticamente la si cucinava, ed osservando le sue ovaie si capiva se la donna era o meno in stato interessante. L’aspetto delle ovaie della coniglia indicava, infatti, la presenza o meno degli ormoni della gravidanza nell’urina della donna.
Talvolta, si utilizzavano, a scopo curativo, anche mezzi che potremmo definire “alternativi”.
Anche oggi, per la verità, il ricorso a maghi, cartomanti, veggenti rimane molto sostenuto (basta guardare i canali minori della TV o i giornali per i processi che di tanto in tanto si celebrano a questi dubbi personaggi). Una volta però non si spendeva denaro perché la pratica della cancellazione del mardocchio era molto diffusa e molte nonne erano in grado di praticarla. Unico requisito richiesto alla operatrice era quello di essere settimina (nata di sette mesi!)
Si preparava un piatto piano con poca acqua dentro. Si intingeva poi il dito mignolo nell’olio e, tenendolo sospeso sopra il piatto, si lasciavano cadere tre gocce. Se l’olio rimaneva compatto a formare minute gocce, voleva dire che il mardocchio non c’era. In caso contrario la goccia si spandeva nell’acqua del piatto fino a scomparire. Questo era segno inconfutabile della presenza di un maleficio ed allora la nonna intingeva il mignolo nel piatto (o anche l’indice e/o il medio), si faceva il segno della croce e recitava una litania ripetendola tre volte. A questo punto l’acqua veniva buttata e si ricominciava tutto da capo per controllare che il mardocchio fosse sfatto.
Se, nonostante ripetuti tentavi, il mardocchio non si sfaceva, voleva dire che in quel piatto aveva mangiato il gatto.
L’orzaiolo invece si segnava.
Sempre la nonna era la persona più esperta in questo tipo di pratica. Infilava l’ago e con questo faceva tre volte il segno della croce davanti alla palpebra malata dicendo:
Gesù, Giuseppe, Maria fate che questo orzaiolo vada via, Giuseppe, Maria, Gesù fate che questo orzaiolo non torni più.
Un altro sistema più sbrigativo per mandare via un orzaiolo era guardare con l’occhio malato dentro un fiasco d’olio (se c’era!).
Per i bai (vermi) si faceva la stessa operazione del mardocchio e in più bisognava portare al collo una collana di spicchi d’aglio.
Le febbresorde si segnavano come gli orzaioli ma l’operazione, per riuscire, doveva essere fatta non più da una vecchia ma da una donna incinta, in stato interessante.
Cosa c’è di vero in tutto questo? Poco o nulla, forse.
Rimane però il mistero di come possa una goccia d’olio spandersi nell’acqua fino a scomparire, fenomeno teoricamente impossibile essendo l’olio un grasso quindi assolutamente non miscibile con un liquido; oppure come e per quale motivo dopo essere state segnate alcune formazioni della pelle sparivano senza lasciare traccia.
Sono domande senza risposta che hanno sempre alimentato la credenza popolare di poter intervenire in qualche modo sugli eventi mediante riti e pratiche propiziatorie, cerimoniali talvolta complessi che vedevano spesso mescolato sacro e profano.
MARITTA e MANCINA
Lett: nc.
Si usavano per indicare i due lati, destro e sinistro.
Mentre per mancina l’origine è intuitiva [Dal latino mancus monco, mutilato e quindi debole, imperfetto], maritta non trova corrispondenze o similitudini sul vocabolario della lingua italiana. Forse derivato da qualche termine in lingua straniera:
destra è infatti “a droite” in francese, “rechts” in tedesco e “right” in inglese, tutte parole contenenti la “r” come maritta.
Aneddoto.
Leone, smesso da contadino, comprò un OM rosso con cui faceva piccoli trasporti locali.
Tutte le sere lo metteva “a misura” sotto il portico dove prima aveva il barroccio. In questo l’aiutava la moglie dandogli utili indicazioni da terra: vai a maritta, poggia a mancina. Una sera, ammalatasi la moglie, fu il figlio più grande a dare indicazioni per il ricovero del mezzo. Il figlio andava a scuola a Pontasserchio, faceva le professionali, era istruito.
“Babbo, vai un pochino sulla destra, si, così, ora un pochino a sinistra”.
Leone schiacciò tutte le ortensie, rovesciò la conca col limone, ruppe un fanalino, travolse la bicicletta appoggiata al muro e poi scese:
“Bimbo-disse- se‘un guarisce tu ma’, er camio dentro un ci s’infila!”
MARMATO
Lett: nc.
Freddo, molto freddo, marmato!.
E’ derivato dalla sensazione originata dal contatto freddo col marmo.
Il termine dialettale indica la temperatura gelida di un oggetto od una cosa molto fredda, riscontrabile con un contatto diretto tramite una mano od un’altra parte del corpo.
FOTO.
Suor Pia con suor Melania e suor Luisa