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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Terrorismo
Non ci sarà un Dio che li salvi

29/3/2016 - 10:04

Di fronte al sangue e ai resti di corpicini sparsi sull’erba di un campo di calcio a sud di Baghdad o del parco giochi Iqbal di Lahore, non è semplice trovare le parole.

Le parole giuste per commentare la disumanità e l’istinto primordiale alla carneficina più ingiusta e più insensata di tutte, quella che abbatte tanti bambini, scelti come agnelli da sacrificare. Le parole sembrano finite, questa è la verità. Sopraffatte dalla scia di un orrore inaccettabile, di un’offesa devastante alla vita.
Questi carnefici fanatici colpiscono ormai non importa chi. Uccidono nel mucchio e non importa più nemmeno sapere in quale Paese. Non distinguono tra cristiani o musulmani, e distruggono in modo cieco perché devono porre fine a qualsiasi idea di felicità, normalità, futuro. E per farlo abbattono anche la felicità di dare un calcio al pallone o il sorriso dall’altalena.

Eppure questi assassini sono stati anche loro bambini, devono sapere che non ci sarà un Dio che li salvi.
I bambini, troppi bambini, continuano a morire per questa bestalità o guerra asimmetrica, ibrida o come diavolo la vogliamo chiamare. E ne muoiono tanti, di bambini, anche nella loro fuga dalla guerra. Il macabro ritmo è di due al giorno, ci informa la tristissima contabilità dell’Unicef. E’ sempre avvenuto in passato, si dice.

Vero, ma dovrà pur fare una qualche differenza questa cifra nella modernità del 2016. Dovrà scuotere le coscienze sapere che la più grande bara del mondo, quella liquida del Mediterraneo, ha già risucchiato oltre 700 corpicini dal solo gennaio ad oggi? Una mattanza. Uno stillicidio di vite umane all’inizio della vita. Chiedete ai nostri eroici sub quanti ne hanno ritrovati, tanti, appiattiti sul fondo più buio ancora aggrappati alle loro mamme nella disperazione dell’ultimo abbraccio.

Abbiamo sempre negli occhi Aylan, il bimbo siriano annegato a tre anni che con la sua maglietta rossa e i suoi calzoncini blu sembrava un bambolotto sulla sabbia. Commosse il mondo, Aylan, e sembrò mobilitarlo suscitando sdegno e un mare di promesse. Ma poco o nulla è cambiato.
No, non ci può essere assuefazione alle atrocità, a questa continua strage, a questo furto di futuro dell’umanità. In attesa di qualcuno che metta ordine nel disordine mondiale, abbiate pietà almeno per i bambini.

Fonte: Erasmo D'Angelis
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