Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Cosa manca al Pd
E’ in corso nel Pd una discussione su Dove va la sinistra?
Vorrei soffermarmi su un aspetto che di fatto -e già da prima della gestione Renzi- aveva iniziato a sparire o quanto meno opacizzarsi e cioè una politica ambientale ossia un aspetto oggi sempre più strategicamente decisivo per la sinistra non solo italiana.
E visto che il problema delle riforme costituzionali e istituzionali tiene banco a partire dal Titolo V vorrei ricordare che la discussione sul precedente titolo V ora ‘liquidato’ per il suo fallimento prese le mosse in particolare proprio dall’esigenza di garantire una leale collaborazione istituzionale tra stato, regione ed enti locali senza la quale il governo del territorio e specialmente l’ambiente sarebbe rimasta incagliata in politiche ministeriali centralizzate.
Bastava d’altronde verificare perché anche leggi importantissime come quella sul dissesto idrogeologico, del mare, sui parchi, sui fiumi, il paesaggio incentrate su politiche di programmazione e pianificazione non erano riuscite a impedire un diffuso abusivismo, a utilizzare efficacemente le risorse disponibili sia sul piano nazionale che comunitario. In più d’un caso erano sparite sedi e strumenti di coordinamento a questo preposti.
E anche l’abrogazione del ministero della marina mercantile, ad esempio, non aveva fatto cambiare molto nella gestione del ministero dell’ambiente sul mare. La stessa Conferenza Stato-Regioni aveva mostrato tutti i suoi limiti. Lo stato aveva insomma confermato pur disponendo di ampie competenze normative di non sapere o volere coinvolgere regioni e enti locali su un piano di pari dignità. Situazione confermata dalla legge Bassanini che fu, ad esempio, totalmente ignorata dal ministero dell’ambiente che non applicò nessuna delle sue disposizioni.
Con il nuovo Titolo V si cercò di uscire da questo centralismo fallimentare e paralizzante immettendo regioni ed enti locali in un circuito appunto di ‘leale collaborazione’. Come siano andate poi le cose lo sappiamo. La crescente conflittualità costituzionale che ne risultò ha paralizzato tutto il sistema favorendo soltanto il reciproco scaricabarile. Il nuovo Titolo V doveva perciò rimediare a questi intoppi ma ha scelto la via di un ritorno all’antico con una centralizzazione definita più correttamente dai costituzionalisti ripristino di una supremazia statale su regioni ed enti locali che come dicono Renzi e la Boschi sono state punite meritatamente per le loro colpe.
Lo stato invece che ha brillato alla grande come conferma il suo operato di cui restano disastri territoriali micidiali, un abusivismo crescente anche in territori vincolati e protetti, un crescente consumo di territorio agricolo e no, commissariamenti senza fine, una gestione della biodiversità di cui nessuno si è accorto e tanto altro ancora è stato appunto contrariamente dalle regioni ‘premiato’. E questo dopo gli accordi di Parigi, l’EXPO, l’enciclica di papa Bergoglio.
Al Pd già al tempo di Bersani associazioni ambientaliste e tante personalità della cultura mossero una critica per il defilarsi sempre più evidente del partito da queste vicende. Perdemmo anche dei pezzi. Il governo Monti sanzionò questo andazzo e le cose andarono sempre peggio ad eccezione delle iniziative di Fabrizio Barca per coordinare gli impegni ministeriali con le regioni soprattutto al sud per i progetti comunitari.
Con l’arrivo infine del ministro Galletti si è passati alla totale clandestinità da cui recentemente ci ha fatto sapere di essere molto preoccupato per il clima antindustriale del paese mentre Renzi lo è –come ci ha detto lui-per i ritorni ad un clima bucolico insomma di un ambientalismo alla bambi di cui si parlò negli anni in cui le istituzioni cominciarono ad occuparsi dell’ambiente il che a molti naturalmente non piaceva né punto né poco così cercarono di ridicolizzarla.
Oggi anche il Pd sembra preferire raffigurazioni persino caricaturali di una situazione quanto mai drammatica e complicata che di tutto ha bisogno tranne di immagini di comodo e soprattutto di minore incompetenza a partire da Roma. Lo è sicuramente continuare con la solfa che tutto è bloccato da decenni di chiacchere e da una burocrazia e una magistratura con poca voglia di fare e decidere.
Se i nostri bacini regolati da una buona legge non sono riusciti in troppi casi a fare i piani previsti dalla legge e ad avvalersi dei finanziamenti disponibili di chi è la colpa, e se i bacini da alcuni anni sono in attesa di trasformarsi in distretti come stabilito dall’unione europea ma ancora non è accaduto nulla salvo far finire nelle mani di Bertolaso la protezione civile che c’entrano burocrati e magistrati.
Se in regioni come la Liguria (molto prima di Toti) e in Toscana l’abusivismo ha riguardato anche argini e ambienti protetti e di piste aereoportuali di cui si sono interessati come abbiamo appena saputo anche Gemelli e soci il segretario regionale del Pd invita il partito toscano a non perdere tempo su 1000 metri in più o in meno e sbeffeggia gli Asor Rosa che esprimono preoccupazioni sul futuro delle Apuane e di nostri altri territori pregiati dobbiamo rifarcela con i bucologi o i magistrati in ferie. Il governo e il partito non c’entrano nulla?
E mentre si parla di trivelle e di referendum quanti sanno che al Senato –relatore Pd- è in discussione una legge di modifica di quella sui parchi che prevede che la tutela marino costiera sia completamente ministerializzata sulla base di un piano triennale del tutto separato da quello terrestre e in parte anche privatizzato nella gestione della sua tutela.
Non dico nel governo ma nel partito qualcuno ne ha discusso dove e con chi?
Anzi, qualcuno lo sa?
O continuiamo a procedere come con l’emendamento sbucato di notte in commissione senza che nessuno sapesse neppure –come ci ha raccontato Realacci-che l’aveva scritto fino a quando reo-confesso Renzi ha detto; l’ho fatto io!
Il Pd specie se vuole essere di sinistra e andare a sinistra ha bisogno di una politica nazionale sull’ambiente che ora non ha e deve finalmente avere sedi nazionali, regionali e locali dove se ne discute e si decide non in attesa di emendamenti notturni. E questo non sarà possibile se non si rimette mano anche al Titolo V perché molti hanno già detto che altrimenti al referendum di ottobre non voteranno si.
E la Serracchiani non può continuare a dire che chi non condivide l’attuale titolo V è contrario a qualsiasi riforma. E’ solo contario a questo pasticcio.
D’altronde c’è qualcuno in grado di dirci dove e chi ha scritto anche gran parte delle norme della riforma. E’ vero che è essa è giunta alla sua sesta votazione ma durante questo cammino quante di quelle norme sono stato oggetto di un confronto e non solo a Roma e in parlamento?
Si può ancora far finta che nel partito non ci sia un diffuso disagio non tra chi gufa ma pensa che non basta correre per non fare stupidaggini.
Renzo Moschini