none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Il Gruppo di San Rossore
Cosa non funziona nel governo del territorio

15/6/2016 - 22:12

Cosa non funziona nel governo del territorio e dell’ambiente

 
Le politiche ambientali degli ultimi tempi presentano e non solo nel nostro paese fin troppe novità. Una su tutte: esse dipendono sempre più da vicende e fenomeni non comprimibili nei confini locali ma neppure  nazionali. Gli accordi di Parigi al pari dell’EXPO e dell’Enciclica papale ne sono la testimonianza più significativa e recente. L’altra novità è che si tratti del clima, della biodiversità, dell’inquinamento, del suolo, del paesaggio, del cibo, della sicurezza la frammentazione normativa e gestionale è destinata al fallimento come possiamo già vedere nel nostro paese.
Tra i non pochi problemi del prossimo Referendum vi è come sappiamo il nuovo Titolo V. Io qui vorrei soffermarmi un momento su quello del 2001 di cui si è già detto fin troppo. Lo ricordo bene per avervi partecipato attivamente e proprio in riferimento al governo del territorio e delle politiche ambientali. Il nodo allora irrisolto che stava azzoppando situazioni e  realtà pur regolate e gestite da leggi innovative come i parchi, i bacini idrografici, il paesaggio, l’inquinamento, era l’incapacità di garantire su un piano di pari dignità quella ‘leale collaborazione’ istituzionale tra Stato, Regioni ed Enti locali senza la quale il governo del territorio avrebbe fatto acqua come stava già avvenendo.


A 10 anni dalla legge 394 si era ben lontani da quel sistema nazionale di aree protette a cui avrebbe dovuto provvedere quel Comitato nazionale per la programmazione sparito presto dalla legge. I piani delle coste previste dalla legge sul Mare salvo qualche rarissima eccezione erano rimasti sulla carta. E anche il passaggio delle competenze sulle aree protette marine dal Ministero della Marina mercantile (abrogato) a quello dell’Ambiente e non più alla Consulta del mare non segnò quella integrazione tra terra e mare pur prevista dalla 394 ma allora come oggi mai voluta dal ministero che in aperta violazione della legge la considerò con una interpretazione di comodo riservata esclusivamente allo Sato e ai Parchi nazionali. Tanto è vero che il primo testo di ‘riforma’ (?)della 394 presentato nel 2011 ancora in discussione al Senato prevedeva la cancellazione dalla legge quadro di qualsiasi competenza regionale. Non migliore la situazione della legge 183 e i piani di  Bacino che riguardavano anche  le aree protette fluviali.

 

Che fine abbia fatto la gestione di quella ottima legge dobbiamo chiederlo a Bertolaso a Bisignani. Il Titolo V del 2001 come la legge Bassanini mirava infatti a realizzare quei livelli di adeguatezza ed efficacia di governo del territorio fino a quel momento inattuati. Le cose sono andate come sappiamo ma è innegabile che il nuovo Titolo V ha solo pensato a ridimensionare il ruolo delle regioni e premiare il riaccentramento che di danni ne ha già fatti fin troppi. Il tutto ulteriormente complicato dalla abrogazione delle Province che dovrebbero essere sostituite dall’area vasta che nessuno ancora sa cosa  dovrebbero essere e fare.
Sotto questo profilo la situazione sempre più caotica e confusa dei parchi conferma più di tante chiacchere i rischi che stiamo correndo anche sul piano comunitario a seguito di quella che possiamo definire appropriatamente latitanza del governo e di forze politiche che pure hanno avuto un ruolo fondamentale anche nella approvazione e gestione della legge faticosamente approdata al voto parlamentare nel 1991. 

 

Siccome mi considero a tutti gli effetti impegnato oggi come allora a sostegno dei parchi e non dei pasticci a cui  specie chi rappresenta i parchi dovrebbe opporsi con forza e non fare il furbetto con scuse e pretesti intendo ribadire quello che penso. Una solfa che risuona ormai in tutte le salse e per tutti i problemi è quella della burocrazia che legherebbe le mani ai parchi.

 

Se non presenti il piano del parco è colpa della burocrazia?

Se non puoi occuparti più del paesaggio è colpa della burocrazia?

Certo se non ti arrivano risorse indispensabili non puoi fare quello che dovresti ma anche qui c’entra la burocrazia?

Se il parco è commissariato per anni di chi è colpa?

Se a Portofino l’area marina non l’affidi in gestione al Parco perché è regionale e fai un consorzio dipenderà o no dal Ministro.

Se al Senato da 5 anni si sguazza senza venirne a capo in una legge che prevede cose scandalose specie per le aree protette marine senza che il ministro dica o faccia qualcosa ma anche Federparchi non abbia fatto finora niente che non siano chiacchere di circostanza su quanto sono importanti i parchi di chi è colpa?

 

Certo ad assumersi le proprie responsabilità o come si dice oggi metterci la faccia si può incorrere anche in qualche spiacevole inconveniente. Quando scrissi  che il ministro dell’ambiente –molti  anni fa- stava facendo delle solenni  bischerate lui invitò il Presidente di Federparchi a prendere nei miei confronti addirittura provvedimenti disciplinari. E c’è qualcuno che può motivare senza pretesti e scuse perché ci si è rifiutati e si continua a rifiutare la convocazione di una Conferenza nazionali dei  parchi e sui parchi dove si possa capire cosa significa ‘quell’aggiornamento complessivo della legge’ di cui ha parlato anche Maria Carmela Giarratano Direttore generale del ministero? Insomma visto che come ha detto il ministro Galletti ‘nell’iter di riforma in Parlamento, è necessario adottare un percorso il più possibile condiviso’ per le nostre aree protette cosa significa questo in concreto? Non era proprio di questo che avremmo dovuto discutere della Terza Conferenza nazionale dei parchi anziché trastullarci 5 anni (!) in commissione al Senato?


Il dibattito in corso innescato dal WWF  che ha coinvolto già molte associazioni e personalità sul testo del Senato c’è da augurarsi che riesca a fare emergere i limiti della legge ma anche quali sono gli aspetti cruciali a cui rispondere.


Su un punto in particolare ritengo che occorra la massina chiarezza; il ruolo delle istituzioni. Gli episodi a cui anch’io ho fatto riferimento in più d’un caso riguardano le istituzioni e la politica; nomine dei presidenti etc. Ma l’idea presente anche nel movimento ambientalista che il ruolo delle istituzioni locali va ridimensionato per far posto a rappresentanze di categorie le più varie oltre agli agricoltori  non solo ‘snatura’ i parchi non meno della separazione terra-mare. Il governo del territorio e specie dei beni comuni riguarda in primis le istituzioni anche locali. Chi ha fatto l’amministratore di un parco lo sa bene; se devi decidere di chiudere una cava o regolare la pesca come la caccia chi deve farlo se non le istituzioni in collaborazione tra di loro.
Le rappresentanze sociali dovranno farsi valere naturalmente con critiche e proposte a cui le istituzioni -gli piaccia o no-dovranno rispondere assumendosene la responsabilità.
Concludendo visto che per rendere digeribile un testo che non lo è si stanno ‘inventando’ demagogicamente passaggi di parchi regionale nella categoria di quelli nazionali che possono solo innescare altre sortite del genere come sta peraltro già accadendo con effetti destinati ad incasinare ulteriormente le cose perché il ministro non fissa un incontro nazionale dove ognuno dovrà dire senza trucchi e inganni che parchi vuole?
Renzo Moschini

 

 
+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri