Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il libro è “arrivato”, come quasi sempre, per “caso”.
Forse era di Umberto, forse di qualche altro della “Voce”. Chissà. Già la copertina, rigorosamente in bianco e nero ed il titolo “Il lido verde” hanno risvegliato il mio “sesto senso”. Quello che anticipa un’emozione, qualcosa che sai che ti appartiene prima ancora che ti sia rivelato. L’autore è un avvocato, che fa il terzo dei 3, dico 3, che al momento stimi. Per quello che dice onestamente della sua professione, cioè che per farla tutta la vita è stato necessario non voler sapere se i clienti fossero colpevoli. Dando per scontato la loro innocenza. Comunque nel libro e nella realtà, perché questa è una storia vera anche se in certi punti “romanzata”, è certamente stato l’avvocato più umano e perbene del mondo.
Bisogna però non essere troppo “giovani” perché questa storia ti emozioni. Altrimenti bisogna che “qualcuno” ti racconti le vicende e le persone che sono i protagonisti, che hanno vissuto tra di noi di Migliarino e di Vecchiano.
Bisogna che ti ricordi la “passione” che ci fu dietro.
Bisogna che ti “sollevi” la giusta nostalgia dei padri, dei nonni, di chi fu dietro di te, della comunità che eravamo. Di come molti di noi abbiano “sospinto” a calci chi ci voleva togliere il nostro “Lido Verde”, Marina di Vecchiano. Perché questa è la storia di Natale, della Lina (Lia), di Ascanio e aggiungo io, di Foresto, di mio zio, di Argante, di me. Che non sono nel libro ma c’ero, sulla spiaggia, nella nostra “baracca”, abusiva come le altre, che sul lido davano e offrivano ristoro ai bagnanti. L'avvocato fu colui che fece, come si direbbe oggi, una class- action, per fare in modo che questo “gruppo selvaggio” che occupava il lido non venisse spazzato via, non tanto dalla legge come poteva anche essere giusto, quanto dalla speculazione edilizia e dalla corruzione (anni 60, secolo scorso). Il sindaco del Comune si chiamava Rubino Orsetti e credo di non aver mai riso tanto, conoscendone il vero nome. Che fantasia questo avvocato! Sta di fatto che vinsero loro, i pezzenti, rimanendo per 7 anni oltre il dovuto sul lido verde e impedendo che la “cordata scellerata” , che voleva trasformarlo in una nuova Viareggio se ne appropriasse. Poi se ne andarono.
Mi piace pensare che fummo “noi” e non la politica a fare in modo che il “buco” che vedi alla fine dello stradone si apra ancora per tutti verso il frizzante del salmastro, che possiamo passeggiare e far passeggiare gli altri sulla nostra spiaggia (detta appunto del sindaco) e godere liberamente di cielo, mare, dune e fiume. D'altronde dai “Rubini” non nascono i fior mentre il “gruppo selvaggio” fu il letame che concimò il seme della libertà e dell’uguaglianza.
Altri tempi…
Nota della redazione
Mi scuserà, Lily, ma non ho resistito alla tentazione di mettere le foto autentiche (recuperate da vecchi negativi in b&n) proprio di quelle baracche di cui si parla nel libro. (red 3)