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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
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È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
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di Matteo Renzi, senatore e presidente di IV
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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Di Mario Lavia
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di Roberto Sbragia - Consigliere provinciale di Pisa Forza Italia
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Copmune di Vecchiano - comunicato delle opposizioni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Di Fabiano Corsini
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Una "Pastasciutta antifascista"
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Pontasserchio, 18 luglio
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Pisa, 19 luglio
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di Alessio Niccolai-Musicista-compositore, autore
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Le boscaiole di San Rossore

26/7/2016 - 21:44

Il far legna nelle macchie granducali (S. Rossore - Tombolo) costituì sempre un grosso problema al punto che era diventato una vera e propria piaga sociale, dilagante cosi com'era ed incontrollata. Istruttivo, a questo proposito, quanto ne aveva scritto Filippo Mazzei nell’operetta "Riflessioni su i mali provenienti dalla questua e su i mezzi per evitargli’’, edito a Pisa nella stamperia di Luigi Migliaresi, nel 1799.
In ogni caso il diritto di far legna in questi boschi reali era cosi radicato che, al solo parlare di ridurlo od abolirlo, si rischiava   la rivoluzione. Qualcosa del genere sarebbe forse accaduto, intorno al 1861, allorché s’era sparsa la voce che il cardinale Cosimo Corsi (ancora proprietario, a quel tempo, della tenuta di Tombolo) stesse per disporre una drastica riduzione del diritto di caccia e di legnatico di cui godevano molti degli abitanti di Pisa e di Livorno. Bastò quella voce che una folla, tumultuante e minacciosa, si radunasse di fronte alla sede della curia arcivescovile per far sentire la propria protesta. La gente dopo aver infranto i vetri, stava per dar fuoco al portone chiuso per penetrare nel palazzo, certo con intenzioni non troppo benevole, anche perché il Presule, a torto o a ragione, passava come acerrimo nemico della nostra unità e indipendenza e poi ... era fiorentino! La dimostrazione chi sa quali nefaste conseguenze avrebbe potuto avere, se non fosse giunto in piazza arcivescovado un amato tribuno e capopopolo, quel Beppe Dell’Omodarme del Portone, che la folla veramente idolatrava, com’ebbe a ricordare, nelle sue memorie, Renato Fucini. Accolto dagli applausi della gente, il Dell’Omodarme  parlò ad essa invitando tutti alla calma e, al tempo stesso, assicurando che sarebbe intervenuto direttamente sul cardinale per perorare la giusta causa dei dimostranti. L’incontro ebbe effettivamente luogo il giorno successivo e, al termine, il cardinale rese noto che non avrebbe ridotto la concessione a tutte quelle famiglie la cui unica risorsa era costituita dai proventi della legna raccolta nella tenuta di Tombolo (e queste erano la grande maggioranza dei boscaioli).
Infine voglio ricordare che, sull’argomento, esiste un grazioso racconto di Matilde Gioli (moglie affettuosissima di Francesco), intitolato "Le boscaiole  di San Rossore ’', e che è contenuta nella raccolta
"In Toscana, studi dal vero di Matilde Gioli” - R. Bemporad - Figlio - Firenze, 1899).
Ebbene in tale racconto l’autrice tratteggia in modo efficace la vita grama ed avventurosa delle boscaiole di S. Rossore, soffermandosi, in particolare, su alcune di loro, le protagoniste della novella. Ma la Gioli, osservatrice finissima, ne comprende bene tutta la gravità, che descrive in questi passi, che rappresentano proprio un’approfondita analisi di quella autentica piaga sociale, cui si doveva in qualche modo, prima o poi, porre rimedio. Sentite:
"Non so con esattezza a qual tempo risalga il privilegio di far legna nei possedimenti dello Stato e della Lista Civile; credo fino dai tempi in cui quelle foreste appartenevano agli antichi Comuni . Ad ognuna di quelle donne, a cui è accordato il permesso di far legna, viene consegnata una patente, ove sono enumerate non solo le concessioni, ma anche gli obblighi e le proibizioni che debbono essere osservate. Tuttavia, benché molto sia loro permesso, non si contentano mai; e per quanto severi siano i gastighi, se vengono colte in contravvenzione, le boscaiuole che hanno, per atavismo, l’istinto della rivolta e della rapina, cascano sempre in trasgressioni   consapevoli dei pericoli e del modo di evitarli, eludono la sorveglianza, sfuggono alle persecuzioni ed alle punizioni, nascondono i frodi, li sottraggono al più oculato spionaggio e, nella continua lotta fra esse e le guardie forestali, sono quasi sempre le boscaiole che vincono”
Il soggetto dei boscaioli a S. Rossore ebbe anche a colpire la fantasia pittorica di Francesco Gioli, che lo eternò in una tela intitolata appunto "Boscaioli di S. Rossore" che, riprodotta su cartolina illustrata, ancora si vendeva attorno agli anni trenta nelle cartolerie di tutta Italia, facendo tale riproduzione parte di una serie di dipinti di celebri pittori dell’editore Cenami.
Questo dipinto, oltre che per gli innegabili pregi artistici è, al tempo stesso, un insostituibile documento del gravoso lavoro delle boscaiole intente a trasportare la legna raccolta con enormi carichi, che a volte avevano dell’incredibile, sulle spalle e più ancora sulla testa e costrette a fermarsi, per riprendere fiato, con un sistema tutto particolare che impediva ad esse di deporre a terra il pesante fardello.
 
Queste notizie sono tratte dalle note che  Vicenzo Lupo Borghini ha aggiunto, nel 1984, ad un piccolo simpatico libricino di sestine: “I nuovi bagni di mare al Gombo”, scritto  nel 1839 da Antonio Loni.
Il pittore Francesco Gioli (San Frediano a Settimo, 29 giugno 1846 – Firenze, 4 febbraio 1922) è stato un pittore italiano della corrente artistica dei Macchiaioli. Fratello di Luigi Gioli, fu amico di Giovanni Fattori e di Silvestro Lega, spesso in visita alla sua villa di Fauglia. Negli ultimi anni della sua vita fu conosciuto dal giovanissimo pittore Anchise Picchi (1911-2007), divenuto amico del fratello Luigi.
 I suoi principali lavori sono : Angelus Domini, premiato a Parma nel 1870; Ai campi in giugno, che a Londra nel 1885 ebbe una medaglia d'argento ed ora fa parte della collezione Nistri; Un incontro; Babbo ritorna; Vendemmia; Volterra, acquistato dal Comune di Firenze; Le lanaiole, acquistato dal Re e donato alla Galleria d'Arte Moderna di Venezia; Passa la processione, nella Galleria d'Arte Moderna di Roma; Alla messa; Il Monte di Pietà; Nebbie; Primavera; Mater dolorosa; Le boscaiole di San Rossore, esposto con grande successo a Perugia nel 1887; Renaioli; I due fratelli; Armonie fiorentine, notato all'Internazionale Veneziana del 1909 e acquistato dalla Compagnia Italiana Grandi Alberghi; L'incontro delle mule; La processione del Sabato Santo a Pisa; Giovane madre; Crepuscolo invernale, acquistato dalla Regina Madre. Molte ancora sono le sue tele sparse in raccolte pubbliche e private. Il suo capolavoro è Passa il Viatico, che venne premiato all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1878. Fu uomo di animo semplice, buono, intimamente fiero.
Una  curiosità: Le boscaiole fu subito comprato da uno sconosciuto egiziano, ora è stato battuto a 20.000 euro in una casa d’aste italiana.
 

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24/8/2016 - 17:45

AUTORE:
Lido

Anchise Picchi, frequentava la villa di Fauglia, amico di Luigi Gioli, che lo stimava come giovanissimo artista. Anchise scolpì, in quel tempo, una testina di vecchio, con lunga barba a mo' di profeta, in un legno di olmo. Piacque tanto a Francesco che chiese al fratello Luigi di farsela donare dal giovane. Anchise la donò, bem volentieri, addirittura onorato a Luigi, il quale su sollecitazione di Francesco, lo ricompensò con un bel quadro ad olio di una fiera in maremma. Anchise la vendette al negozio Rigacci di Firenze e con il ricavato acquistò tutti gli strumenti da scultura e pittura che gli servivano. In quella occasione divenne amico di Pietro Annigoni, un poco meno giovane di lui, a cui poi ha fatto il ritratto in legno di noce, donato dal nipote al Museo G. Fattori di Livorno, insieme ad altre due pregevoli opere di pittura e del ritratto in scultura dell'amico Renato Natali.

27/7/2016 - 8:25

AUTORE:
Luisa

La tua curiosità e la tua cultura ti rendono unico.