Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
È caldo nella Piana e sono salito a cercar aria fersca sul Legnaio… però a caccia questa volta!
Emulo campanilisticamente di quel pisano, tal leggendario Giovanni detto Nanni, uccisore nel 1109 di un terribile serpente che sputava zolfo dalla bocca proprio qui nella Selva Palatina, e che per questo avrebbe ricevuto onori e ricompense dall'Imperatore Enrico III, o sacrilegamente di San Giorgio in Libia o più credibilmente dei fantasiosi cacciatori delle creature sputafuoco di Disney, ho dato la caccia ai draghi: tre ne ho catturati!
Non c’erano pulzelle da salvare, semmai puzzette delle capre del pastore e proprio a costui, esperto in biacchi, ho chiesto di che razza fossero le mie prede. Anche lui, incredibilmente conoscitore del latino, mi ha dato risposta soddisfacente:
il primo a sinistra, quello piccolo, è un “dragus laurelenzis”, localmente chiamato “draghetto spazzolino”, il grande è un magnifico esemplare di “dragus rincefalodentatus” meglio detto “biacco granganascia” e il terzo, a terra, è il classico “biaccus stallerenzis” maliziosamente chiamato “biacco di Eva” o “biacco del primo corno”.
Fra poco è un uovo mese e… qualcuno allora, diplomaticamente, dirà: agosto, caro mio non ti conosco!
Beh, fin qui ho retto!