Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il nostro cervello è fatto di una materia molto delicata, fragile e friabile, motivo per cui la natura, o chi per essa, lo ha opportunamente dotato di un rivestimento molto resistente formato da osso duro e compatto, la scatola cranica. Questa lo avvolge e protegge dall'esterno ma ci sono traumi che per la loro particolare violenza possono superare questa resistenza e determinare grossi danni alla materia cerebrale. Un’altra caratteristica negativa del cervello è rappresentata dal fatto che le cellule che lo compongono sono perenni, cellule cioè che non hanno la capacità di rigenerarsi, di riformarsi e prendere il posto di altre tanto che una volta morte non possono essere sostituite. Una particolarità che non accade invece per altre cellule del nostro corpo, come i muscoli o il fegato, che hanno la possibilità di riparare anche grossi danni.
Questo rende il nostro cervello ancora più delicato e la parte di materia cerebrale morta non può essere in nessun modo recuperata. Esiste solo la possibilità, ma non certa, di un recupero parziale delle funzioni perdute. Questo avviene molto lentamente ed in misura molto parziale, basta pensare per questo alla difficoltà e al tempo occorrente alla fase di riabilitazione di molti traumi cranici e non tanto per far rigenerare il tessuto morto, quanto per cercare di sviluppare, educare (con tempo e fatica) qualche specializzazione in parti vicine o comunque deputate alla stessa funzione con recuperi che spesso possono essere nulli, solo parziali o molto parziali.
Per ulteriore protezione del cervello, vista la sua acclarata fragilità, il codice della strada obbliga quindi chi viaggia sulle due ruote e motore (quelli più esposti, ma meglio sarebbe anche su tutti quelli che transitano sulle strade in bicicletta) ad indossare il casco protettivo. Non sufficiente a garantire una protezione assoluta ma comunque di grande aiuto in caso di caduta con trauma cranico. La legge dello Stato non è solo dalla parte del cittadino ma anche dalla parte propria in quanto un traumatizzato cranico con lesioni cerebrali è un costo enorme dal punto di vista sanitario ed una perdita da quello produttivo e contributivo.
Esistono in commercio tre tipi di caschi, quello integrale, quello normale e quello detto a padellino. La sicurezza di tali oggetti scende in maniera decrescente fino quasi ad annullarsi a fine corsa. Il casco integrale protegge tutta la testa quindi anche le parti meno nobili ma importanti come la faccia e la mandibola, il casco cosiddetto normale lascia scoperte queste ultime mentre protegge abbastanza la scatola cranica. L’ultimo, quello detto a padellino, protegge molto poco. Proteggerebbe da un trauma perpendicolare alla testa, molto improbabile in una caduta dove invece la parte più esposta (e statisticamente più colpita) e è quella laterale, la zona parietale che il casco lascia completamnete priva di protezione.
Chi decide quindi di acquistare un casco a padellino sappia che ha ben scarsa efficacia in termini di sicurezza e il suo uso serve solo ad essere in regola (parziale) con la legge. Il casco quindi non a uso personale ma ad uso delle forze dell’ordine.
Lo stesso succede per la non infrequente usanza di mettere il casco ma di non allacciarlo.
Ecco che viene da dubitare della accortezza e della intelligenza di chi viaggia con sulla testa un oggetto praticamente inutile ma comunque pesante, ingombrante e fastidioso (specie nella stagione più calda) non tanto per proteggere la sua delicata materia cerebrale in caso di caduta, ma solo per adeguarsi alla legge e non venir sanzionato. In caso di caduta il casco non correttamente allacciato è infatti il primo ad uscire dalla sua sede e la sua protezione è nulla.
Auguriamo a chi opta per un casco non protettivo, o a chi viaggia con il casco non allacciato, di non doversi pentire amaramente per non aver seguito i consigli dettati dagli esperti. I consigli infatti non si basano su opinioni personali ma su dati statistici, gli unici che hanno sempre la garanzia della veridicità.
http://www.brividamente.it/kekasco_consigli.htm