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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
LIBRI
Le emozioni letterarie di Lily

5/9/2016 - 20:10

“I grandi uomini hanno sempre delle grandi donne dietro”

Questa massima o se preferite luogo comune è senz’altro vero ma io farei anche un’aggiunta al finale…. Che hanno sistematicamente depredato per essere tali!

Non è solo un’opinione personale, da nostalgica post femminista ma bensì mutuata da scrittori uomini, più o meno famosi, senza dubbio più rigorosi nel far coincidere le loro idee, quelle contenute nei loro libri, con la vita privata.  Roba non facile. Il fatto è che anche se non lo si vuole ci  si aspetta sempre una corrispondenza elettiva tra quello che uno scrive in un libro e quello che esprime nella vita. Forse c’è  da parte nostra, un’eccessiva idealizzazione del “personaggio” scrittore, che obbiettivamente avrà le sue debolezze, le sue vanità, la sua arrogante protervia di “arrivato”. Anche no.

Antonio Tabucchi “Il tempo invecchia in fretta” pagina 80 il racconto “Morti a tavola”. E’ di una levità unica la descrizione della spia della DDR in “pensione”, che è stata previdente, si è messo un bel gruzzolo da parte prima della caduta del muro e adesso vive bene. Soffre d’insonnia ma non può essere stress, ha una vita piacevole! In mezzo, con struggente ironia, la sua storia intrecciata alla vita di chi spiava ogni giorno. Il “testone“ dalle idee impetuose, dal teatro nobile ed appassionato. Dalle molte donne, alcune di vero talento, tradite e sfruttate . Bertold Brecht. Altro libro, bello e disilluso, quello di Roberto Ampuero “Il caso Neruda”. Il grande poeta affiora in maniera “ingombrante” da un racconto che mescola la storia drammatica del Cile di Allende, dell’idea rivoluzionaria che tanti hanno pagato con la vita e altri hanno usato come diversivo giovanile, alla vita del protagonista. Cayetano è anche lui (coincidenza) in qualche modo una spia. E’ un detective privato ingaggiato da Neruda, ormai alla fine della sua vita, finzione e realtà si mescolano, per rintracciare una ipotetica figlia avuta da una relazione anni prima. In questa ricerca, il simbolo di un paese, il grande poeta, ne esce distrutto come uomo. Ha sistematicamente usato e abbandonato le sue donne, tranne l’ultima. Persino per sua figlia, nata deforme, non ha avuto pietà, lasciandola sola al suo destino di morte. Chissà se ha avuto veramente quei tormentati sensi di colpa che Ampuero gli attribuisce in questo romanzo. Sarà anche blasfemo da un punto di vista letterario ma quest’uomo non mi piace. “ Mi piaci quando taci…sei come assente…” in questi versi ci vedo adesso il suo sotterraneo disprezzo per la maggior parte delle donne, così come afferma un personaggio del libro. Non glielo concedo, nella mia pur semplice condizione di donna senza “eccellenza”. Perché nessuno può  essere disumano e pensare che appartenere alla letteratura o all’arte in genere lo salvi da qualsiasi giudizio o critica.
 
(Non so se quello che sto per scrivere rappresenti poi l’uomo Tabucchi, io non lo conoscevo nel suo vivere nel mondo ma voglio pensare che lui sia stato così. In quella famosa serata letteraria a Migliarino mi passò accanto con le mani in tasca e senza calzini ai piedi, si fermò a salutare Mauro che forse non vedeva da molto tempo e ignorò deliberatamente un’altra persona che, adulandolo palesemente, lo chiamò “maestro”)
 

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