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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Mario Sechi
Prima di contestare Renzi, rileggetevi il Berlinguer del 1976

25/9/2016 - 17:25

Prima di contestare Renzi, rileggetevi il Berlinguer del 1976


Rilettura curiosa del discorso con cui il segretario del Pci disse “sì” all’incontro della necessità con Belzebù

La politica è fatta di coraggio, solidarietà, pragmatismo, obbedienza al principio di realtà. Chi ha letto Niccolò Machiavelli conosce la forza e le virtù della “necessità”, parola che compare praticamente in ogni pagina del “Principe” e dei “Discorsi”.

Mentre ripercorrevo, smagato, alcuni passaggi del segretario fiorentino mi è venuta in mente una data: 10 agosto 1976. E’ il giorno in cui Enrico Berlinguer, segretario del Partito comunista italiano, interviene alla Camera per spiegare come e perché favorirà la nascita del governo monocolore di Giulio Andreotti, il nemico di sempre.

Il resoconto di quella seduta è illuminante, racconta della qualità degli attori di ieri, della grandezza di un partito e di un leader che nel periglio e nella tragedia di quell’epoca sapevano comunque trasformare la necessità in opportunità, la scomodità in convenienza, l’episodio in storia. E’ un dibattito che illumina gli errori di oggi, gli anacronistici estremismi e, i velleitarismi minoritari, senza voti e, soprattutto, l’assenza di realismo dei contestatori di Matteo Renzi.
Eccolo, quel martedì d’agosto del 1976 di un’Italia così lontana, così diversa, ma storia maestra. Andreotti il giorno prima ha illustrato il programma di un governo monocolore che nasce nell’età del piombo: dodici giorni prima delle elezioni (8 giugno) le Brigate rosse a Genova hanno ucciso il giudice Francesco Coco, la Dc è lacerata da scandali e faide interne, il Pci pensa allo storico “sorpasso”, ma a sorpresa la Balena bianca riemerge, sbatte la pinna e recupera voti, conquista il 38,7 per cento e i comunisti fermano la loro corsa al 34,4 per cento, il massimo storico. I due blocchi – centro e sinistra – in Parlamento si equivalgono (si vota con il proporzionale), l’operazione governo appare quasi impossibile. Ma la necessità aguzza l’ingegno, si fa machiavellicamente virtù politica e per la prima volta nella storia repubblicana le cariche istituzionali vengono spartite tra i due blocchi: il democristiano Amintore Fanfani diventa presidente del Senato, il comunista Pietro Ingrao sale al vertice della Camera. E’ la prima volta che accade. E’ la nobile spartizione, il compromesso su cui si fonda la trattativa per far nascere il terzo governo Andreotti e dare un senso istituzionale all’astensione del Pci di Berlinguer. E’ il modo corretto di interpretare le elezioni del 20 giugno. E vincere la paura.
Il dibattito a Montecitorio è degno di una sceneggiatura cinematografica. 

Perfetto per un flashback, gioco d’ombre luci e colori di un’epoca che si riverbera fino a oggi, i caratteri dei personaggi sono disegnati per incastonarsi perfettamente nello scenario. Che anno era il 1976? Era un mondo dolce e amaro, lento e veloce. E’ l’anno in cui Corrado inventa “Domenica In”, Steve Jobs fonda la Apple, esce il primo numero di Repubblica, a Milano vengono arrestati i brigatisti Renato Curcio e Nadia Mantovani, il Concorde decolla per la prima volta, la Lancia Stratos di Munari vince il rally di Montecarlo, scoppia lo scandalo Lockheed, la lira viene svalutata del 12 per cento, il generale Videla fa il colpo di stato in Argentina, in Cina Deng Xiaoping viene destituito, in Libano infuria la guerra civile, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” vince l’Oscar, “Taxi Driver” conquista la Palma d’oro a Cannes, Adriano Panatta vince gli Internazionali di tennis a Roma e Björn Borg a Wimbledon, si aprono a Montréal i Giochi olimpici, la Libia di Gheddafi diventa socia della famiglia Agnelli, i terroristi di Prima linea assaltano l’associazione dei dirigenti della Fiat.
E’ un’epoca di lava, ceneri e lapilli. E il Parlamento italiano cerca una risposta di fronte a questa contemporaneità incandescente.
Il presidente Ingrao dà la parola a un giovane segretario di partito, Bettino Craxi. La nuova guida del Psi in luglio ha preso il posto del vecchio Francesco De Martino, ha 42 anni, sprizza energia e mostra il suo pragmatismo in un intervento che fa pelo e contropelo ad Andreotti ma prende atto della realtà: “L’inesistenza, allo stato delle cose, di alternative politiche concrete è la ragione per la quale una soluzione così lontana da quella da noi proposta e auspicata non si è andata subito a infrangere contro il no della nostra opposizione”. Quello del giovane Craxi è l’intervento di un politico già maturo, sicuro, fine nell’analisi, critico ma attento a quello che accade nel Pci berlingueriano: “Consideriamo il Partito comunista per quello che è e che ha saputo essere: un partito cioè che rappresenta una parte importante del popolo lavoratore. E lo giudichiamo anche secondo il suo contributo alla vita democratica del nostro paese. Siamo interessati a che il processo avviato si sviluppi coerentemente e riteniamo che, se ciò avverrà, si determineranno sempre maggiori fattori di novità positiva non solo in Italia, ma in molti paesi europei e nell’insieme dell’Europa occidentale”. E poi c’è lui, Giulio, che guarda sornione dai banchi del governo. Attende la carezza e la zampata di Bettino: “E ritorno a lei, onorevole Andreotti, e al suo governo, per dare una risposta alle voci che accompagnano questo difficile parto: per quanto ci riguarda, siamo contrari a una esperienza ‘balneare’, il governo vivrà nella misura di ciò che sarà capace di fare e per quanto riuscirà a essere utile al paese e alle forze politiche. Ma anche nel mare delle astensioni ci vuole la bussola; non basterà la diplomazia che dice e non dice, servirà la politica”.
E’ un passaggio che mi ricorda il Renzi di questi giorni, quell’ammonimento a Letta che tentenna in mezzo al guado, la formula letale del “governo che si logora se non fa le cose”. Fuori campo si leva ancora la voce di Ingrao, chiama l’intervento più atteso: “E’ iscritto a parlare l’onorevole Enrico Berlinguer. Ne ha facoltà”. Il segretario del Pci comincia citando colui che poi diventerà la preoccupazione costante dei suoi carteggi: “Signor presidente, onorevoli colleghi, onorevole presidente del Consiglio, comincerò col dichiarare che questo governo è lungi dal soddisfarci. Del resto non siamo solo noi comunisti a esserne scontenti; lo sono anche altri partiti, quali il Partito socialista, il Partito socialdemocratico, il Partito repubblicano, i quali, non per caso, hanno annunciato non un voto di fiducia ma un voto di astensione, con quelle motivazioni critiche che abbiamo ascoltato al Senato e in questa sede – or ora per bocca del compagno Craxi – molte delle quali coincidono con le nostre”.
Segnali di un’intesa, varo del “governo dell’astensione”, unica risposta possibile. E necessaria. C’è forse in Craxi e Berlinguer un presagio indefinito, l’inquietudine, una luna nera crescente per quello che si manifesterà mostruosamente qualche anno dopo: il sequestro di Aldo Moro.

Berlinguer fa un passo indietro per farne molti altri avanti, perché è inutile voltarsi indietro e la storia propone “un fatto nuovo”. Quale? “In che cosa consiste la principale novità? Essa sta nel fatto che la responsabilità di dare un governo al paese, pur rimanendo prioritariamente della Democrazia cristiana (dato che essa è ancora, ma esiguamente, il partito di maggioranza relativa), è anche responsabilità nostra, responsabilità del Partito comunista”.

Berlinguer si carica sulle spalle un peso enorme, rompe il tabù, concede il via libera a Andreotti, l’uomo che nell’immaginario dei suoi militanti incarna tutto quello che il Pci combatte, il Belfagor arcidiavolo del Machiavelli con il quale non si può giacere. E Berlinguer firma l’entente cordiale sapendo di fare il duro mestiere di uomo di stato, obbedendo alla “necessità”, all’agenda dettata dal tempo e non da desideri irrealizzabili sincronizzati sull’orologio del passato: “Perché abbiamo preso questa decisione? Perché anche in questa occasione, come sempre, il Partito comunista ha avuto come bussola della propria condotta il reale interesse dei lavoratori e del paese. E, proprio muovendo da questa ispirazione, noi abbiamo considerato innanzitutto (…) che votare contro, impedire cioè la nascita di questo governo, già a 40 giorni dalle elezioni e, ripeto, dopo molti, troppi mesi di non-governo, avrebbe significato contribuire noi stessi a gettare il paese in una preoccupante confusione politica”.
Swoosh! Ritorno al futuro. Leggo le dichiarazioni dei Cuperlo e dei Fassina, i distinguo, i mi alzo e me ne vado, e mi chiedo dove sia finita quella cultura di partito, quella dose di realismo e senso del tragico, in coloro che di Berlinguer venerano l’icona. E’ una tradizione che viene da lontano. E l’unico che paradossalmente sembra averla fatta sua è proprio il mai-stato-comunista Matteo Renzi, il giovane fiorentino che forse non ha letto il segretario fiorentino, ma ha letto la “necessità” e l’ha tradotta nell’unica mossa logica e ineludibile per il segretario del primo partito italiano: parlare con Silvio Berlusconi e trattare l’uomo come merita: da leader politico.
Flashback. La scena torna a quel martedì d’agosto del 1976, primo piano su una figura che non sfugge all’obiettivo, è perfettamente a fuoco, scandisce le parole: “Noi siamo giunti alla conclusione che impedire la nascita di questo governo avrebbe oggi giovato soprattutto a quelle forze che puntano a cancellare le novità politiche e parlamentari create dal 20 giugno, a soffocare sul nascere per bloccare tutte le potenzialità che sono in esse (e che hanno solo cominciato a manifestarsi), per riportare quindi all’indietro i partiti e i rapporti fra di essi”. Gong! Ecco il realista Berlinguer, l’uomo della “necessità”, sembra Nixon che visita la Cina nel 1972, la diplomazia del ping pong sul tavolo da gioco della politica italiana. 
Mentre scrivo s’ode da destra la battuta di Renzi: “Con chi avrei dovuto parlare? Con Dudù?”.

 Sberleffo cinofilo ai suoi compagni cinefili, avversari che abbaiano alla luna, figure pietrificate nell’istante in cui si voltano indietro per inseguire un Berlusconi che ancora una volta li ha scavalcati ed è già oltre il fossato che avevano riempito di coccodrilli sdentati.

Forse un giorno Renzi ci deluderà o forse ci sorprenderà ancora, ma una cosa è certa: c’è più Berlinguer in lui di quanto ne abbiano mai avuto i suoi contestatori, intenti a contendersi senza merito l’eredità di un leader che conosceva le virtù della necessità.

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4/10/2016 - 16:49

AUTORE:
Lettore

...Nomi, cognomi&parentele condizionano.
Luigi Manconi è il coordinatore dei 10 (su 468 deputati e senatori del centrosinistra) che voteranno no.
Si dice che non dovrebbe incastrarci niente nelle parentele dei figli e coniugi ma..

4/10/2016 - 16:19

AUTORE:
Enrico e Bianca

Prima di contestare Renzi, rileggetevi il Berlinguer del 1076...

... Ci è bastato vedere gli attacchi sguaiati a Bianca Berlinguer che l'hanno portata alle dimissioni nel 2015.

Perché, come funziona ora, se non sei in linea, se non sei reverente non vai bene come direttore del TG3? O no?

4/10/2016 - 0:10

AUTORE:
La jena

...saperlo , " la jena " vive ai margini , non al centro . Entra in gioco quando è sicura , si gode dei resti , e talvolta è un anche " ridens "...
Alla prossima...jena !!

2/10/2016 - 9:46

AUTORE:
Jena

No no, Jena sono io. O forse di jena ce ne sono molte. Te di che branco sei? Di qua o di la dall Aurelia?

1/10/2016 - 0:48

AUTORE:
La jena

...jena lì non sono io , e di un altro branco...
P.s. vedi un po se cambi nome...

30/9/2016 - 17:49

AUTORE:
Jena

eh eh
comunque caro sig. Niccolai il Sechi a Lasette l 'ho visto spesso. Ma poi perchè scusa se non passi dalla Sette o dal Fatto non hai la patente di giornalista? Non sei autorevole? Non sei persona libera? Come funziona? No perchè son curioso di capire lo schemino.

30/9/2016 - 12:40

AUTORE:
Franco

..."e mi chiedo dove sia finita quella dose di realismo e senso del tragico, in coloro che di Berlinguer venerano l’icona. E’ una tradizione che viene da lontano. E l’unico che paradossalmente sembra averla fatta sua è proprio il mai-stato-comunista Matteo Renzi.."

o metticiuntoppino

30/9/2016 - 12:30

AUTORE:
Corsari da corsia

Non si butta sul personale.. non so nemmeno come sei fatto e non mi interessa. Leggo quello scrivi e confermo la mia opinione. Trapela un certo fascismo ( se poi non ti garba rosso è lo stesso, fascismo rimane) Il dichiararsi filonordcoreano poi si commenta da se. Ti ci manderei un mesetto in vacanza, ma non con Razzi o Salvini, da solo come un coreano comune.

30/9/2016 - 8:41

AUTORE:
Alessio Niccolai

Ancora una volta si butta sul personale e ancora una volta siamo lontanissimi dal centrare l'obiettivo (dimenticando fra l'altro che «opinione» è un sostantivo al femminile che pretende il determinativo apostrofato davanti): sfortunatamente per te ero iscritto proprio a Storia Contemporanea - benché poi mi sia appassionato più di quella medievale e antica - ed il mio percorso universitario, finché ho avuto la possibilità di studiare (prima cioè di imbattermi in un congruo numero di peripezie familiari che mi hanno costretto a interrompere gli studi), è stato anche estremamente fruttuoso.
Ciò detto - e bada bene che la storia non è solo una disciplina accademica, ma una frequentazione quotidiana per il sottoscritto - mi piacerebbe comprendere in che cosa sarei "intollerante": la propaganda renziana è a reti unificate, pressante, intransigente e senza tregua a giornate intere.
E questa - più che un'opinione - dava tutta l'idea della classica cosa giusta al momento giusto, messa lì per attrarre consenso elettorale.
Chi etichetta invece è chi distribuisce i suoi «stalinista» (cosa che, nei dovuti limiti, può farmi anche piacere) o «fascista rosso» (cosa invece che denota uno scarsissimo studio della storia, perpetrato su testi filo-americani e con esiti inequivocabilmente negativi) a piacere proprio senza entrare nel merito; ma se ti può far piacere etichettare allora ti dirò di più: sono anche filo-nordcoreano, filo-iraniano e penso che DAESH in Siria sia una creazione Yankee.
Per il resto, pubblico su iBook Store cosa mi pare: e per criticare tiri fuori i soldini e compri...
La critica era all'opportunità, non all'opinione; figuriamoci un po': non sono come i renziani che ascoltano (se gli altri la pensano nello stesso modo) e poi vanno dritti per la loro strada (quella però scritta per loro da altri). Il contenuto dell'articolo è risibile, non c'è bisogno che lo analizzi e lo demolisca io: potrebbe essere un pezzo per Crozza, tanto fa ridere ed è patetico.

30/9/2016 - 7:52

AUTORE:
Corsari da corsia

L'intolleranza con la quale si accoglie una analisi, un punto di vista, un opinione tra l'altro autorevole, informata e ben scritta è segno che lo stalinismo/fascismorosso il alla Niccolai e' piuttosto endemico. Dire la tua, possibilmente con stile meno barocco non ti riesce, devi dare patenti agli altri su chi può dire su chi può fare.. Stalinismo allo stato puro. Pubblica una bella storia di Italia si IBook store, sai che risate. Ma la storia non è mica il fantasy e allora Nisba. Del resto, hai qualche specializzazione in storia del 900 per caso o vai per sentito di?

29/9/2016 - 15:09

AUTORE:
Alessio Niccolai

Tanto per cominciare mi proclamo ciò che sono. E se vuoi notizie viaggia pure iBooks Store che ne trovi.
Se Sechi fosse stato un buon giornalista lo avrebbe preso il FQ o LA7, non ne dubitare!
L'opportunità e il tempismo di questo pretestuoso parallelo fanno dell'articolo una cosa assai più squallida e meschina di ciò che indebitamente sostiene. Ed è tutto dire.
Purissima vigliaccaggine politica. Punto.

29/9/2016 - 8:50

AUTORE:
Amareggiato

Che tristezza... Che amarezza... Siete proprio piccinini.
Arrancolate ner buio. State cercando di difendere l'indifendibile.
Un giornalista che in passato ha scritto quarcosa di sensato, oggi, l'ha fatta fori dar vaso.
Ma purtroppo oramai chi dovrebbe fare informazione libera e' nquadrato dar governo, occupato soprattutto ad affossare una come la raggi, che se per caso fa quarcosa di bono, e' un casino davvero..
Quello che mi amareggia ancor di più, e' la consapevolezza che sul territorio, la voce der serchio, dovrebbe esse la "testata" giornalistia un popo meno di parte e un popo di più piena di arte.
Speriamo che qualcuno si decida a porvi rimedio (democratiamente, s'intende..), magari inventando "la voce della BdS ".

29/9/2016 - 6:11

AUTORE:
Leonardo bertelli Migliarino

...anche preparato e autorevole come giornalista , ma non si può dire che non abbia simpatie renziane . Il nostro è stato candidato per Scelta Civica al tempo di Monti ( non fu eletto ), partitino della maggioranza attuale in parlamento , di cui fanno parte il sottosegretario all' economia Zanetti e la ministra Giannini , pubblica Istruzione .
L' analisi " dotta " , oltre che incompleta , è pure assurda .
Come si fa a paragonare l' operato di due personaggi politici così diversi tra loro , che vivono , Renzi , e hanno vissuto , Berlinguer , in due Italie lontane anni luce l' una dall ' altra .
L ' unico punto in comune , si fa per dire , su cui poggia l ' analisi di Sechi , anche se qui non ne fa cenno come in altri articoli che ha scritto , e della propaganda di governo Renziana è quello di dire che anche Berlinguer voleva il monocameralismo . Si , è vero , ma lo auspicava secco , senza Senato
Lasciate riposare in pace Enrico Berlinguer , evitate parallelismi inutili , l' oro e l ' ottone luccicano tutti e due , ma hanno valore diverso...

28/9/2016 - 22:53

AUTORE:
Pietrangelo

Mario Sechi è uno dei giornalisti più autorevoli e preparati del panorama dell' informazione del nostro paese. Non è ascrivibile a nessun partito, né tanto meno a simpatie renziane. Fa una analisi dotta ed intelligente che gli stolti di paese di Vecchiano sanno leggere solo come possono. E fanno un po' pena i signori Niccolai di turno, che se avessero solo un centesimo della capacità di analisi di Sechi sarebbero a cavallo e invece son sempre ruzzoloni nei luoghi comuni.

28/9/2016 - 22:29

AUTORE:
Corsari da corsia

Stai bono oh Niccolai , se tu ti autoproclami scrittore musicista compositore creativo copywriter e altre segnate varie non vedo perché la Vocedelserchio non si debba chiama giornale. Ma soprattutto perché continui a leggerlo?

28/9/2016 - 14:30

AUTORE:
Alessio Niccolai

Dopo la riesumazione di «Walking Dead» (il famigerato Ponte sullo Stretto che è già costato qualche milionata di soldi della collettività soltanto "per averne parlato") da parte del Governo, gli spot sulle pensioni, la macchina del fango contro la Raggi e gli sgallettamenti invessanti nei talk di Bonafé & C., serviva ora - seppur a livello locale - l'improvvido raffronto fra una delle più illustri e apprezzabili personalità politiche del XX secolo e l'attuale Presidente del Consiglio.
Dovete smetterla di sdoganare il renzismo mediante corbellerie di questo genere: trovo la cosa di una meschinità politica che non ha precedenti neanche nel Ventennio.
E dire che tanto si vanta la redazione della VdS dello status di testata giornalistica: trovo tutto ciò di pessimo gusto, oltre che ai margini della legalità informativa.

28/9/2016 - 14:05

AUTORE:
lettore2

...anzi no, ho controllato. Su facebook sono intervenuti in due quindi nemmeno quattro gatti, sono tre te compreso. E di che specie.

28/9/2016 - 12:28

AUTORE:
Lettore

...e rifiuti di leggere un giornale privato (che non è un ANSA) con il referendum confermativo del giorno 4 (quattro) dicembre 2016 (?).

28/9/2016 - 11:01

AUTORE:
Alessio Niccolai

La spudoratezza con cui si fanno queste operazioni di bassa lega culturale e di pessima foggia politica, si commenta da sola, senza bisogno di alimentare l'intransigente censura filo-renziana della redazione.
Personalmente ho condiviso l'articolo su FB, raccogliendo una sfilza di commenti inferociti contro la VdS, ma naturalmente non sta a me discutere il taglio editoriale.
Evidentemente il pluralismo e le ragioni del "NO" non sono all'ordine del giorno: mi pare evidente che l'unico spazio disponibile per le voci fuori dal coro su questa testata sia riservato ai partiti politici, come se un Referendum fosse tematica cui rapportarsi collegialmente e non individualmente.
Mi spiace molto: l'equilibrio politico dovrebbe essere il faro che guida la redazione di un giornale "non di partito" e sarebbe sufficiente consentire anche all'«altro» di dire la sua e/o di replicare a queste orrende mistificazioni e distorsioni storiche.
Ci sono autorevoli interventi di Gustavo Zagrebelsky, di Antonio Baldassarre, di Stefano Rodotà, di Salvatore Settis, - persino ora di Massimo D'Alema - e di un corposo esercito di illuminati di ogni estrazione politica e culturale, che trovano agibilità informativa solo sul Fatto Quotidiano o su LA7 (nonostante rappresentino la maggioranza qualificata degli italiani) e che vengono puntualmente messi all'indice o snobbati dalla propaganda di r....e, come se già non bastassero le scempiaggini di Susanna Tamaro, Roberto Benigni, Paolo Crepet, Federico Moccia o altri [...].
Possibile che da qui al 4 dicembre la VdS debba diventare il megafono del Governo?

27/9/2016 - 21:36

AUTORE:
passante

Mi dispiace dirvelo cara Redazione de La Voce del Serchio, ma il comportamento che un foglio "libero" online non è quello che viene fuori da articoli come questo. Una delusione fortissima che mi porterà a interrompere la lettura delle vostre notizie.

26/9/2016 - 17:48

AUTORE:
Lettore renziano

Posso essere d'accordo con tutto il discorso, fino all'asserzione che non si possa paragonare Renzi a Berlinguer (ma non saprei, nel panorama politico attuale, chi si potrebbe salvare dal paragone-se ne hai qualcuno fammelo sapere).
Dispiace il commento finale che risente del clima e delle parole forti e violente del momento attuale in cui ogni opinione o è asservita al partito senza riflessione oppure declassata a livello di sciocchezza o stoltezza.
Il commento finale su chi vede Renzi al momento il male minore ti pone sullo stesso livello di chi usa questo giornale per una propaganda sciocca e infantile in appoggio alla proposta di referendum.

26/9/2016 - 17:06

AUTORE:
Iscritto PCI-PDS-DS-PD (PD di Veltroni/Renzi)

....è già nella storia.
Ma vincere una partita anche con un goal alla Francesco Totti (cucchiaio) o alla Mariolino Corso e Juninho Pernambucano (a foglia morta), sempre tre punti sono.
Matteo Renzi è troppo onesto e poco bischero per stare ora a dire: mi farò amare dai miei compagni come o più di Enricio Berlinguer e solo un bischero può affermare che Matteo Renzi di anni 41 già presidente della provincia di Firenze, sindaco di Firenze, seg. PD e Presidente del Consiglio dei Ministri non rappresenta niente.
Chi vivrà vedrà ma intanto e ne sono convinto da tempo che Matteo Renzi come Enrico Berlinguer si sono alleati anche con Belzebù pur di salvare l'italia.
A quel tempo dall'assalto stragista delle br ed ora dal fallimento della destra berlusconiana, cosa che non riusciva a fare (salvare l'Italia dalla rovina) nemmeno il governo tecnico Monti/Fornero con i viceministri Brunetta&Fassina.
Con Renzi al governo si è visto andar via, prima Berlusconi e poi Fassina.
Con Berlinguer il PCI arrivà al 34.4% di voti e quelli furono indispensabili per votare l'astensione al governo minoritario di Andreotti Giulio.
Con Renzi il PD ebbe non in elezioni politiche italiane ma Europee il 41,2% di voti ed è anche per quello che il Presidente Napolitano dette l'incarico di formare il governo della Repubblica ad Enrico Letta PD e non ad Alfano e lo stesso Alfano che era riottoso a votare l'attuale Presidente della Repubblica poi ebbe una "strigliatina" dal Capo del Governo attuale e gli disse a muso duro: Il Ministro dell'Interno non può avere in fondo alla parete del suo ufficio il ritratto del Presidente che non ha votato, quindi se voti Mattarella Sergio va bene, altrimenti ti cambio con il Ministro Martina e vai alle politiche agricole.
...prima ci fu Bersani Pierluigi che voleva fare un governo di minoranza al pari di Andreotti Giulio ma, Grillo Giuseppe detto Beppe non era tipo di dare astensioni per salvare l'Italia dallo sfascio e quindi non era affatto Berlinguer a così Crimi e la Lombardi "salaccarono" Bersani Pierluigi come essere in un "blob" e non a trattare per formare il governo della Repubblica italiana, poi ci furono i "101" e tutte le "storie" ordite dal riottoso D'Alema Massimo
Dice Renzi Matteo: io ero anche d'accordo ad inviare D'Alema al posto della Mogherini ma, ci chiesero una donna per "quell'alto posto" ed anche si fosse tagliato i baffi, poi si accorgevano che...
...ed allora vendetta contro Renzi Matteo ma, lui è un grande attore come lo era il Principe De Curtis (Totò) e se Enrico Berlinguer può essere paragonato a Marcello Mastroianni (più serio) ma parimenti valido come Totò.

La storia ci dirà se Maradona rimarrà il n° 1 dopo che Leo Messi e Cristiano Ronaldo o un ragazzo del /98 dell'altro secolo solo quando poi smetteranno di giocare a futbol e si metteranno ad allenare le loro nazionali come l'Armando

26/9/2016 - 14:28

AUTORE:
giovanni attori

Che tristezza !!! Pur di vincere questo referendum i renziani arrivano a tanto? Berlinguer se volete farlo rileggere sarà il caso che non estrapoliate un intervento, una foto, o peggio "una interpretazione" di una sua intervista. Berlinguer ha fatto un epoca: o si propone la sua cultura, la sua strategia, il suo pensiero per intero o meglio lasciarlo perdere; fate un torto a lui, alla storia del PCI e sviate le menti su pendii pericolosi. Chi vuol leggere Berlinguer legga i suoi scritti senza intralci di commentatori furbetti nati dalla politica di oggi, fatta di arrivismo, scorrettezze e soprattutto da comici che vanno avanti a battutine, flash insignificanti che stanno solo producento l'imbarbarimento della società. Renzi tenta di restare nella storia? faccia pure ma non sarà mai quella bella e rappresentativa di cui Berlinguer ne è stato potagonista insieme alle masse (e non dei voti ai gazebo) che lo affiancavano, seguivano e sollecitavano. Modificatevi pure la Costituzione, vincete pure il referendum ma ai costituenti e ai politici che negli anni successivi l'hanno (poco) valorizzata voialtri renziani non siete minimamente degni di lucidargli nemmeno le scarpe