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Cosimo de' Medici è ricordato come politico e banchiere. E' stato primo signore de facto di Firenze e primo uomo di Stato di rilievo della famiglia Medici. E' soprannominato anche Cosimo il Vecchio o Pater patriae (padre della patria): così venne proclamato dalla Signoria dopo la sua morte.
Cosimo è stato un politico moderato, abile diplomatico, capace per questo di mantenere il potere per oltre trent'anni fino alla morte. Ha gestito l'economia e la politica in modo silenzioso, attraverso uomini di fiducia, consolidando nel tempo la sua famiglia al governo di Firenze.
E' stato anche mecenate e amante delle arti. In vita ha destinato gran parte del suo enorme patrimonio privato per abbellire e rendere gloriosa Firenze, con edifici pubblici (come gli Uffizi) e religiosi. La sua amministrazione della Repubblica gettò le basi per il periodo aureo che toccò il culmine sotto il governo del nipote, Lorenzo il Magnifico.
La formazione
Cosimo di Giovanni de' Medici nasce il 27 settembre del 1389 a Firenze, figlio di Piccarda Bueri e di Giovanni di Bicci. Educato sotto la guida di Roberto de' Rossi al monastero dei Camaldolesi, presso il circolo umanista della struttura, ha l'opportunità di imparare l'arabo, il greco e il latino, ma anche di apprendere nozioni artistiche, filosofiche e teologiche.
Il rapporto con papa Giovanni XXIII
Alla formazione umanistica affianca, inoltre, una formazione di finanza e mercatura, secondo la tradizione di una famiglia che può godere di una notevole fortuna dal punto di vista economico. Nel 1414 Cosimo de' Medici accompagna Baldassarre Cossa, cioè l'antipapa Giovanni XXIII, al Concilio di Costanza.
Cossa, tuttavia, cade in disgrazia già l'anno successivo, venendo imprigionato ad Heidelberg. Cosimo, quindi, lascia Costanza per spostarsi in Germania e in Francia, prima di essere nominato priore di Firenze, dove ritorna nel 1416. Nello stesso anno si sposa con un'esponente di una insigne famiglia fiorentina, la Contessina de' Bardi.
L'espansione finanziaria
Nominato esecutore delle volontà testamentaria della morte di Cossa, entra in confidenza con Oddone Colonna, cioè Papa Martino V, desideroso di stabilire una fruttuosa relazione con i Medici per consolidare il dominio temporale pontificio.
Nel 1420 Cosimo de' Medici ottiene dal padre la possibilità di gestire il Banco Medici insieme con il fratello Lorenzo (Lorenzo il Vecchio). In breve tempo riesce ad ampliare la rete finanziaria della famiglia, aprendo filiali in tutte le più importanti città europee, da Londra a Parigi, e riuscendo a controllare - grazie al potere economico acquisito - la politica fiorentina.
Cosimo de' Medici e le alleanze politiche
Tra il 1420 e il 1424 egli è protagonista di missioni diplomatiche a Milano, a Lucca e a Bologna. Nello stesso periodo entra nel novero degli Ufficiali del banco, che si occupano di gestire il finanziamento della guerra tra Firenze e Lucca, e dei Dieci di balia (magistratura straordinaria).
Non rinunciando alla corruzione e a pratiche clientelari spregiudicate, Cosimo de' Medici si dimostra anche un prestigioso mecenate. Insomma, grazie a lui i Medici costituiscono una sorta di partito politico, per merito anche delle molteplici alleanze strette, in grado di contrastare la fazione degli oligarchi alla cui guida ci sono gli Albizzi.
I Medici, in effetti, sono solo dei parvenu nell'ambito dell'aristocrazia cittadina. Ecco perché Cosimo decide di allearsi con diverse famiglie patrizie, per tenere alla larga le minacce rappresentate dalla famiglia magnatizia degli Strozzi.
Medici, Albizzi e Strozzi
Nel 1430 Palla Strozzi e Rinaldo degli Albizzi si rendono conto della minaccia rappresentata da Cosimo de' Medici, e con alcuni pretesti provano a mandarlo in esilio. Tali tentativi non vanno a buon fine, tuttavia, a causa dell'opposizione di un altro grande magnate, Niccolò da Uzzano.
Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1432, le cose - però - cambiano, e non ci sono più ostacoli all'arresto di Cosimo, il quale il 5 settembre del 1433 viene incarcerato nel Palazzo dei Priori con l'accusa di aspirare alla dittatura. La pena della carcerazione, ben presto, viene tramutata in esilio, anche perché il governo oligarchico con a capo Rinaldo degli Albizzi deve fare i conti con le pressioni degli altri Stati italiani, contrari alla condanna a morte di Cosimo.
L'esilio
Quest'ultimo, pertanto, si sposta a Padova e, in seguito, a Venezia, sede di una prestigiosa filiale del Banco Mediceo. Il suo è un esilio dorato, in virtù delle consistenti riserve di capitali di cui può disporre. Ma anche delle potenti amicizie di cui beneficia. Dal suo esilio Cosimo de' Medici riesce comunque a influenzare le decisioni della Signoria oligarchica di Firenze. L'obiettivo è quello di preparare il suo ritorno.
Il ritorno a Firenze
Cosimo viene richiamato a Firenze, in effetti, già nel 1434, e il suo rientro, avvenuto il 6 ottobre di quell'anno, è a dir poco trionfale. Con l'acclamazione e il sostegno, il popolo preferisce i più sopportabili Medici agli oligarchici Albizzi. A partire da quel momento, Cosimo stabilisce una signoria de facto, non prima di avere mandato in esilio i suoi avversari.
Non ricopre cariche ufficiali, a parte due investiture come gonfaloniere di giustizia, ma è in grado di controllare il sistema tributario e le elezioni. Complice è l'assegnazione di nuove magistrature create ad hoc, a uomini di sua fiducia. Il tutto avviene senza che siano compromesse, almeno dal punto di vista formale, le libertà repubblicane.
Inoltre Cosimo segue uno stile di vita relativamente modesto, da privato cittadino.
La politica di Cosimo de' Medici
In politica estera, egli favorisce la prosecuzione della politica di alleanza con Venezia e contro i Visconti di Milano. Tale alleanza trova il suo culmine nella Battaglia di Anghiari del 29 giugno 1440. Tra i condottieri dell'esercito fiorentino c'è il cugino di Cosimo, Bernadetto de' Medici. In questi anni Cosimo stringe amicizia con Francesco Sforza, all'epoca al soldo dei Veneziani (contro Milano).
Nel 1454, anno in cui la pace di Lodi viene stipulata, Cosimo ha sessantaquattro anni. Gli acciacchi dell'età si fanno sentire, complici le sofferenze causate dalla gotta. Anche per questo motivo lo statista, ormai vecchio, inizia a ridurre in modo progressivo i propri interventi sia per la gestione degli affari del Banco Mediceo sia per la politica interna.
Gli ultimi anni
Defilatosi gradualmente dalla scena pubblica, affida le più importanti incombenze politiche a Luca Pitti. Il suo governo risulta però impopolare per la risoluzione della grave situazione economica della città (fino al fallimento della congiura di Piero Rocci).
Dopo avere nominato Cancelliere della Repubblica Poggio Bracciolini, che aveva lasciato Roma a causa dei dissapori con Lorenzo Valla, all'inizio degli anni Sessanta, Cosimo deve affrontare il terribile lutto provocato dalla morte del figlio prediletto Giovanni. Su di lui riponeva gran parte delle speranze a proposito della successione.
Afflitto dalla depressione, organizza la successione facendo in modo che Piero, figlio malato, venga affiancato da Diotisalvi Neroni e da altri suoi collaboratori stretti. Sul letto di morte, suggerisce a Piero di dare ai nipoti Giuliano e Lorenzo (Lorenzo il Magnifico, quest'ultimo poco più che adolescente) la migliore istruzione possibile in ambito politico.
Cosimo de' Medici si spegne il 1° agosto del 1464 a Careggi, nella villa in cui era solito rilassarsi insieme con i membri dell'Accademia neoplatonica e con Marsilio Ficino.