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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Fatim Jawara
di Trilussa

27/11/2016 - 12:40

Ho scelto di riportare oggi uno degli ultimi post di Massimo Gramellini nella sua la rubrica Buongiorno,  tratto dal giornale online  La Stampa.
Leggo sempre con piacere questi piccoli articoletti, trafiletti di poche righe, ma scritti sempre con grande maestria e arguzia. Alcuni sono commenti personali su vicende politiche o generali del nostro paese, di solito specchio dei mali della nostra società che non mancano mai,  altri invece riguardano più modestamente fatti e fatterelli di cronaca.

 

Fatterelli spesso sconosciuti che magari non hanno un’ importanza giornalistica tale da riportarli in prima pagina, ma che hanno comunque  un elevato significato sociale, come uno spaccato sulla coscienza collettiva del nostro paese.


Quello che riporto parla di una ragazzina che veniva dal Gambia e aveva affrontato, come tanti altri, quel lungo e pericoloso viaggio per giungere in Europa e cercare di coronare il suo sogno. Un sogno, il suo, diverso e uguale a quello di tanti altri che affrontano lo stesso pericolo con le stesse speranze.


Il valore di questo post di Gramellini è quello di avere la capacità di trasformare l’anonimato in conoscenza.  Fatim Jawara smette quindi di essere un numero, il semplice numero di una vittima, per diventare quello che ognuno si merita, o si dovrebbe meritare, quello cioè di essere considerata una persona. Una cosa, purtroppo, che non capita spesso. E quando capita dura molto poco.


E’ capitato con quel corpicino disteso sulla spiaggia di quel  mare diventato da speranza ad assassino, per l’altro spaurito coperto di polvere seduto sull’ambulanza dopo essere stato estratto dalle macerie di un Aleppo distrutta e poco altro.

Parliamo solo di numeri;  alcuni di vittime, di salvati, altri di clandestini, di invasori, di terroristi. Raramente pensiamo a loro come persone, per farlo bisogna che compaia la tragedia e che una foto, uno scritto, una frase, superi la nostra attenzione superficiale e ci proietti la realtà della tragedia.


Di solito sono le foto che ci colpiscono maggiormente, rappresentano una realtà più immediata, che arriva subito e ci proietta nella tragedia, specie se si tratta di bambini piccoli. Ma dura poco. Troppo presi dai nostri problemi personali, dalle nostre vite di occidentali che non riusciamo mai a paragonare a quelle degli altri, vite che ci appaiono sempre più complicate e che non lasciano molto spazio alla compassione.


Oggi vediamo la foto di Fatim Jawara, portiera della squadra di calcio del Gambia, domani chissà.
 
"Dove eravate la sera di giovedì 27 ottobre? Fatim Jawara se ne stava accucciata nelle viscere di un gommone libico in attesa di salpare per Lampedusa e per la gloria. Perché Fatim, quella sera, non si sentiva una migrante qualsiasi. Era un portiere. O una portiera, fate voi. Aveva difeso la rete della Nazionale del Gambia ai Mondiali juniores e, diventata nel frattempo maggiorenne, era pronta a scappare dalla miseria per iniziare una carriera da professionista in Europa. Ai Mondiali aveva preso 27 gol in tre partite, praticamente uno ogni dieci minuti, però i sogni degli adolescenti sono di fibra durissima e se ne infischiano delle statistiche. Fatim aveva pur sempre parato un rigore alle scozzesi e quella prodezza era bastata a convincerla che un giorno sarebbe andata alla cerimonia del Pallone d’Oro sottobraccio a Buffon. Con l’aiuto delle compagne si era comprata il biglietto della felicità.  
 
Fatim Jawara è annegata la notte di giovedì 27 ottobre al largo di Misurata con altri novantasei. Il suo corpo non è ancora stato trovato. Meriterebbe un minuto di silenzio in tutti gli stadi, ma di sicuro qualche idiota la fischierebbe. Mi limito a incollare la sua figurina nel vecchio album, accanto a quella di Gigi Meroni. Si faranno compagnia"  M.G.

 

 
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