Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
Abbiamo scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma per onorare la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .
La prima esigenza di questa mattina, a bocce ferme, è stata quella di congratularci con le sezioni locali dell’ANPI.
L’origine certa di questa esigenza nasce dal lungo lavoro portato avanti negli ultimi mesi che è stato, inutile nasconderlo, spesso anche perturbato da una nefasta aria di resa dei conti e di ventilate epurazioni di cui nessuno, nemmeno noi, sentiva l’esigenza.
Il risultato del lungomonte Pisano ci dice che il NO affermato con forza nelle urne ieri pomeriggio è un no partigiano, un no col cuore a sinistra.Chi come noi per settimane e settimane si è speso cercando di sviscerare il cuore della proposta di modifica costituzionale e ne ha denunciato il carattere eversivo lo ha fatto semplicemente nel solco di una lunga tradizione resistente che tante e tanti, prescindendo dalle appartenenze politiche, hanno scelto di non abbandonare.Per questo, e proprio in contrapposizione alle paventate “notti dei lunghi coltelli”, guardiamo a questo risultato con una ferma speranza che già dalle prossime settimane si possa tornare a guardare da sinistra ad una realtà stravolta; alle macerie di un mondo del lavoro desolatamente schiacciato dalle logiche padronali. Ad una realtà sociale che ha soffiato sulle diseguaglianze ponendo in contrasto gli ultimi con gli ultimissimi. Ad un territorio lacerato che merita e necessita una sana cura ricostituente, fatta in primis di partecipazione e condivisione.Non saremo certo noi a cullarci su un risultato che ci vede finalmente soddisfatti.La disfatta di chi ha anteposto se stesso, anche oltre il limite del tollerabile, ci deve insegnare che è solo la dimensione collettiva l’antidoto che dobbiamo gelosamente custodire e tornare a produrre nei nostri laboratori politici della partecipazione.Infine, ma non per ultimo, il ringraziamento va a tutta la cittadinanza che in questa occasione, importantissima occasione, ha saputo leggere fra le righe della propaganda il nocciolo vero di una seduzione da rigettare senza se e senza ma, resistendo strenuamente ad una campagna elettorale inondata, solo da un lato, da un fiume di slogan e da una retorica carissima in termini di denaro. Avanti così!