Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Il “nostro“ scrittore e i suoi “rimandi”. Assolutamente “importanti“ dal punto di vista letterario ma da “qualcuno” o da “qualcosa“ si inizia e si finisce sempre e l‘ordine può essere anche invertito. Tabucchi “Il gioco del rovescio” . La “duplicità“, i “rovesci“ delle persone, delle situazioni, delle emozioni. Delle vite. Nel comune dire “ma quella che tu dici non è la persona che conosco io!“. Quindi è una persona “falsa“, bugiarda, ingannevole. Un po’ spregevole. Rovesciando la prospettiva la stessa persona fa forse parte di un sistema complesso di pensiero e di vita per cui qualcuno può essere percepito diversamente rispetto a situazioni mentali o puramente reali apparentemente contradditorie e non condivisibili secondo i parametri morali comuni. Quindi diventa una persona affascinante perché ricca interiormente, in grado di evolvere, mutare, cambiare, spezzettare il proprio esistere . Duplicità di giudizio a seconda di come la “vedi” . Facile il “rimando“ a Pirandello ed al Borges di “Finzioni”. Del “Gioco del rovescio“ il racconto più bello, naturalmente per me, è il primo. .Dalla mia prospettiva il suo fascino è legato a Lisbona ai suoi rimandi emotivi. La protagonista, Maria Do Carmo, aristocratica, enigmatica e per un certo verso inquietante figura femminile, nel mio immaginario parallelo a loro, percorre la stessa strada e respira la stessa aria di Maria Do Ceu, altra protagonista di un altro libro, “Ovunque tu sia“ di Romana Petri. Me le immagino a Lisbona, che si incontrino alla fermata del 28. Così diverse, così simili. Con la stessa città meravigliosa che vive in loro e lo stesso malessere per un popolo, il loro, così spietato con sé stesso e con gli altri. Oggi Lisbona è invasa dai turisti, incantati dalla sua bellezza decadente, dalla sua pervasiva saudade. Ma il suo fascino reale è che, nonostante il turismo, non ha perso un grammo della sua “umanità”, del suo “sguardo“ sempre partecipe alla vita di chi ci vive. Aspettare pazientemente che qualcuno vada a prendere qualcosa in casa, lasciando la macchina in mezzo la strada, senza scatenare un putiferio, per loro è come dire “So che hai bisogno di fare questo” e con un pizzico di partecipe curiosità “Di che cosa si tratterà?”. Che per me significa che non tutto è perduto e che c’è ancora un posto in cui vivere.
Obrigada