Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il “nostro“ scrittore e i suoi “rimandi”. Assolutamente “importanti“ dal punto di vista letterario ma da “qualcuno” o da “qualcosa“ si inizia e si finisce sempre e l‘ordine può essere anche invertito. Tabucchi “Il gioco del rovescio” . La “duplicità“, i “rovesci“ delle persone, delle situazioni, delle emozioni. Delle vite. Nel comune dire “ma quella che tu dici non è la persona che conosco io!“. Quindi è una persona “falsa“, bugiarda, ingannevole. Un po’ spregevole. Rovesciando la prospettiva la stessa persona fa forse parte di un sistema complesso di pensiero e di vita per cui qualcuno può essere percepito diversamente rispetto a situazioni mentali o puramente reali apparentemente contradditorie e non condivisibili secondo i parametri morali comuni. Quindi diventa una persona affascinante perché ricca interiormente, in grado di evolvere, mutare, cambiare, spezzettare il proprio esistere . Duplicità di giudizio a seconda di come la “vedi” . Facile il “rimando“ a Pirandello ed al Borges di “Finzioni”. Del “Gioco del rovescio“ il racconto più bello, naturalmente per me, è il primo. .Dalla mia prospettiva il suo fascino è legato a Lisbona ai suoi rimandi emotivi. La protagonista, Maria Do Carmo, aristocratica, enigmatica e per un certo verso inquietante figura femminile, nel mio immaginario parallelo a loro, percorre la stessa strada e respira la stessa aria di Maria Do Ceu, altra protagonista di un altro libro, “Ovunque tu sia“ di Romana Petri. Me le immagino a Lisbona, che si incontrino alla fermata del 28. Così diverse, così simili. Con la stessa città meravigliosa che vive in loro e lo stesso malessere per un popolo, il loro, così spietato con sé stesso e con gli altri. Oggi Lisbona è invasa dai turisti, incantati dalla sua bellezza decadente, dalla sua pervasiva saudade. Ma il suo fascino reale è che, nonostante il turismo, non ha perso un grammo della sua “umanità”, del suo “sguardo“ sempre partecipe alla vita di chi ci vive. Aspettare pazientemente che qualcuno vada a prendere qualcosa in casa, lasciando la macchina in mezzo la strada, senza scatenare un putiferio, per loro è come dire “So che hai bisogno di fare questo” e con un pizzico di partecipe curiosità “Di che cosa si tratterà?”. Che per me significa che non tutto è perduto e che c’è ancora un posto in cui vivere.
Obrigada