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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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"Cesarani e gli amici di Vecchiano"
di Ovidio Della Croce

1/1/2017 - 11:15

 
Nel duemilasedici se ne è andato il mio amico Sandro Marianelli a cui sono legato da un grande affetto. E se ne sono andate diverse altre persone molto brave: Umberto Eco, Ermanno Rea, Paolo Poli, Dario Fo, Tina Anselmi, Marco Pannella, Umberto Veronesi, Claudio Pavone, Remo Ceserani. All’ultimo devo gratitudine. È stato uno dei maggiori critici della letteratura, professore universitario a Pisa, Genova, Bologna, Berkeley, Harvard, Melbourne, Tuebingen, Zurigo, Stanford e all’Università di San Paolo in Brasile. Teneva una rubrica su “il manifesto”, “Torre saracena” e ultimamente “Momenti critici”, è lì che l’ho incontrato nella mia adolescenza. Ma soprattutto era uno di noi, uno che a ogni nostro invito per un incontro che riguardasse il suo amico Antonio Tabucchi rispondeva con generosità: “Cerchiamo di accontentare gli amici di Vecchiano”. E in queste poche ma intense occasioni abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo o di conoscerlo meglio.
 
Era venuto una sera del maggio migliarinese duemiladodici a parlare di “Tabucchi e la fotografia”, suo il titolo della serata organizzata dall’Associazione culturale La voce del Serchio. Figlio di un fotografo, era nato a Soresina nel 1933, aveva appena scritto “L’occhio della Medusa”, l’ultimo suo grande libro dedicato all’imaginario fotografico. Lo incontrai al bar del Teatro del popolo di Migliarino insieme all’amico comune Duccio Tongiorgi, aveva quella sua solita arietta tra l’ingenuo e lo svagato, mi ha sempre colpito quel suo simpatico modo di essere, una scelta etica contro questo mondo di furbi. Aveva il gusto dell’aneddoto, con quel suo sorrisino me ne raccontò uno che purtroppo non ricordo. Gli strinsi la mano e subito lo ringraziai per quel suo manuale uscito a fine anni Settanta su cui mi ero formato, “Il materiale e l’immaginario”, che non era solo un’antologia di letteratura radicalmente innovativa, era soprattutto una sfida alla mia curiosità, allora giovane aspirante insegnante, un pozzo senza fine di spunti di lettura e di approfondimenti, il gigantesco libro scolastico in dieci volumi di cui più mi sono servito per prepararmi al concorso e anche dopo, un’opera intramontabile.
 
Tornò a Vecchiano nel marzo duemilaquindici, tra gli appuntamenti di “Aspettando la fiera di primavera” c’era un incontro con i traduttori di Tabucchi intitolato "Da Sostiene Pereira in Iran a Per Isabel in Giappone". In quell’occasione con Remo Ceserani era presente anche il traduttore giapponese di Tabucchi Tadahiko Wada e io non mi raccapezzavo su che cosa potesse capire un giapponese degli anarchici toscani presenti in “Piazza d’Italia”. Ricordo che l’intervento di Ceserani fu molto apprezzato per quel suo fare facili le cose difficili, e ci spiegò molto semplicemente come le storie popolari e di paese hanno presa in ogni angolo del mondo.
 
Ricordo anche altre serate, tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta, e quella che scherzosamente veniva chiamata “la scuola di Avane”. Una sera Ceserani portò un suo studente della Scuola Normale ad Avane per far sì che fosse ammesso nella prestigiosa scuola che aveva sede nel ristorante “L’Oliveta”. La scuola di Avane era frequentata dagli scrittori pisani Ugo Riccarelli e Athos Bigongiali e, forse, qualche volta anche da Maurizio Maggiani che era di Castelnuovo Magra, ma a Pisa allora capitava spesso. Tabucchi mise su un improvvisato comitato di ammissione alla scuola di Avane presieduto da Fausto Guccinelli, che propose allo studente una sfilza di domande sui romanzi di Stevenson. Lo studente, Paolo Fanotti, fu letteralmente tartassato, ma rispose perfettamente e alla fine fu promosso. Ricordo questo episodio per dire della fedeltà di Ceserani agli amici, alle persone che per lui hanno contato qualcosa. Tabucchi aveva cercato di definire la saudade con “un tentativo disperato di spiegare a un amico una parola indefinibile” scritto in forma di lettera a Ceserani nel duemilatre e ripubblicata in “Di tutto resta un poco”.
 
L’ultima volta l’ho incontrato nel gennaio duemilasedici al Museo della Resistenza di Fosdinovo alla presentazione del libro di Maggiani “Il romanzo della nazione”, in quell’occasione era raggiante e mi parlò di un convegno internazionale su “Tabucchi postumo. Da Per Isabel all’archivio Tabucchi della Bibliothèque Nationale de France” organizzato a maggio dall’Università di Bruxelles e dall’Istituto Italiano di Cultura. Immagino il suo imbarazzo a parlare di un amico come Tabucchi e pensarlo postumo, lui comunque ci andò e fece una comunicazione intitolata “Sulle orme di Isabel”. Gli atti del convegno usciranno a febbraio.
 
Nello scorso novembre la Scuola Normale ha organizzato una cerimonia di saluto in ricordo di Remo Ceserani. In quel pomeriggio è stata letta la parte finale del testamento di Ceserani: “Io ho amato la vita. Lascio pochi beni materiali, molti libri e tanti amici”. Tra gli interventi di quel pomeriggio mi ha colpito quello di un suo studente che ha ricordato un aneddoto divertente. Una volta Ceserani disse: “Nel Sessantotto ho fatto cose col mio corpo che non avevo mai fatto”. Incuriosito gli chiesi: “Cosa, professore?”. Risposta: “Mi sono seduto per terra”. Naturalmente ho stampato due foto della serata del maggio migliarinese e, finita la cerimonia, le ho consegnate alle figlie.
 
Finisco con una citazione di Ceserani tratta dal suo libro “Convergenze”, che è come un augurio per l’anno che verrà:
Inserire il discorso letterario nell’insieme dei discorsi che circolano nelle comunità umane consente paradossalmente di salvaguardarne alcune caratteristiche specifiche… C’è un elemento utopico in queste posizioni?  Forse posso anch’io ripetere, con voce sommessa, quello che scriveva da Princeton Clifford Geertz, anche perché anch’io, come lui, preferisco le volpi ai ricci, gli ardimentosi ottimisti ai catastrofisti per partito preso, gli amanti del disordine e della confusione a quelli che vorrebbero vivere in un mondo tutto bene ordinato e incasellato. Tempi interessanti, quelli che ci aspettano, invidio coloro che stanno per ereditarli”. Caro Remo, grazie.

 

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7/1/2017 - 12:20

AUTORE:
Ovidio

È stato un buon Capodanno. L’ho trascorso a Napoli, com'è bella Napoli, con una persona con cui mi piace viaggiare. Abbiamo resistito a uno scippo, come sono resistenti Napoli e i napoletani, e ne siamo usciti vittoriosi.

Sono appena tornato e leggo questo commovente commento di Daniela Canarini. Molto merito suo, per questo le sono riconoscente, la ringrazio e la sento sempre vicina.

2/1/2017 - 10:48

AUTORE:
Daniela Canarini

Caro Ovidio ogni volta che ti incontro in questa pagina, rammento con infinito piacere e con enorme nostalgia le serate passate con te, Athos, Massimo e Giancarlo, i ricordi e le risate e quella facilità con la quale riuscivate a parlare di letteratura e poesia. Ho avuto la fortuna di farne parte. Vi ringrazio. Conservero' questo ricordo nel mio cuore e ne farò tesoro. Un augurio di buon anno al gruppo Tabucchi con l'auspicio che torni presto a lavorare per regalarci altre profonde emozioni.